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Repubblica-Il crollo dei finanziamenti in cinque anni metà dei fondi

LA SCHEDA. I due principali fondi statali per le scuole hanno subito in cinque anni riduzioni del 43 e 25 per cento Il crollo dei finanziamenti in cinque anni metà dei fondi di SIMONE CERIOTTI...

20/10/2005
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la Repubblica

LA SCHEDA. I due principali fondi statali per le scuole
hanno subito in cinque anni riduzioni del 43 e 25 per cento

Il crollo dei finanziamenti in cinque anni metà dei fondi

di SIMONE CERIOTTI

ROMA - Meno 43 per cento, meno 25 per cento. A tanto ammontano i tagli degli ultimi cinque anni alle due principali voci di finanziamento della scuola: i fondi per il "funzionamento didattico e amministrativo" e quelli destinati dalla legge 440 del 1997 all'ampliamento dell'offerta formativa, hanno risentito tra il 2001 e il 2005 di riduzioni drastiche, mediamente dell'8 e del 5 per cento annuo. Da queste voci deriva il malessere delle scuole italiane, costrette a "farsi aiutare" dalle famiglie per sostenere le spese dei materiali di consumo didattico.

I due grandi canali di distribuzione delle risorse sono dunque sempre più in secca, alla vigilia dell'approvazione della nuova Finanziaria che non promette aumenti. Gli ultimi dati disponibili sono quelli sugli stanziamenti relativi alla legge 440 per il 2005 (relativi all'anno scolastico in corso): il totale ammonta a circa 197 milioni di euro (nel 2001 erano 259 milioni), cui vanno sottratti vari tipi di trattenute, come quelle del Miur o delle Direzioni regionali. Alla fine, le scuole possono contare su meno di 88 milioni. "E pensare - lamentano alla Flc-Cgil - che in origine i contributi stanziati con la legge 440 finivano al 90 per cento direttamente agli istituti. Le finalità del fondo sono state annacquate nel corso degli anni".

Il testo approvato nel 1997 spiega che il "Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa è destinato alla piena realizzazione dell'autonomia scolastica, all'introduzione dell'insegnamento di una seconda lingua comunitaria nelle scuole medie, all'innalzamento del livello di scolarità e del tasso di successo scolastico, alla formazione del personale, allo sviluppo della formazione e della valutazione, ad interventi tali da consentire l'incremento dell'offerta formativa". Insomma, tutto ciò che riguarda i Piani dell'offerta formativa (Pof) degli istituti. Però, come confermano i docenti, le scuole non sono in grado neppure di sostenere le spese per un professionista esterno che tiene un incontro con gli alunni, oppure per l'acquisto di materiale destinato ad attività extracurricolari.

L'altra voce di finanziamento, quella per il "funzionamento didattico e amministrativo", servirebbe per tutte le spese ordinarie, come bollette del telefono, manutenzione delle attrezzature, materiale per i laboratori, cancelleria, tassa di rimozione dei rifiuti. Anche questo contributo arriva con il contagocce, tanto che gli enti locali finiscono per provvedere a gran parte di questi costi (di recente, la provincia di Milano ha interrotto il pagamento delle bollette, provocando il panico nei presidi). Negli ultimi cinque anni questo finanziamento è passato da 331 milioni di euro a 185 milioni. Le spese da affrontare per gli istituti, però, non sono certo diminuite. Questo spiega l'aumento delle tasse di iscrizione e le "una tantum" chieste dai dirigenti scolastici alle famiglie.