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Repubblica-"Hanno tolto gli aiuti ai più deboli così scoppia la guerra dei poveri"

L'INTERVISTA Parla Marco Rossi Doria, maestro di strada. Da anni non lavora più nelle aule ma fuori, nei vicoli, dove cerca di "portare" la scuola "Hanno tolto gli aiuti ai più deboli cos...

09/11/2004
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la Repubblica

L'INTERVISTA
Parla Marco Rossi Doria, maestro di strada. Da anni non lavora più nelle aule ma fuori, nei vicoli, dove cerca di "portare" la scuola
"Hanno tolto gli aiuti ai più deboli così scoppia la guerra dei poveri"

armati Oggi è facile vedere giovani con mitragliette sotto i giubbotti
spaccio Finito il contrabbando qui molti vivono con lo spaccio di droga
MARIA NOVELLA DE LUCA

ROMA - Marco Rossi Doria, maestro di strada, non usa toni forti né frasi che volontariamente colpiscono al cuore. Dice, semplicemente, che quello che accade oggi a Napoli "è l'onda lunga di una crisi figlia della nuova povertà e dei tagli alle politiche nazionali di welfare". Precisa, anzi, che la nuova guerra che sconvolge la città e coinvolge soldati e vittime sempre più giovani, si può capire meglio sezionandola in quattro passaggi, che partono dallo smantellamento delle leggi a sostegno dei più deboli e portano alla cancellazione dei redditi minimi garantiti, affondano le radici nella guerra del Kosovo e nella fine del contrabbando di sigarette, si sommano ad una criminalità senza più un controllo centrale, ma "polverizzata in bande" schegge impazzite che seminano il terrore. Insegnante elementare che diversi anni fa chiese al Provveditorato di essere distaccato "in strada" per portare la scuola dove la scuola non arrivava, nei vicoli, nelle case, nelle zone recintate dai boss, Rossi Doria racconta oggi una Napoli dove la sera della domenica la stazione centrale si affolla di nuovi emigranti, "ragazzi giovani che vanno a lavorare al Nord, portandosi dietro addirittura il cibo, nelle fabbriche, nei cantieri, nell'agricoltura e tornano ogni due settimane a casa". Giovani che partono proprio da quei quartieri sempre più disperati, "cercando di sottrarsi alla criminalità". Cercando, cioè, un riscatto.
Rossi Doria, lei indica quattro punti per cercare di capire quello che sta succedendo a Napoli. Partiamo dal primo. Il taglio dei sostegni locali.
"In questi quartieri la maggior parte della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e la decurtazione dei fondi di sostegno ha avuto un effetto deflagrante. Il Comune ha infatti tagliato gli Rmi, i redditi minimi di inserimento che costituivano un aiuto alle famiglie, le quali dovevano però rispondere con una responsabilizzazione dei propri modelli di vita. Dal mandare i figli a scuola alla ristrutturazione dei servizi igienici, per fare un esempio. I tagli sono avvenuti due anni fa, ma i risultati si vedono adesso, è l'onda lunga, in termini di progetti mancati, che qui vogliono dire scuola, lavoro, futuro. Speranza. Ossia la possibilità concreta per alcune migliaia di adolescenti di restare al di qua del confine labile oltre il quale c'è la strada tracciata dell'illegalità e del sopruso, dello spaccio, del furto, delle armi".
Lei cita anche la politica nazionale di tagli al welfare.
"Molti dei nostri progetti sono stati finanziati e resi possibili dalla legge 285 voluta da Livia Turco per le politiche sull'infanzia. Via via i fondi previsti dalla legge si sono assottigliati, così come per precisa volontà politica sono stati dimezzati i fondi generali delle leggi sul welfare. In termini concreti questo vuole dire meno sostegni, meno operatori, meno aiuti alle famiglie in difficoltà, I risultati purtroppo ci sono già e il prezzo più alto lo pagano i giovani. Non era comune, fino a qualche tempo fa, vedere anche in questi quartieri un giovane di 18, 20 anni con la mitraglietta sotto il giubbotto. Oggi accade. E' frequente. Segno, se possibile, di un degrado ancora maggiore".
E la guerra del Kosovo?
"La normalizzazione dei rapporti avvenuti alla fine della guerra del Kosovo ha dato un colpo durissimo al contrabbando. E quindi ad una forma di economia radicata in questi quartieri, dove il contrabbando di sigarette è sempre stata considerata una forma di lavoro quasi lecito. Il risultato è che quella micro economia è stata sostituita, in gran parte, dall'usura e dallo spaccio di droga, cocaina e crack in particolare, ormai venduti a prezzi stracciati. In tutte le zone degradate di Napoli c'è uno spaccio capillare di una droga micidiale, il Cobret, il cui commercio è affidato quasi interamente a ragazzini appena adolescenti, che ne diventano, naturalmente, anche consumatori. Direi anche che alcuni episodi di particolare ferocia si possano spiegare in parte con l'uso di sostanze eccitanti che tolgono freni inibitori".
C'è anche questo elemento dietro le nuove bande che insanguinano la città al posto dei vecchi clan?
"Sì, non c'è dubbio e la diffusione del Cobret è un fenomeno sottovalutato. La droga è diventata un elemento fondamentale nel reclutamento di giovanissima manovalanza criminale. A questo si somma la caduta dei capi storici della criminalità organizzata, duramente repressa dalle forze dell'ordine. Ma oggi ciò che resta sul territorio è una guerra di bande. Forse alcuni anni fa la storia di Salvatore Albino non sarebbe finita così. E' una sconfitta per tutti".