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Repubblica: Gli storici e l´ossessione della destra "Vogliono cancellare il patto costituente"

Il senatore azzurro ha più volte attaccato il 25 aprile, Storace voleva censurare i manuali scolastici "marxisti" Sono disperanti, vorrebbero obbligare gli autori e le case editrici a cambiare i testi

09/04/2008
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la Repubblica

SIMONETTA FIORI

ROMA - Una profezia o una minaccia, sicuramente un déjà vu. In caso di vittoria elettorale della destra, ha dichiarato trionfale il senatore Dell´Utri, i libri di storia saranno «revisionati». È accaduto ieri su You Tube, a raccogliere l´annunzio il massmediologo Klaus Davi. Basta con la «mistica antifascista» falsa e antinazionale. Dell´Utri non fa che ripeterlo da anni. Agguerrito, instancabile. Contro il 25 Aprile, «simbolo di tutte le menzogne», promosse tempo fa una battaglia sulle pagine del suo Domenicale. Basta con «una liturgia resistenziale, costruita su falsi storici». Ora riparte lancia in resta, lamentando la dittatura intellettuale della sinistra che impedisce alla destra di contribuire all´elaborazione culturale.
Un´ossessione, insomma. Una sortita che ci scaraventa indietro di anni, di decenni, forse ancor di più. Non fu forse Storace a fare analoga minaccia, otto anni fa, da presidente della Regione Lazio: censurare i manuale di storia perché «troppo marxisti»? «Niente di nuovo sotto il sole», commenta a caldo Enzo Collotti, tra i maggiori storici della Resistenza in Europa e curatore d´un volume laterziano su Fascismo e antifascismo. Rimozioni, revisioni, negazioni. «Non c´è da stupirsi. Sapevamo già che la destra si muove in questa direzione». La storia usata come clava, la storia riscritta ad uso della politica. «Sono disperanti», reagisce d´istinto Giuseppe Galasso, studioso d´ispirazione liberale. «L´agitazione elettorale fa fare al senatore Dell´Utri sogni troppo agitati. Consideriamolo dunque come il sogno d´una notte di fine campagna elettorale e lasciamolo lì».
Lasciamolo lì? Eppure l´appello-minaccia di Dell´Utri ripropone temi, sensibilità, argomenti che ci riportano nell´immediato dopoguerra, quando prosperò una memoria rancorosa del neofascismo fondata essenzialmente sul rovesciamento di alcuni cardini della cultura democratica. «Non trascurerei l´elemento della intimidazione», interviene Collotti. «In fondo Dell´Utri ribadisce la volontà di cancellare alcune pagine fondamentali della storia italiana», il patto fondativo dell´età repubblicana, il collante politico-culturale della nuova Italia democratica rinata dalle ceneri del fascismo.
Una storia, quella dell´ «anti-antifascismo», che ha radici antiche. Seppure non priva di lacune e reticenze, è da circa sei decenni che la «vulgata resistenziale» viene sottoposta a ripetuti scrolloni. Il paradigma antifascista ha resistito con fortune alterne, fino al processo intentato negli anni Novanta dalle nuove forze politiche estranee a quella vicenda - Forza Italia e Lega - se non storicamente avversarie come An. Anche la richiesta di pacificazione tra memorie contrapposte, promossa tra gli altri da Luciano Violante, s´è tradotta negli anni in una progressiva parificazione tra partigiani e repubblichini di Salò. Quella di Dell´Utri appare dunque come l´ultima aggressione che, se in prima battuta può indurre al sorriso, non è priva di serie conseguenze sul piano politico. «Sarei davvero curioso», interviene Galasso, «di conoscere con quale legge dello Stato costituzionale e civile si possano obbligare gli autori dei testi scolastici ma anche dei libri di storia a dire o non dire certe cose. E anche vorrei conoscere quali corrispondenti sistemi si penserebbe di usare per costringere le case editrici a regolarsi in conformità». La storia riscritta per legge o sotto dettatura? Niente di più lontano da una storia liberale.