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Repubblica-Gli scolari venuti da lontano

Gli scolari venuti da lontano Boom di extracomunitari, fra quindici anni saranno 700mila immigrazione Il fenomeno non riguarda solo le grandi città. Sensibile aumento di ...

04/02/2004
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la Repubblica

Gli scolari venuti da lontano
Boom di extracomunitari, fra quindici anni saranno 700mila
immigrazione
Il fenomeno non riguarda solo le grandi città. Sensibile aumento di arrivi dall'Est
Nel 1984 erano soltanto seimila, vent'anni dopo sono già 232 mila e aumenteranno
MARIO REGGIO


ROMA - Seimila nell'84. Tredicimila nel ?90. Cinquantamila nel ?96. Più di 232 mila nell'anno appena trascorso. E secondo le proiezioni saranno più di 700 mila tra quindici anni. La migrazione degli studenti extracomunitari investe l'Italia come un fiume in piena. È in grado il nostro Paese di integrare le centinaia di migliaia di giovani che si iscriveranno nei prossimi anni?
Qualcuno può pensare che il problema è già stato affrontato e risolto in Francia e Germania, dove l'immigrazione è una realtà consolidata. Quindi anche noi possiamo fare fronte al nuovo fenomeno. Eppure la "nostra" immigrazione ha delle caratteristiche molto particolari. In Francia la comunità dominante è quella maghrebina In Germania è quella turca, seguita a molta distanza dalla comunità italiana e dagli immigrati arrivati dalla ex-Jugoslavia.
Da noi l'immigrazione si è "polverizzata". È vero che i primi posti si confermano i gruppi provenienti da Albania, Marocco ed ex Jugoslavia. Ma è altrettanto vero che in Italia si è diffuso un modello policentrico, diffuso, nel quale i luoghi di attrazione non sono solo le grandi città, ma anche le piccole ed i paesi. Bastano pochi esempi. A Prato, gli studenti extracomunitari sono quasi l'8 per cento, in prevalenza cinesi. A Mantova il 7.65 per cento, in maggioranza marocchini. A Piacenza il 6.44, in larga misura albanesi.
In numeri assoluti sono le grandi città a ospitare nelle scuole la maggioranza degli studenti non italiani, come è anche ormai consolidato il flusso interno degli immigrati. Poche famiglie restano nelle Regioni del Sud dove sono approdate attraversando il Mediterraneo. La maggioranza, e quindi anche i bambini, si sistemano in quelle del Centro-nord, con la punta nel Nord-est. Ma con il passare degli anni è mutata anche la galassia delle etnie. È diminuito il flusso di clandestini dall'Albania, è rimasto costante quello dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, aumenta il numero delle persone che sono partite dall'Est europeo. Secondo i dati del ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, con la legge Bossi-Fini sono stati regolarizzati quasi 700 mila clandestini. Ed ora inizierà, come prevedibile, il lungo cammino dei ricongiungimenti familiari. Quindi altre centinaia di migliaia di immigrati, tra cui molti bambini. E secondo il rapporto Eurispes 2004 sarebbero 800 mila quelli clandestini che vivono oggi in Italia. Sono soprattutto persone impegnate nell'agricoltura nelle regioni del Sud, nei bar e ristoranti e nell'edilizia. Con il passare degli anni una seconda sanatoria sembra proprio ineludibile.
La scuola italiana si sta attrezzando ad affrontare questo impatto?
"La situazione è molto complessa. I bambini arrivati dai Paesi dell'Est non hanno in genere particolari difficoltà, anzi, sono bravi in materie come la matematica e le scienze, le loro famiglie considerano la riuscita negli studi come un'affermazione sociale - spiega il professor Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia Sperimentale all'Università Roma Tre - i bimbi di radici maghrebine hanno difficoltà d'inserimento molto più pronunciate, mentre quelli arrivati da Ceylon e dall'India eccellono in matematica ma hanno qualche difficoltà nell'apprendimento della lingua italiana. Ma anche la scuola italiana ha i suoi problemi: i piccoli immigrati hanno una competenza linguistica più elevata di quelli italiani, molti sanno la loro lingua più un'altra europea, inglese o francese. Una competenza che perdono con il passare degli anni". Cosa dovrebbe cambiare nella scuola? "Da noi c'è comprensione ed affetto per i piccoli extracomunitari - prosegue Vertecchi - ma non si tiene conto che una vera azione educativa passa attraverso la valorizzazione culturale dei bambini. Servono insegnanti specializzati nella lingua di provenienza dei nuovi studenti. Poi una doppia azione didattica - conclude - una parte assieme ai loro compagni di scuola italiani, un'altra dedicata alla conservazione del patrimonio d'origine, l'unica strada per una vera integrazione culturale reciproca".


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