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Repubblica/Firenze: Laici, liberi o scansafatiche a religione la classe si svuota

Gli studenti toscani mantengono il record italiano di rinunce: alle superiori sono il 60%

20/11/2007
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la Repubblica

"Non si vuole esporre i figli piccoli a una scelta diversa dalla prevalente"
Ma materne elementari e medie sono in controtendenza: iscritti 70-80%
MARIA CRISTINA CARRATU´

RELIGIONE e scuole non vanno d´accordo, in Toscana. Lo confermano anche quest´anno i dati, non certo sospettabili di parzialità, diffusi dalla Conferenza episcopale italiana: a fronte di una media nazionale di studenti delle scuole statali «non avvalentisi» dell´«Irc» (Insegnamento della Religione Cattolica, previsto dal Concordato) pari all´8,8%, e a una per il centro Italia del 9,7%, nell´anno 2006-7 la Toscana si è attestata su un 17,6% (16,9% nel 2005-6), che l´ha posta ancora una volta al primo posto nella classifica del paese, seguita dall´Emilia Romagna (16,3%), dal Piemonte e dalla Lombardia. Con la diocesi di Firenze a fare la parte del leone fra le toscane, con il suo 30,8% (30,4% nel 2005-6), vale a dire circa uno studente su tre che dice no all´ora di religione in classe. Seguita con notevole distacco da quella di Livorno (21,6%). Se poi, per il capoluogo, si isolano le scuole medie superiori, le percentuali schizzano ancora più su: 58,7% di studenti che non si avvalgono (il 15,4% in Italia). E tutto fa pensare che i dati dell´anno scolastico in corso, ancora in elaborazione, confermino il trend. Diverso il caso degli altri ordini di scuole, dalle materne alle medie inferiori, dove nel 2006-7 gli iscritti all´ora di religione sono rimasti stabili, se non aumentati: 81,27% alle materne (88,93 in provincia), 80,54% alle elementari, 69,76% alle medie, (pari rispettivamente a un -0,5%, un +0,8%, +2,16 rispetto all´anno 2005-6). Il che, come la stessa Cei riconosce, si deve, in parte, a un inconsapevole conformismo delle famiglie rispetto alla scelta ancora prevalente.
Ma il vero dato da analizzare, e su cui si stenta a mettere a fuoco una precisa diagnosi, è quello delle scuole superiori. Che, secondo qualcuno, fa pendant, nella stessa fascia di età (e sullo sfondo di una società sempre più «secolarizzata»), con il crollo di partecipazione alla vita della chiesa dopo la cresima, una volta adempiuti gli obblighi «di base». Ma perché, appena possono scegliere, i ragazzi fuggono dall´ora di religione? «Intanto, guardiamo anche ai dati positivi» è l´invito di monsignor Dante Carolla, responsabile dell´ufficio scuola della Curia di Firenze. «Medie, elementari e materne mostrano che le famiglie hanno ancora fiducia in un insegnamento che, nel vuoto di valori, trasmette sempre qualcosa». Quel che accade dopo, però, anche per la Curia è difficile da capire: «Forse dipende dal senso di libertà che i ragazzi credono di aver conquistato finite le medie» dice Carolla. O forse, immagina Lucia Benvenuti, insegnante di religione al liceo Machiavelli, «è solo l´effetto della tendenza generale a scansare tutto quello che si può scansare». E a maggior ragione una materia presentata come un optional, sebbene concorra come le altre alla determinazione del credito formativo finale. «In realtà, è una materia molto legata alla capacità dell´insegnante di stabilire relazioni umane con ragazzi, che ne hanno un grande bisogno» nota Maria Grazia Celli, docente al classico Dante. Quanto poi allo specifico disinteresse toscano, l´analisi si fa ancora più complessa. C´è chi suppone c´entri l´immigrazione, chi rinvia alla radicata tradizione locale di laicità, che contesta per principio il carattere pur sempre confessionale dell´«Irc». «Io ho l´impressione che molto dipenda dalla tendenza, tipica di questa regione, a interpretare il dato religioso con schemi politici, penalizzandone così la considerazione presso i ragazzi» sostiene la presidente dell´associazione genitori cattolici Age, Rita Manzani Digoro. E che dire poi dell´abitudine delle scuole di piazzare la religione alla prima o all´ultima ora, anziché proporre materie alternative (di cui peraltro si avvale il Toscana il 68% dei ragazzi, il 73% a Firenze, contro il 48% d´Italia)? «Un vero contributo al disimpegno» dice Digoro. Rispetto a cui cosa può un´ora di religione?