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Repubblica-Firenze-La scuola è sempre più multietnica

RITORNO IN CLASSE Su un totale di 26.077 alunni delle scuole pubbliche fiorentine ben il 10,39% sono extracomunitari La scuola è sempre più multietnica Anche quest'anno in aumen...

11/09/2004
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la Repubblica

RITORNO IN CLASSE
Su un totale di 26.077 alunni delle scuole pubbliche fiorentine ben il 10,39% sono extracomunitari
La scuola è sempre più multietnica
Anche quest'anno in aumento i bambini stranieri tra i banchi
L'assessore Lastri: "Nel corso dell'anno i bimbi che vengono da un altro Paese come minimo raddoppieranno"
MARIA CRISTINA CARRATU'


E' una scuola sempre più multietnica, quella che si apre quest'anno a Firenze. Una novità relativa, in realtà, piuttosto un dato ormai stabile della fisionomia dei giovani che studiano. Lo dicono i dati: su un totale di 26.077 alunni delle scuole pubbliche fiorentine, è di extracomunitari ben il 10,39%, pari a 2.710 alunni, in aumento rispetto all'anno scorso di uno 0,8% che non è una percentuale altissima, ma, considerata nel quadro degli ultimi anni, conferma un incremento ormai inarrestabile. E una cosa è certa, spiega l'assessore alla pubblica istruzione Daniela Lastri: "Nel corso dell'anno, i 55 bambini stranieri in più dell'anno scorso che abbiamo già iscritti, come minimo raddoppieranno". La palma del quartiere più multietnico spetta anche quest'anno al quartiere 5, con un 43% della quota totale di iscritti extracomunitari nelle scuole pubbliche, di cui l'etnia più numerosa è quella dei cinesi (50%), seguiti dagli albanesi (10%), e dai rom (6%). Al secondo posto il quartiere 1, il centro storico, con un 21% di bambini immigrati, di cui soprattutto albanesi (16%), cinesi (12%) e marocchini (10%); al terzo il quartiere 4, con un 17% di immigrati (di cui il 27% di rom, il 13% di ex yugoslavi, il 13% di albanesi). Al quarto posto il quartiere 2, con il 14% di popolazione immigrata, e al quinto il quartiere 3, con il 5%. E' dunque evidente: i nuovi arrivati popolano, sì, soprattutto le aree più periferiche della città, dove è più facile trovare alloggi a prezzi più bassi, ma tende a estendersi in modo sempre più uniforme l'intero territorio cittadino. "Firenze", osserva Lastri, "rappresenta ormai per le famiglie immigrate un punto di riferimento sicuro, sia per le opportunità di lavoro, che per il buon ambiente educativo che anche a loro è in grado di offrire". E così, se fino a pochi anni fa era molto difficile convincere le famiglie di extracomunitari a mandare i bambini a scuola, oggi intorno alle scuole di infanzia "si è creato un vero e proprio ambito di relazioni e di scambio con la popolazione della città, destinato a diventare un prezioso patrimonio per tutti". Le scuole per l'infanzia, sia statali che comunali, restano quelle più frequentate dai bambini stranieri, che quest'anno ne costituiscono rispettivamente l'11,88% e il 12,5% degli iscritti, sebbene anche la percentuali di quelli che frequentano le elementari si attesti sugli stessi livelli (11,78%). Le cifre si riducono, però, quando si passa alla secondaria di primo grado, cioè la media, dove gli alunni stranieri sono il 9,91%, e ancora di più quando si passa alla secondaria superiore, dove soltanto gli istituti professionali registrano una qualche presenza. Un dato, dice l'assessore, "che deve far riflettere: perché è evidente che, nonostante tutti gli sforzi, l'integrazione, dal punto di vista delle possibilità di accesso reale a un percorso di studi complesso, è ancora di là da venire". E già molto accade nella Rete dei Centri di alfabetizzazione, prima del genere in Italia, aperta ai bambini stranieri di elementari e medie, e ai ragazzi del primo anno delle superiori. Tre, al momento (il Centro Ulysse, al quartiere 1, il Giufà, al quartiere 4, e il Gandhi, al quartiere 5), quattro fra poco, con il prossimo centro del quartiere 2, dove i bambini (trasportati con bus del Comune) possono frequentare di pomeriggio per imparare l'italiano come seconda lingua ed esser aiutati da tutor, docenti, mediatori culturali, insegnanti di lingua, a inserirsi nella nuova realtà. Ma la Rete offre opportunità anche ai ragazzi degli anni successivi al primo delle superiori, attraverso varie attività di laboratorio che funzionano come una sorta di accompagnamento della formazione anche dopo l'alfabetizzazione vera e propria. Di fatto, l'unico vero sostegno alla cosiddetta "immigrazione di terza generazione", non prevista all'interno della scuola, né da mediatori culturali, né da insegnanti bilingue.