Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » REPUBBLICA-gENOVA-Tempo pieno nel mirino genitori sulle barricate

REPUBBLICA-gENOVA-Tempo pieno nel mirino genitori sulle barricate

treni speciali per le manifestazioni di domani contro la riforma Moratti Tempo pieno nel mirino genitori sulle barricate L'ex provveditore: "Regalo ai privati" La denuncia...

28/11/2003
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

treni speciali per le manifestazioni di domani contro la riforma Moratti
Tempo pieno nel mirino genitori sulle barricate
L'ex provveditore: "Regalo ai privati"
La denuncia: "Il pomeriggio è un momento formativo, ora qualcuno si limiterà ad accudire i nostri figli"
A rischio anche il posto di un migliaio di precari. Il maestro unico azzererà i moduli, assunzioni congelate nei nidi
MICHELA BOMPANI


Si organizza la protesta nelle scuole genovesi e della Liguria contro la rasoiata del ministro Moratti al tempo pieno e tempo prolungato. Nata spontaneamente, diffusa a macchia di leopardo, via mail e con un calendario sempre più fitto di assemblee, la rivolta si è coordinata e alzerà la voce con due treni speciali, dalla Liguria, per le manifestazioni nazionali di domani a Roma (Cgil, Cisl, Uil, Arci, il coordinamento delle associazioni dei genitori e i partiti del centro sinistra) e Bologna (Cobas).
Dall'asilo alla scuola media: nel mirino di docenti, presidi, direttori e famiglie liguri c'è il ddl Moratti. Che sembra, dal testo controverso, tranciare il tempo pieno alle scuole elementari e quello prolungato alle medie. Niente più mensa, niente più pomeriggi a scuola gratuiti, denunciano sindacati, associazioni del genitori e centro-sinistra politico.
Soltanto nella nostra città, a tremare, sono i genitori di 14.000 bimbi delle elementari e 5000 iscritti alle scuole medie: "L'obiettivo è chiaro - denuncia Gaetano Cuozzo, ex dirigente scolastico regionale, che stasera partirà con treno speciale, alle 23.45 per Roma - si vuole trasformare il tempo pieno e quello prolungato da momento formativo-didattico a ore in cui qualcuno, non si sa chi, accudirà i nostri figli". Cuozzo punta i piedi: "Rischiamo di ritrovarci il vecchio doposcuola - denuncia - e le attività del pomeriggio, non essendo disponibili gli insegnati perché "tagliati", saranno date in appalto a cooperative e soggetti vari. E i costi di questi servizi ricadranno sulle famiglie". Insomma, anche nella scuola pubblica, secondo l'ex dirigente, si dovrà pagare una retta e il servizio cui tutti hanno diritto diventerà una scatola in cui inserire un'offerta privata, pomeridiana. "Ecco l'inghippo - punta il dito Cuozzo - si vuole annacquare la differenza tra la scuola pubblica e quella privata: siamo davanti ad un attacco formidabile alla scuola. Non è un caso che mi abbiano tolto di mezzo, da via Assarotti, in tempo". Più di trecento persone dalla Liguria, bimbi compresi, punteranno su Roma stasera, un centinaio saliranno sul treno Genova-Bologna, alle 8.33 di domani.
Non solo, a pagare il prezzo del contenuto del ddl Moratti saranno anche i docenti: un migliaio di precari, il taglio in Liguria, previsto dalla Cgil a "controriforma", come la definiscono, approvata. Non solo alle elementari si tornerà al maestro unico (e si passerà da 30 a 27 ore più tre facoltative), buttando all'aria i moduli, ma scompariranno le due insegnanti del pomeriggio, sostituite dalle attività reclutate dalla scuola all'esterno. E preoccupa la riforma della scuola materna, l'accesso è abbassato a 2 anni e mezzo: gli educatori dovrebbero aumentare, per accudire i più piccoli, invece le assunzioni sono congelatissime. E le assemblee, in città, si moltiplicano: questa sera, alle 21, nella sede del consiglio di circoscrizione a Quarto, via delle Genziane, l'assessore comunale alla scuola Luca Borzani, Matteo Viviano del Coordinamento genitori democratici e i dirigenti scolastici del Levante, discuteranno sulla situazione.
Però. C'è un testo, quello del decreto, molto chiaro e che gonfia d'ansia genitori e docenti e poi c'è un commento al decreto, leggendo il quale si realizza che non cambierà, in effetti, nulla. E getta acqua sul fuoco il direttore scolastico regionale Attilio Massara: "E' allarmismo gratuito - placa gli animi - il tempo scuola rimane quello che è sempre stato. Ogni volta che si annuncia una riforma le famiglie si preoccupano, è sempre stato, legittimamente, così: dal primo gennaio le cose miglioreranno". Il ddl, se sarà approvato entro il primo mese dell'anno, entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico, spiega Massara, e coinvolgerà soltanto le prime classi, mentre le altre proseguiranno, ad esaurimento, sul modello ora in vigore. E poi nessun taglio, il dirigente scolastico assicura che si tratterà di una "riorganizzazione fisiologica, fatta per il bene della scuola". Gli si schiera a fianco l'assessore regionale alla scuola Nicola Abbundo: "Il tempo pieno rimarrà - assicura - perché è un servizio doveroso alla famiglia. Cambieranno le norme, ma rimarrà assolutamente garantito". La riforma, secondo l'assessore, "incrementerà le attività paradidattiche: disegno, musica, educazione motoria", spiega. E respinge le illazioni: "Non saranno a pagamento queste ore - dice Abbundo - la scuola anzi offrirà servizi nuovi e più ampi". Cauto Luca Borzani, per lui il punto nodale della questione è la chiarezza del contenuto, effettivo, del decreto. "C'è grande confusione - spiega - e invece dei libretti alle famiglie, il ministro Moratti farebbe meglio a spiegare con cura ambiti e metodi della sua riforma. A venti giorni dalle iscrizioni, è naturale quest'ansia delle famiglie". E si sdraia sulla intoccabilità del tempo pieno, "fondamentale ed essenziale del sistema educativo", dice. "Un'angoscia giusta - interviene l'assessore provinciale Eugenio Massolo - quella delle famiglie. Il tempo pieno coinvolge la metà degli iscritti alle elementari. Il pericolo forte - denuncia - è una progressiva privatizzazione della scuola pubblica".