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Repubblica-Il governo: fiducia sulla riforma "Atenei bloccati per cinque giorni"

Presentato un maxi emendamento sullo stato giuridico dei docenti. E' rivolta nelle università: tafferugli nella manifestazione davanti al Senato Il governo: fiducia sulla riforma "Atenei bloccati ...

28/09/2005
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la Repubblica

Presentato un maxi emendamento sullo stato giuridico dei docenti. E' rivolta nelle università: tafferugli nella manifestazione davanti al Senato

Il governo: fiducia sulla riforma "Atenei bloccati per cinque giorni"

Tutti i sindacati: "Sospenderemo l'attività dal 10 al 15 ottobre"

La protesta davanti al Senato ROMA - Blocco stradale e scontri tra manifestanti e forze dell'ordine in Piazza Madama, davanti al Senato dove un centinaio di ricercatori stanno manifestando dopo che il governo ha posto la fiducia sul decreto per la riforma dell'università. Un paio di ragazzi sono stati bloccati dai carabinieri dopo il "corpo a corpo" in mezzo alla careggiata fra manifestanti e forze di polizia. I ricercatori hanno bloccato il traffico in Corso Rinascimento con pesanti ripercussioni nelle vie del centro.

Quando i senatori dell'opposizione sono usciti da Palazzo Madama per sentire le ragioni dei ricercatori, il botta e risposta è stato vivace, la rabbia si è fatta sentire. "Se siete così indignati, scendete in piazza a protestare con noi" hanno detto infine i ricercatori ai senatori. Poi il cambio di scenario: da Palazzo Madama i manifestanti si sono spostati alla sede della Conferenza dei rettori, in piazza Rondanini. Piero Tosi, presidente della Crui, ha ricevuto una loro rappresentanza.

Un'ora prima il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, aveva posto la fiducia nell' aula di Palazzo Madama sul ddl sullo stato giuridico dei docenti universitari e annunciando che il governo ha presentato un articolo unico che sostituisce i 6 articoli che davano vita al ddl sullo stato giuridico dei docenti universitari licenziato da Montecitorio il 15 giugno scorso. La seduta è stata sospesa per la riunione dei capigruppo. La fiducia farà decadere gli 800 emendamenti presentati dai gruppi di opposizione. Il voto è previsto per domani.
E l'opposizione accusa: "Si sta consumando intorno all'università un vero e proprio golpe politico-istituzionale". Ma la stessa accusa viene da gran parte del mondo universitario sulla discussione sul disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti.

Le proteste. Così gli atenei insorgono proprio alla vigilia dell'apertura degli anni accademici. Oggi sono annunciati scioperi, assemblee, occupazioni simboliche (più o meno) da parte dei docenti, e in particolare dei ricercatori. Alcune centinaia di studenti, docenti, ricercatori e precari erano arrivati sin dal primo mattino da tutta Italia a Roma per contestare quella che definiscono "l'inaccettabile accelerazione dell'iter del provvedimento". "Questo ministro - ha dichiarato Marco Merafina, della rete nazionale dei ricercatori - vuole approvare assolutamente in tempi brevi questo provvedimento sottraendolo al dibattito".
Entrando nel merito dei contenuti Merafina ha ribadito la contrarietà alla messa esaurimento del ruolo dei ricercatori ("allunga il precariato e accentua la fuga dei cervelli") e il mancato riconoscimento del ruolo docente alla categoria. "Nel complesso - ha osservato - è una legge inutile e dannosa non solo per l'università ma per tutto il Paese e per questo ne chiediamo il ritiro".

