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Repubblica: I divieti alla scuola araba

Miriam Mafai

27/10/2006
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la Repubblica

Decine di migliaia di bambini di religione islamica frequentano ormai da anni le nostre scuole di ogni ordine e grado. E ci si trovano bene. Nelle mense delle materne e delle elementari già vengono adottati da tempo regimi alimentari rispettosi delle loro regole. E, come ovvio, sono tutti esonerati dalla frequenza dell´insegnamento della religione cattolica.
Negli anni passati si è persino discusso a lungo, in alcune scuole, della opportunità o meno di organizzare, durante le feste di Natale, il presepe, quasi la ingenua rappresentazione della natività potesse offendere o escludere i bambini di altre religioni. Ma, per fortuna e per buon senso, ha prevalso, generalmente, la decisione favorevole al presepe. In molti istituti i bambini di religione islamica vengono invitati a spiegare ai loro piccoli compagni di scuola il senso e il rito di alcune loro festività. Grazie all´attenzione ed alla sensibilità del corpo insegnante non si ha notizia di contrasti o incomprensioni tra bambini di diversa etnia.
Che senso ha dunque la richiesta, da parte della organizzazione «Insieme» di aprire a Milano una scuola elementare e media riservata a bambini di religione islamica? È possibile che questa richiesta nasca dalla sfiducia (immotivata) nella nostra scuola, o dal desiderio (legittimo) di educare quei bambini e quelle bambine nella loro religione d´origine e in ambedue le lingue, l´italiano e l´arabo. Si può essere o meno d´accordo con questa richiesta. La si può considerare favorevole o meno alla crescita di quei ragazzi. La si può anche considerare dannosa o negativa ai fini della loro compiuta integrazione nella nostra società.
L´unica cosa che a mio avviso non si può fare è impedire l´apertura e il funzionamento di quell´istituto a furia di cavilli, carte bollate e una buona dose di ipocrisia. Esattamente quello che si sta facendo da alcune settimane. Il ministro Fioroni ha già dichiarato che, da parte del ministero nulla osta all´apertura dell´istituto e al regolare svolgimento delle lezioni. Ma, poco dopo l´apertura della scuola, si è scoperto che l´istituto era privo del necessario certificato di idoneità dei Vigili del Fuoco (che manca, in realtà anche in molte scuole italiane) E, dunque, le lezioni vennero sospese. Ora questo documento di agibilità c´è. Ma a questo punto si è scoperto che sul tetto dello stabile di Via Ventura c´è un antenna di telefonia mobile. Ostacolo, pare, insormontabile al nulla osta da parte del Comune. E senza il nulla osta del Comune, non potrà esserci l´autorizzazione del Direttore Scolastico Regionale. E la scuola, intitolata al premio Nobel egiziano Mahfuz, non potrà aprire. E i suoi cento iscritti, ragazzi e ragazze, rischiano di perdere l´anno scolastico.
Non sono un seguace di quel multiculturalismo che rischia di trasformare le nostre società in un puzzle di identità separate e segregate sulla base della loro identità (l´esperimento, tra l´altro, non ha dato buoni risultati in Inghilterra). Ma non mi è chiaro sulla base di quali principi si voglia, nei fatti, impedire a quella scuola di aprire e funzionare. L´ordinamento italiano non lo vieta, anzi lo prevede esplicitamente quando riconosce, all´art.33 della nostra Costituzione, «che enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione senza oneri per lo Stato». Naturalmente la scuola di Via Ventura non potrebbe rilasciare un titolo di studio e i ragazzi e le ragazze che la frequentassero, dovrebbero presentarsi per gli esami, da svolgere in lingua italiana, nella corrispondente scuola pubblica. Un altro discorso, si aprirebbe se quella scuola chiedesse, un giorno, la parità. (Ricordo soltanto che in questo caso, alla scuola dovrebbero poter essere ammessi anche bambini di religione cattolica…)
L´ultima parola adesso, spetta al sindaco di Milano, Letizia Moratti. Esaurite le formalità di rito, nel rispetto di tutte le norme igieniche e sanitarie, non vedo cosa possa opporsi all´autorizzazione. Salvo, evidentemente, l´opposizione del vicesindaco Di Corato e di altri esponenti della Lega