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Repubblica/Firenze: Concorsi, l´Università si interroga "Potremmo adottare un codice etico"

Reclutamento dei docenti, valutazione dei risultati, conflitti di interesse saranno i temi al centro del convegno di studio organizzato per domani in Aula Magna in piazza San Marco dalla Flc-Cgil

14/09/2006
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la Repubblica

I PROBLEMI DEL SAPERE

La guerra al nepotismo comincia con un convegno

Incentivi a reclutare i migliori e organi di controllo più incisivi
Il neurologo Massacesi: "Un ateneo è più esposto di altri settori"
FRANCA SELVATICI

«Poiché si era sposato con mia sorella non avevo potuto aiutarlo a trovare un posto in università». Così il fisico Charles Townes ha spiegato a Piergiorgio Odifreddi («Incontri con menti straordinarie» - Longanesi) perché il suo giovane allievo e cognato Arthur Schawlow fu costretto a cominciare la sua carriera nei Laboratori Bell. Il che non gli impedì di farsi strada. Insieme, Townes e Schawlow costruirono il primo laser, ed entrambi hanno vinto il premio Nobel per la fisica.
Nell´università italiana Charles Townes farebbe la figura del fesso. L´aiuto alla carriera di figli, mogli, generi, cognati e amanti (non tutti geniali) è una pratica all´ordine del giorno, mentre centinaia di brillanti ricercatori sono costretti a emigrare. E´ difficile non mettere in relazione le storture nel reclutamento dei docenti con gli scarsi risultati dell´università italiana sul piano internazionale.
Per anni se ne è discusso pochissimo. I docenti che aderiscono alla Federazione lavoratori della conoscenza (Flc) della Cgil hanno deciso di rompere il tabù. Reclutamento dei docenti, valutazione dei risultati, conflitti di interesse saranno i temi al centro del convegno di studio organizzato per domani in Aula Magna in piazza San Marco dalla Flc-Cgil. «L´Ateneo di Firenze nell´Università che cambia» è il titolo. L´obiettivo è quello di riflettere insieme «senza pregiudizi o tesi preconfezionate», spiega il professor Luca Massacesi, ordinario di neurologia, che interverrà su «Valutazione, conflitti di interesse e pari opportunità».
«Ho lavorato tre anni ad Harvard, dove esistono regole sulle parentele e sui conflitti di interesse. Però se si presenta il figlio di un grosso finanziatore, credo che abbia qualche chance in più degli altri. Certamente nel mondo anglosassone il punto di confine è molto più rigido che da noi. Non esiste la parola concorso. L´assunzione è sempre una cooptazione. Ma loro valutano i risultati».
Da noi, invece, «i figli di...» viaggiano su canali privilegiati.
«In Italia non assumere un figlio, una moglie, una fidanzata è di fatto solo una questione di opportunità. La legislazione è vaga, non ci aiuta. Regolamenti locali sui conflitti di interesse rischiano di ledere diritti individuali tutelati dalla legge. Fra parentesi, la Cgil considera rilevanti anche i potenziali conflitti di interesse economici generati dai finanziamenti industriali alle attività di ricerca, specie in campo biomedico».
Che cosa proponete?
«Lo spirito del nostro convegno è quello di aprire una discussione. Si può studiare un codice etico sul modello di quello bolognese, che rappresenta una dichiarazione di intenti. E si può, attraverso la Cgil a livello nazionale, stimolare la politica a modificare la legge».
Ma non crede che il nepotismo abbia creato danni irreversibili all´università italiana?
«L´Italia è finita molto in basso. Il nepotismo ha segnato anche altre categorie, come la vostra, quella dei giornalisti, per esempio, e la sanità. L´Università non è peggiore di altri luoghi. Però è più esposta e perciò dovrebbe comportarsi come la moglie di Cesare. Per quanto mi riguarda, io sono convinto che sia recuperabile. Basterebbero regole molto semplici».
E cioè?
«Tutto dipende dalla valutazione. Bisogna introdurre gli incentivi a reclutare i migliori e rendere più incisivi gli organismi di controllo. Occorre valutare il lavoro svolto e il funzionamento dei corsi e dei dipartimenti. L´incentivo deve essere quello di far crescere la qualità degli atenei».