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Repubblica/Firenze: Università, Novanta prof in pensione mancano soldi per sostituirli

L´addio avverrà da quest´anno al 2010. Al loro posto saranno nominati ricercatori

18/03/2008
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la Repubblica

Il caso
Marcellini
Cassese
"Me ne andrò il prossimo primo settembre. Non mi piace più insegnare in una università condotta in questo modo C´è stata una proliferazione di corsi, alcuni durano addirittura tre mesi"
"A Scienze da qui al 2012 se ne andranno in 76 su 360 Il settore che soffrirà di più sarà la Fisica, perché lì abbiamo ben trentadue persone che lasceranno la cattedra. Sarà terribile"

LAURA MONTANARI

Paolo Grossi, Massimo Livi Bacci, Giovanni Orlandini, Antonio Cassese, Lucio Luzzatto, Tito Arecchi, Vincenzo Schettino, Brunetto Chiarelli, Franco Pacini, Giovanni Bechelloni... Non è un elenco soltanto dei più noti docenti dell´università fiorentina, è una piccola parte della lista dei docenti ordinari che nei prossimi anni l´ateneo perderà: per una questione di anagrafe, o per effetto del provvedimento del ministro Mussi che «liquida» con qualche anticipo i «fuori ruolo» (cioè quei professori che avendo raggiunto la pensione avevano la possibilità di restare nelle accademie senza più insegnare). Il passaggio del testimone è sempre una fase delicata, in questo caso lo è di più, per la situazione in cui versano le università in Italia e per le note questioni di risorse finanziarie di quella fiorentina che non potrà rimpiazzare le uscite di ogni ordinario con un altro ordinario. Non ci sono soldi in cassa, anzi c´è da stringere la cinghia per rimettere in sesto i conti. Secondo i dati forniti dal rettorato, nel 2008 sono 47 i docenti che vanno in pensione, diventeranno 45 nel 2009 e saliranno a 71 nel 2010. Su un totale di 163 pensionamenti nei tre anni, 89 saranno ordinari e non saranno rimpiazzati da altrettanti pari grado, ma da giovani ricercatori.
Lo ha spiegato a chiare lettere il rettore Augusto Marinelli e in università c´è chi si preoccupa: «Se ne vanno docenti di fama internazionale, è inevitabile che ci impoveriremo». Replica secco il rettore: «I grandi maestri lasciano sempre dietro di sé ottimi allievi. Sono certo che sarà così anche in questo caso». Le ansie restano. «Nel nostro ateneo ci sono più ordinari che associati e ricercatori, non siamo una piramide, ma un cilindro - prosegue il rettore - una correzione era necessaria, ci è stata chiesta anche dalla politica. E´ giusto poi reclutare i giovani, rimpolpare la base. Alla fine di quest´anno assumeremo 43 nuovi ricercatori e altrettanti saranno per il 2009». Per ragioni finanziarie l´ateneo può rimpiazzare soltanto una parte di chi slitta nella pensione: «Abbiamo scelto noi per dare una ulteriore sterzata ai conti e di rimpiazzare un ordinario ogni cinque che andranno in pensione». Se però al posto dell´ordinario si sceglie il ricercatore (il cui stipendio è meno oneroso per le casse dell´università) con la stessa spesa se ne possono reclutare due: «E se i posti, com´è adesso, sono cofinanziati dal ministero arriviamo a quattro» precisa Marinelli che aggiunge anche: «Sono d´accordo con il provvedimento varato da Mussi, i docenti fuori ruolo non fanno più attività didattica e sono un costo alto per gli atenei che di questi tempi hanno grossi problemi di risorse finanziarie. Anni fa, io sono stato fra i primi a lanciare l´allarme quando protestavo per gli incrementi stipendiali del personale, decisi dal governo e pagati dalle singole università». Ma i numeri dei fuori ruolo «pensionati» in anticipo, sono piume sui bilanci: a Firenze su 47 prof che lasceranno nel 2008, sono 15; nel 2009 diventeranno 16 su 45, nel 2010 invece 9 su 71. Dunque la partita vera sarà il ricambio, non solo la quantità, ma anche qualità dei giovani che verranno reclutati.
Il caso Cassese
Ex presidente del tribunale internazionale per i crimini nell´ex Jugoslavia, ex presidente della commissione Onu sui crimini del Darfur, autore di saggi, studioso di alto livello, molto conosciuto anche fuori dall´Italia e dall´Europa. Antonio Cassese potrebbe ancora insegnare, invece ha chiesto di lasciare l´ateneo dove è docente di Diritto Internazionale penale. La sua cattedra vuota è un brutto segnale: «Andrò in pensione il 1° settembre prossimo. Non mi piace più fare didattica in una università condotta in questo modo: dai tempi di Berlinguer con la riforma del 3+2 (laurea triennale più specialistica) c´è stata una proliferazione di corsi, alcuni durano addirittura tre mesi, gli studenti non hanno nemmeno il tempo di assimilare le nozioni. E poi c´è il reclutamento, con i concorsi locali che secondo me, spesso, sono precotti, si sa quali saranno i vincitori, bisogna fronteggiarsi a livello nazionale. Io ai giovani che vogliono fare ricerca dico: andate all´estero, qui non ci sono prospettive, né finanziamenti». Insomma il prof lascia con amarezza: «Ma continuerò a fare ricerca» aggiunge. Certo perdere un insegnante come Cassese per gli studenti non è indolore: «Cito Brecht: un buon funzionario è buono se è sostituibile» scherza il professore.
