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Repubblica-Genova-La protesta

LA CITTÀ E LA POLITICA Venti mamme, duecento poliziotti De Ferrari "blindata" per il ministro Moratti la protesta Per la seconda volta in pochi giorni transenna...

28/09/2004
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la Repubblica

LA CITTÀ E LA POLITICA
Venti mamme, duecento poliziotti
De Ferrari "blindata" per il ministro Moratti
la protesta
Per la seconda volta in pochi giorni transennata la piazza principale della città
"La riforma? Dopo anni di disattenzioni, ci vuole tempo per risolvere i problemi"
GIUSEPPE FILETTO


DUECENTO poliziotti e carabinieri schierati in tenuta antisommossa, nei punti strategici di piazza De Ferrari; cinquanta agenti (quasi tutti della Digos) in abiti civili, mescolati tra i passanti; trenta vigili urbani dislocati nei principali incroci del centro, pronti a chiudere il traffico; dieci auto blu e di scorta: cinquecento metri di transenne, piazzate intorno alla piazza, sotto i portici di via XX Settembre. Un imponente spiegamento di forze per appena venti mamme, confinate in una "riserva indiana", dietro gli sbarramenti collocati in prossimità dello sbocco con via Roma.
Piazza De Ferrari ieri si è svegliata blindata, per la seconda volta in una settimana, dopo l'arrivo di Silvio Berlusconi, martedì scorso. La seconda tornata con Letizia Moratti, per la firma del protocollo di intesa sulla nascita del Distretto Tecnologico dei Sistemi Intelligenti Integrati. "Quando si muove il ministro dell'Istruzione non è facile - osserva Sandro Biasotti - anche se oggi, come avete visto, è tutto sotto controllo". Appunto una ventina di genitori ed insegnanti arrivati con gli striscioni, a contestare la Riforma-Moratti. "Avremmo voluto incontrare il ministro - dirà a fine mattinata Antonella Manzin, una mamma con un figlio alla Don Milani - volevamo esserci, ma averci tenuti lontani dimostra l'incapacità a rapportarsi con l'utenza, il segno delle contraddizioni di questa riforma".
La giornata genovese di Letizia Moratti è durata appena un'ora. Iniziata alle 10, quando il ministro è sceso al "Cristoforo Colombo", mezz'ora dopo il corteo di auto blu è arrivato davanti la sede della Regione, protetta dalla mattina, dove gli slogan del Coordinamento per la difesa del tempo pieno e prolungato non sono mai arrivati. "Il nostro compito è garantire che qualunque uomo di governo possa muoversi liberamente - aveva detto la sera prima il prefetto Giuseppe Romano - dobbiamo evitare eventuali disordini".
Così è stato. Seppure con una ventina di "irriducibili" genitori. Probabilmente, però, l'intelligence genovese aveva ricevuto segnali diversi, forse la partecipazione alla manifestazione di gruppi appartenenti ai centri sociali. Come era accaduto per la visita del Premier, quando con il centro blindato avevano dirottato la protesta sui binari della stazione Principe.
Così non è stato. Ieri i manifestanti non hanno potuto avvicinare il ministro, "aristocratica ed impossibile", impeccabile nel suo tailleur grigio spigato; la sua acconciatura ramata e cotonata, gli orecchini a clip stile anni Sessanta. Letizia Moratti, protetta da un'imponente scorta ed accompagnata dal sottosegretario Guido Possa, dall'auto blu si è infilata sotto i portici dell'ex palazzo della Fondiaria, ha imboccato la porta a vetri della Regione, ha raggiunto il quinto piano senza rivolgere lo sguardo verso il gruppetto di manifestanti. Ad attenderla, oltre a Biasotti, anche il vice presidente della giunta, Gianni Plinio, e l'assessore all'Istruzione Nicola Abbundo. In prima fila nella sala riunioni il Prefetto, il Rettore dell'università, Sandro Pontremoli (in scadenza il 5 novembre, quando sarà sostituito dal neoeletto Gaetano Bignardi), il presidente vicario dell'Associazione industriali Marco Bisagno (subentrato a Stefano Zara, candidato per il centrosinistra nel collegio 10 di Albaro), il presidente della Camera di Commercio, Paolo Odone, il presidente del Dixet, Carlo Castellano. In ordine sparso tutti gli altri: dall'assessore alla Programmazione della Provincia di Spezia, Federico Barli, al presidente della Filse, Cesare Castelbarco. Eppoi, l'amministratore delegato dell'Elsag, Giuseppe Cuneo, il direttore di Carige, Giovanni Poggio, e tanti altri. In una sala gremita fino alle 11.45, quando il ministro ha lasciato la Regione, snobbando il buffet allestito per l'occasione. Di corsa fino all'aeroporto, con destinazione Palazzo Chigi.
Prima di partire, alla domanda di un cronista se, dopo la firma del protocollo, volesse incontrare i genitori bloccati in un angolo di De Ferrari, Letizia Moratti non ha riposto. Lei ha cercato inutilmente di evitarlo, ma la conferenza stampa è scivolata sulla sua riforma. "Purtroppo, ci portiamo dietro dieci anni di disattenzioni sulla scuola, scontiamo problemi molto vecchi, non risolvibili in tempi brevissimi", ha sottolineato il ministro del centrodestra. Che, a seguire, ha dato i numeri: "Abbiamo assunto 72 mila docenti, tecnici ed amministrativi negli ultimi tre anni: quindicimila nell'agosto scorso, sessantamila nell'agosto del 2002. Abbiamo recuperato 70 mila giovani che erano finiti nella dispersione scolastica, abbassandola di 2 punti. Inoltre - ha aggiunto Moratti - con questa riforma crediamo di poter rispondere alle esigenze delle famiglie e nella prossima Finanziaria l'istruzione non ha subito alcun taglio". Più tardi, quando la Moratti è ripartita da Genova, da Roma è arrivato l'intervento di Mauro Bulgarelli, dei Verdi: "E' incredibile che di fronte alle diverse contestazioni che provengono da tutti i settori toccati dalle sue pseudoriforme, il ministro Moratti non sappia far altro che ostentare indifferenza, scaricando ogni responsabilità sui governi precedenti. Berlusconi docet".