Ieri si sono svolte manifestazioni a Milano, Firenze, Siena, Bologna, Padova, Palermo. Una delegazione dei ricercatori è stata ricevuta dal rettore della Sapienza di Roma. Una manifestazione è stata indetta a Torino da studenti, ricercatori e docenti e il rettorato del Politecnico ha deciso di sospendere l'attività didattica. Nessuna sospensione ufficiale delle lezioni invece all'Università che però condivide le motivazioni della protesta e giustificherà l'assenza del personale che vorrà aderirvi. La rete nazionale dei ricercatori precari invita a "sommergere con una pioggia di e-mail" gli indirizzi di posta elettronica della presidenza del Senato.
La protesta dei ricercatori
alla Statale di Milano
Non si è fatta attendere la risposta dei sindacati e delle associazioni, che con un fronte unitario di rara compattezza hanno invitato a sospendere tutte le attività negli atenei dal 10 al 15 ottobre. "Oggi al Senato il Governo e la maggioranza portavano a termine - osservano Adi, Adu, Andu, Apu, Auri, Cisal-università, Cisl-università, Cnru, Cnu, Firu, Flc-Cgil, Snals-università, Sun, Uilpa-Ur, Udu in un comunicato unitario - un pesantissimo e violento ulteriore attacco all'università italiana. Un vero e proprio atto di forza, tramite la presentazione di un maxi-emendamento, su cui il Governo ha immediatamente posto la questione di fiducia, un atto che impedisce il dibattito parlamentare e costringe al voto immediato sul testo del Governo, che, nella sostanza, riscrive integralmente il testo approvato dalla Camera".

La difesa del ministro. Letizia Moratti si difende e nell'Aula del Senato spiega il progetto di riforma del governo: "Si fonda - dice il ministro dell'Istruzione - su una visione già attuata nei principali paesi dell'Unione Europea, basata su un'ampia immissione di giovani che si formano nella ricerca e sul loro successivo inserimento nella docenza in base al criterio della selezione meritocratica". Moratti ha poi negato che sul ddl non ci sia stato dibattito: "All'inizio del 2002 il dibvattito è stato approfondito e non è stato strozzato - ha detto il ministro - solo che non si era mai arrivati a una conclusione. Si tratta di avere consapevolezza di un provvedimento di questa importanza".

Di parere contrario l'Unione che protesta sostenendo che è "l'ultimo colpo di mano del ministro Moratti"e che "viene impedito al Senato di esprimersi, e forse questo serve a comprimere i malumori che vengono dalla maggioranza". "Il mondo dell'università- rileva ancora l'Unione- ritiene che questa riforma sia il contrario di ciò di cui ha bisogno l'università italiana".

Gli atenei si oppongono. Le argomentazioni del ministro non convincono l'intero mondo universitario. Basti pensare che la riforma che dovrà regolare carriere e lavoro negli atenei italiani è stata ufficialmente bocciata da quasi tutti i senati accademici. Solo per fare un esempio: il corpo accademico dell'Università di Basilicata ha approvato all'unanimità un documento in cui invita ad aderire alla protesta di oggi e sollecita la Conferenza dei Rettori a "mettere in atto ogni forma di protesta, spingendosi fino alle dimissioni di tutti i rettori, per impedire l'approvazione della legge".

I rettori. D'altra parte il presidente dei rettori italiani, Piero Tosi, pochi giorni fa nella sua relazione annuale alla presenza del ministro Moratti ha esplicitamente chiesto di fermare l'iter della riforma, e ora aggiunge: "La discussione è stata troncata, e questo aggarava il grande malessere che già c'è nelle università". Oggi il presidente Crui si è detto solidale con i manifestanti e ha osservato che "Il ddl presenta un quadro, in assenza di risorse, di non garanzia di avere una reale chance".

Sì, perché l'atto che ha fatto esplodere la protesta è stata la decisione del governo di portare direttamente in aula la già tanto contestata riforma, bloccando la discussione nelle commissioni del Senato e cercando così di arrivare direttamente al voto. Questo è avvenuto giovedì scorso, mentre il Senato era in piena bagarre per la discussione sulle dimissioni del ministro Siniscalco. Il disegno di legge, fermo in Commissione Cultura, è slittato silenziosamente in aula. Mancava il parere della Commissione Bilancio e gli emendamenti non erano stati neanche discussi.

Un testo che non piace a nessuno, alla minoranza, ai docenti, ai ricercatori, ai rettori, e anche ad una parte della maggioranza. Tant'è che gli emendamenti in Senato sono 650, e non pochi vengono dal centrodestra. La Camera l'ha approvato, ma il testo è talmente confuso e contraddittorio che lo stesso relatore di maggioranza ha proposto sostanziali modifiche. Ora, accusano, l'ennesimo colpo di mano della maggioranza.