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Repubblica-Gli scienziati contro la Moratti

L'Accademia dei Lincei: il ministro ha detto no al miliardo l'anno messo in bilancio per la ricerca di base nella Ue Gli scienziati contro la Moratti "Vuole gestire i fondi che l'Europa ci ...

26/11/2004
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la Repubblica

L'Accademia dei Lincei: il ministro ha detto no al miliardo l'anno messo in bilancio per la ricerca di base nella Ue
Gli scienziati contro la Moratti
"Vuole gestire i fondi che l'Europa ci dà per i progetti"

"Così la politica e la burocrazia negano l'indipendenza dei ricercatori"
MARIO REGGIO

ROMA - L'Unione Europea decide di creare un nuovo canale di finanziamento per la ricerca di base: un miliardo di euro l'anno da destinare a progetti di eccellenza, svincolati dai programmi dei singoli governi e dalle lungaggini burocratiche. Ma l'Italia dice no.
Il ministro Letizia Moratti è a Bruxelles per illustrare la posizione del governo italiano. E l'Accademia dei Lincei, assieme alla comunità scientifica italiana, insorge contro il veto del ministro della Ricerca.
"L'Accademia del Lincei condivide e riafferma le proposizioni recentemente espresse sulla creazione dell'European Research Council da 52 organismi europei, dal Gruppo dei premi Nobel europei e da altri autorevoli scienziati - si legge nel comunicato ufficiale - mentre la posizione del ministro della Ricerca attacca proprio i tre criteri di eccellenza scientifica, indipendenza e snellezza burocratica, basilari per rilanciare la ricerca di base. L'Accademia, per statuto referente scientifico del Presidente della Repubblica, si rammarica di non essere stata consultata né in fase di concepimento del documento né, soprattutto, prima della stesura di una versione che non può essere condivisa, anche perché pericolosa per il prestigio degli scienziati italiani in Europa".
Cerchiamo di chiarire lo stato dell'arte. Sta per scadere il sesto programma quadro triennale della Ue, destinato a finanziare la ricerca scientifica. Il programma ha stanziato circa 18 miliardi di euro, di cui 2 e mezzo destinati alla ricerca biomedica, ma in gran parte assorbiti dai programmi di studio sull'agricoltura. Per ovviare alla mancanza di un capitolo dedicato alla ricerca di base, settore nel quale l'Europa perde anno dopo anno terreno nei confronti degli Usa, il commissario alla Ricerca uscente, il belga Philip Busquin, aveva presentato la proposta di creare un secondo canale, gestito dall'European Research Council, mirato proprio sulla ricerca di base, ma svincolato dalle scelte politiche dei singoli governi e affidato alla comunità scientifica. Una scelta che aveva raccolto l'immediato consenso delle associazioni dei ricercatori europei.
Tra queste la Federazione italiana Scienze della Vita, che raccoglie più di 4 mila ricercatori di dieci società scientifiche. "La creazione dell'Erc ci ha trovato subito d'accordo - commenta il professor Jacopo Meldolesi, presidente della Federazione, farmacologo al San Raffaele di Milano, esperto di neurobiologia cellulare - perché prevede la scelta e la gestione dei progetti direttamente da parte della comunità scientifica, con procedure libere ed agili, che premiano la qualità rispetto alle implicazioni politiche. Forse è proprio questo il nodo del problema che ha spinto l'Italia, assieme a Grecia e Portogallo a mettersi di traverso".


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