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Repubblica/Genova: La sorpresa di chi chiede più esami

PERENTORIO, polemico è iniziato in città il dibattito sul 1968. Verte molto sul come eravamo.

28/02/2008
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la Repubblica

MARGHERITA RUBINO

PERENTORIO, polemico è iniziato in città il dibattito sul 1968. Verte molto sul come eravamo.
I sessantottini genovesi hanno posti chiave in città, oppure si sono fermati a insegnare nelle stesse facoltà amatodiate: Medicina, Lettere, Architettura. Sono protagonisti, ora come allora, e si collocano al centro del sistema come soggetti forti, individualisti, giovani per sempre. E gli altri? Quelli che hanno vent´anni oggi? Quelli che proprio non interessano a nessuno, se non a chi ostenta con occhio comunque concentrato su di sé atteggiamenti genericamente giovanilisti?
Quei soggetti deboli cui la generazione precedente, siamo bravi a sgridarci da soli, ha sottratto tanto in termini di spazio, opportunità, posti di lavoro? Facoltà di Lettere, via Balbi 4, ultimo Consiglio del mese di gennaio. Sono presenti i rappresentanti degli studenti, secondo una formula allargata che è tra gli esiti tardivi delle istanze sessantottine e post. Apriamo una parentesi necessaria: la formula dovrebbe garantire parola e possibilità di intervento, non garantisce però il voto per le decisioni che contano. In realtà e in genere gli studenti, stretti tra cento professori tra i cinquanta e i settanta anni, tacciono sempre. Un paio di anni fa alcuni avevano chiesto (cortesemente) una più alta frequenza di appelli di esame, ottenendo pure (cortesemente) qualcosa. Secondo un copione che va in scena da 40 anni esatti a questa parte, nelle assemblee di Lettere, autorizzate e no, con violenza o con decenza, gli studenti chiedono. Se no, che studenti sono.
Tra il ‘68 e il ‘70, e ancor più negli anni Settanta, e per ondate ancora nei decenni a venire, gli studenti chiedevano: nel 1968/69 esami di gruppo ed eliminazione delle prove scritte obbligatorie, appelli settimanali e voto politico. Chiedevano nella sostanza un accesso facilitato alle prove e alla laurea finale, continuando lungo quel percorso fino a ieri.
Quando, per l´appunto, ha chiesto la parola uno dei migliori studenti di filosofia, Samuele Dellepiane, portavoce del gruppuscolo eletto in facoltà e quindi di centinaia di studenti; brillante curriculum personale, nessuna tendenza conservatrice, nessuna colpa imputabile (meglio ricordarlo, nella nostra città l´interrogativo cui prodest? serpeggia davanti a qualsiasi novità). Cosa ha chiesto Dellepiane a cento prof di Lettere? Di ripristinare le prove scritte obbligatorie, in pratica di sbarramento per l´orale, di italiano, latino e greco. Di usare tutta la scala dei voti, dal 18 al 30, e di abbassare le votazioni finali di esami e di laurea. In una parola di abbassare la generosità di valutazione, nell´intento di caricare di serietà e di valore un titolo di studio che non gode, secondo lui, di eccessivo credito. Ha detto anche altro, con qualche accusa precisa contro certi esami sbrigati in cinque minuti. Ma a questo punto ha smesso, anche se il Preside non lo aveva interrotto, e la discussione è continuata fuori.. L´episodio non è durato dieci minuti, difficile dire se è il segno di qualcosa. Quello che si deve registrare è il completo ribaltamento delle richieste giovanili, stesso luogo, stesse aule, quarant´anni dopo.


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