Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica/Firenze: 2010, l'anno del crac per gli atenei toscani

Repubblica/Firenze: 2010, l'anno del crac per gli atenei toscani

Con l´attuale manovra impossibile garantire gli stipendi

05/10/2008
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

La Finanziaria

Traballa l´intero sistema: di 82 centri italiani la metà sarà a rischio

Pericolosamente vicine al crac. «Il sistema universitario rischia il collasso - dice il prorettore alla didattica Sandro Rogari - non è una questione che riguarda l´università Firenze o la Toscana, ma tutto il Paese». La preoccupazione si tocca in questi giorni nelle accademie dove le assemblee, le riunioni fra i docenti (in realtà soprattutto i ricercatori), i documenti, lasciano spazio in alcune facoltà, alla sospensione delle normali lezioni per aprire un confronto con gli studenti su come potrebbe cambiare l´università stretta fra blocco del turnover e i tagli al fondo di finanziamento ordinario. Se la combinazione piano triennale e Finanziaria non sarà modificata, si calcola che dopo il 2010 una quarantina di atenei italiani su un totale di 82 saranno a rischio, non ce la faranno cioè a chiudere i bilanci. Fra questi ci sono i tre atenei toscani.
Nell´ultimo documento della Crui, la conferenza dei rettore italiani si legge: «La nuova Legge finanziaria appena presentata dal Governo, prevede per il 2010 una diminuzione del Fondo di finanziamento delle università addirittura di 700 milioni (più del dieci per cento dell´attuale Fondo) e tagli drastici per le università non statali. Deve essere sin d´ora chiaro che con interventi di tale entità sarà impossibile per le università pubbliche anche soltanto pagare le retribuzioni del personale. E´ evidente che a fronte di tale situazione e delle prospettive che ne conseguono non possono non manifestarsi negli atenei diffusi sentimenti di profondo allarme e frustrazione». Se diminuisce il finanziamento ordinario è difficilissimo (o impossibile nel caso di molti atenei, Firenze in primis) rimanere al di sotto della soglia del 90 per cento nelle spese del personale. Servirebbe una riduzione drastica, i pensionamenti scaglionati non sarebbero sufficienti e comunque si aprirebbe il problema del nuovo reclutamento: su cinque che se ne vanno uno solo potrà entrare. Altra possibilità sarebbe quella di aumentare le tasse agli studenti che però oggi non possono superare la quota del 20 per cento rispetto al Fondo di finanziamento ordinario.
Il professor Giampiero Nigro, preside della facoltà di Economia sottolinea come ormai da anni l´università fiorentina sia riuscita a mettere in equilibrio i propri bilanci alienando parte del patrimonio immobiliare: Le Montalve, Villa Favard, altri stabili meno importanti e terreni. «Sono gli atenei storici quelli più vecchi a soffrire di più - prosegue - perché sono quelli che attraggono un maggior numero di docenti ordinari e un costo del personale più alto. Dagli anni in cui è stata concessa alle università l´autonomia, sono i singoli atenei a doversi far carico degli scatti stipendiali del personale: è una voce che sale di anno in anno». Secondo Nigro servono delle correzioni per ridurre il costo del personale e quello degli insegnamenti attivati, ma il governo deve cambiare rotta: «Non credo ci sia la consapevolezza piena dell´impatto che gli ultimi tagli possano avere sulle università - prosegue il preside di Economia - ho l´impressione che qualcuno voglia far passare un disegno non dichiarato di dare vita a due tipologie di università, una per la didattica e l´altra per la ricerca. Sento anche dire in giro che la ricerca va finanziata dai privati e in parte già succede, ma chi si occupa poi di spingere quella di base che è fondamentale?». Una cosa è certa, davanti a questa situazione i tagli già varati dall´ateneo fiorentino del 30 per cento dei corsi di laurea, 31 per le borse di dottorato, drastica riduzione degli assegni di ricerca e prossima sforbiciata ai dipartimenti, non basterà. Serviranno altri sacrifici: ma con quale impatto sugli studenti? Chi non è d´accordo si interroga su come organizzare la protesta: in alcune facoltà (Scienze) i ricercatori hanno revocato gli incarichi didattici, il 9 ottobre se è confermato che il ministro Gelmini andrà a Pisa per inaugurare dei laboratori di eccellenza, è probabile che verrà organizzata una manifestazione regionale della scuola. «Ad Architettura - spiega Alberto Di Cintio, rappresentante dei ricercatori in cda - abbiamo nominato una commissione mista con tutte le componenti, ordinari, associati, ricercatori, non docenti, precari per discutere come organizzare la protesta perché qui manca un interlocutore. Dall´estate in poi sono arrivate le economie, risparmi che nascondono un cambiamento profondo dell´università così come la conosciamo. Eppure nessuno si è presentato per dire: ecco, questa è la riforma».
(l.m.)