Altri addii nel triennio
Il più celebre studioso di demografia, Massimo Livi Bacci (oggi in congedo per l´incarico da parlamentare) andrà in pensione nel 2010, stessa scadenza per Franco Pacini, astronomo, ex direttore dell´Osservatorio di Arcetri. Sull´orlo della pensione anche Francesco Margiotta Broglio docente di Relazioni fra Stato e Chiesa, il fisico Tito Arecchi, il giurista Paolo Grossi, il preside di Medicina Giovanni Orlandini, il chimico Vincenzo Schettino e poi via via molti altri. Ad esempio Lucio Luzzatto, un nome importante della medicina nel campo dell´oncologia, dice addio alla docenza però continuerà la sua attività scientifica all´Istituto Tumori Toscano. Ad Architettura fra i pensionati prossimi futuri (2009) c´è Vincenzo Bentivegna, docente di Estimo: «Il problema è come e chi mi sostituirà - precisa il diretto interessato - Il fatto è che tutti i professori ordinari e associati che insegnano estimo e valutazione ad Architettura a Firenze entro il 2009 andranno in pensione. Resteranno due ricercatori, certo di valore, ma oggi abbiamo un ordinario, tre associati e tre ricercatori». Il rischio di discipline in sofferenza è un problema: «Credo - conclude Bencivegna - siano stati fatti errori nell´università proprio nel campo della programmazione strategica, è mancata, e non da oggi, la capacità di prevedere la domanda sociale nel medio e lungo periodo, si pensi, che proprio in questi ultimi anni la valutazione dei piani urbanistici e dei progetti architettonici (la disciplina che insegno e che tra l´altro ho concorso ad introdurre nell´università italiana) è diventata obbligatoria a livello nazionale e a livello regionale».
Quelli che faranno ricorso
«Io non me ne voglio andare» dice Brunetto Chiarelli, celebre antropologo fiorentino che dovrebbe approdare alla pensione da novembre. Ha presentato un ricorso al Tar contro il provvedimento Mussi. Lo stesso sta pensando di fare il professor Giovanni Bechelloni, di Media e Giornalismo.
I punti critici
Il problema è il ricambio. «Dobbiamo essere grati ai professori che hanno fatto grande l´università di Firenze - spiega ancora il rettore - ma è importante anche lasciare spazio ai giovani, ci sono ricercatori che oggi hanno 40-45 anni e da tempo lavorano nei nostri dipartimenti. Sono fiducioso, non ci sarà nessun trauma». Un pensiero non sempre condiviso questo del rettore: «Da qui al 2012 - spiega Paolo Marcellini, preside della facoltà di Scienze - nella nostra facoltà andranno in pensione 76 docenti su un totale di 360. Si capisce bene che è un grosso ricambio e penso che il settore che ne soffrirà di più sarà la fisica perché lì abbiamo ben 32 docenti che lasceranno. Sarà terribile». Problemi in vista anche a Giurisprudenza per via di grandi nomi in partenza come Paolo Grossi: «Ma Grossi non si può sostituire - ribatte Marinelli - non ce n´è un altro in giro come lui e se ci fosse in qualche altro ateneo, se lo terrebbero stretto».
Tra le facoltà che si vedranno sfilare via pezzi da novanta, c´è Scienze Politiche e la preside Franca Alacevich lo sa bene, ha sulla scrivania le tabelle arrivate dal rettorato: «I pensionamenti non prevedono sostituzioni immediate. A Demografia per esempio perderemo nei prossimi anni Livi Bacci, ma lì abbiamo già reclutato da qualche tempo un altro ordinario, Gustavo De Santis. Per Diritto canonico invece il professor Margiotta Broglio (Relazioni fra Stato e Chiesa ndr) lascerà e abbiamo appena bandito un posto per un ricercatore. In Scienze politica se ne è andato in pensione Umberto Gori, andrà via il professor Mario Caciagli, è al Sum (Scuola di Scienze umane ndr) il professor Morlino e in congedo la professoressa Della Porta. La facoltà è in sofferenza, ma lo sapevamo e abbiamo posto una serie di correzioni modificando radicalmente i percorsi formativi». La facoltà ha varato una coraggiosa riduzione dei corsi: nel triennio scendono da sette a due i corsi di laurea, Scienze politiche e Sociologia della politica».