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Repubblica-Genbova-Dicasi presepe, non bandiera

Per una volta, diamo ragione alla Lega e al presidente del Consiglio regionale ligure Francesco Bruzzone che contesta la stramba idea del Natale multietnico e gli insegnanti che aboliscono il presepe ...

10/12/2004
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la Repubblica

Per una volta, diamo ragione alla Lega e al presidente del Consiglio regionale ligure Francesco Bruzzone che contesta la stramba idea del Natale multietnico e gli insegnanti che aboliscono il presepe per "non offendere i bambini e le loro famiglie di altre confessioni religiose". Giustamente il politico leghista sostiene che la raffigurazione della Natività con la capanna, la sacra famiglia e i pastorelli appartiene alla tradizione culturale e religiosa italiana e ligure: il logico corollario è che dobbiamo rispettare noi stessi e non dimenticare il passato nel nome di un'ennesima versione, particolarmente opinabile, del "politicamente corretto".
Ma poi Bruzzone esagera. Il buon senso cui fa riferimento suggerisce la convivenza con le culture diverse senza per questo rinunciare alla nostra, facendo, in concreto, ciò che si faceva. Spingersi oltre, imponendo la costruzione del presepe in tutte le scuole, materne, elementari e medie, piantando a mo' di bandiera mulini e pecorelle, appare ridicolo. Se si tratta di una scelta ideologica, è sciocca: non si avverte alcun bisogno di militarizzare Gesù Bambino, o Babbo Natale, arruolandoli a difesa dell'Occidente. Se si tratta di una scelta religiosa è curioso che venga da un partito che adora il "dio Po". Se si tratta di una scelta pedagogica, può provocare molti problemi: i direttori scolastici che avessero in passato optato per l'abete con le luminarie potrebbero continuare a farlo senza rischiare di essere definiti anti-italiani o anti-genovesi?

E in concreto: le feste sono alle porte, le poste hanno i loro ritmi, la burocrazia va ancor peggio, se non leggono i giornali gli insegnanti potrebbero venire a conoscere l'iniziativa verso Pasqua.
Una circolare dettata dall'opportunismo (e da una buona dose di provincialismo) non rimedia, d'altra parte, alla stupidità di chi ha pensato di sostituire Cappuccetto rosso al Bambinello. La religione, come l'integrazione, sono questioni troppo serie per trasformarle in improvvisati strumenti di propaganda. Forse Bruzzone, e il vicepresidente della Liguria Gianni Plinio, di An,desiderano allinearsi in chiave locale a quegli esponenti della Casa delle libertà che, spaventati dal fondamentalismo arabo e convinti dell'urgenza di ripagarlo con uguale moneta, brandiscono un reciproco integralismo cristiano e cattolico. Forse immaginano una riedizione della battaglia del Crocefisso che infuriò in Italia dopo la decisione di un pretore abruzzese di rimuoverlo dall'aula, su richiesta di un islamico radicale.
Allora scrivemmo su questo giornale che l'iniziativa del magistrato era inopportuna alla luce della nostra storia (e malgrado l'istruzione pubblica debba essere laica e non confessionale). Oggi ripetiamo l'invito al buon senso contro un'utilizzazione politica del "sacro", anche nella sua versione più domestica rappresentata dal presepe. Non credo che San Francesco, il quale, si dice, ne fu l'inventore, approverebbe il "presepe alternativo" allestito dai postfascisti a De Ferrari, con tanto di cartelli di protesta. Ma ogni occasione è buona per chi vuole travestire una sostanziale xenofobia. In questi giorni è vivissimo in Francia il dibattito sull'integrazione: i tentativi di assimilazione della Repubblica sono falliti (al pari del modello concorrente inglese del multiculturalismo), gran parte della popolazione musulmana predica il separatismo. Nei palazzi del potere sulla Senna ci si interroga sul futuro con molta preoccupazione. Farebbero bene a farlo anche a sul Bisagno: viviamo in un Paese sempre più multietnico, dove i problemi legati all'integrazione sono all'ordine del giorno, a scuola, sul lavoro, nelle piscine. Genova ha nelle sue aule, soprattutto in certe zone, un numero altissimo di bambini ecuadoregni, senegalesi, nigeriani, marocchini. I problemi sono drammatici e crescenti. E' davvero miserevole pensare che si possa rispondere all'emergenza giocando a fare le belle statuine.
GIULIO ANSELMI