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Repubblica/Genova: La scuola caccia la politica "Nessun colore sulle liste"

Dalle elezioni per gli organi collegiali, la fotografia di un mondo trasformato. E disilluso

20/11/2007
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la Repubblica

Il confronto è un ricordo, schierarsi non serve

Lontano anni luce il ricordo dei collettivi, della Fgci e del Fronte della Gioventù
"Vogliamo risolvere i problemi pratici, le nostre idee restano fuori dal portone"
"Destra o sinistra? Non so, ho diciotto anni e sinceramente devo ancora capirlo"

GIUSEPPE FILETTO

ADDIO ai partiti, ricacciati fuori dalle scuole. C´era una volta la politica che talvolta alimentava gli scontri degli studenti: i Collettivi, gli Studenti Medi, i fascisti di Forza Nuova; più indietro negli anni, i comunisti della Fgci, la destra del Fronte della Gioventù, i "cani sciolti" di Lotta Continua. Non è più così, a leggere i risultati delle ultime elezioni degli organi collegiali. Si presentano liste senza colore politico e slogan. Spoglie di quote rosa. Perde la sinistra, non c´è rivincita per la destra. Trionfa il rifiuto della politica.
L´unica battaglia è discutere degli esami di riparazione, delle uscite anticipate. «Risolvere i problemi pratici», afferma Federico Soggiu, rappresentante dell´Itis Majorana di Molassana. «Potremmo avere le nostre idee politiche, ma rimangono fuori dal portone», avverte il suo collega Mattia Machi.
Da Levante a Ponente l´unico vento è il pragmatismo. «Meglio dire l´agnosticismo - precisa Vito Corvo - non so se i giovani di oggi siano arrivati al punto di porsi il problema». Il gommista-filosofo (così ama autodefinirsi) è papà di Valentina, unica ragazza eletta nel consiglio di istituto dell´alberghiero Bergese di Sestri. «Di destra o di sinistra? - si chiede lei - A 18 anni devo ancora capirlo». Valentina ha presentato una sua lista, contrapposta a quella che ha eletto altri 3 rappresentanti, tutti maschi: «Ma senza alcuna collocazione partitica - sostiene Luca Letizia - anche se io sono più di destra».
Quarant´anni dopo il ‘68 crollano i miti, Ezra Pound e Pier Paolo Pasolini sono illustri sconosciuti, cancellati i conflitti ideologici. «Non gliene può fregar de meno», recita in romanesco il preside Salvatore Di Meglio. La sua scuola, il D´Oria, ha presentato 5 liste. «Tutte simili nei programmi, con nessun colore politico - afferma Ludovica Mosci - anche se i miei colleghi sanno che sono vicina a Forza Italia». In una delle altre liste c´erano simpatizzanti di sinistra: «Ma le cose della scuola sono scisse dai partiti - avverte Francesco Bacci - anche se chi vota, lo fa in base a quello che ciascuno di noi lascia trasparire».
Fascista e comunista sono termini oscuri. Sintomo che il preside del liceo Colombo chiama "grave disagio dei giovani". «Appartengo alla generazione del confronto - ammette Nunzio Cotena - oggi, invece, si assiste al distacco dalla politica reale, alimentato dallo spettacolo quotidiano».
Senza tessera di partito, ma soprattutto spaventati a svelare la loro appartenenza ideologica. È la fotografia degli studenti delle scuole superiori. Da Nervi a Voltri. «Meglio non schierarsi - dice Paolo Schiavi - io e Pietro Ghinelli vogliamo rappresentare tutti gli studenti del Lanfranconi». Né di sinistra, tantomeno di destra, sia Stefano Deraco che Carlo Galiano del Giorgi. Allo scientifico King, Jacopo Callà, uno degli eletti, confessa di essere di destra, mentre Gabriele Borga assicura di non avere mai manifestato le sue ideologie, ma di essere stato votato perché conosciuto come "Maghetto dell´informatica". Per entrambi dentro la scuola la politica non conta, anche se hanno organizzato un dibattito con Carla Olivari del Cidi (è stata candidata alla segreteria regionale del Pd) e Mario Predieri, dell´Associazione Diesse-Didattica e Innovazione, vicino a Comunione e Liberazione. La professoressa e il preside del Mazzini dovranno parlare della Riforma Fioroni.
Già, il classico Mazzini di Sampierdarena e Pegli. Qui alla vigilia delle elezioni c´erano due liste contrapposte. «Quando ci siamo resi conto che eravamo soltanto 4 candidati per altrettanti posti, ci siamo uniti», dice Luca Capizzi. Lui pensa di avere idee di sinistra, ma di non sentirsi rappresentato da nessun partito. Il suo collega, Matteo Boero, è più drastico e ammonisce: «Non facciamoci contaminare dalla politica».