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Repubblica-Il mercato non si addice alla scuola

Il mercato non si addice alla scuola La "I" di impresa va cancellata dalla riforma PADRE FRANCO MOSCONE* TUTTI ricorderanno le tre "I" del programma elettorale scolastico...

11/08/2004
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la Repubblica

Il mercato non si addice alla scuola
La "I" di impresa va cancellata dalla riforma
PADRE FRANCO MOSCONE*

TUTTI ricorderanno le tre "I" del programma elettorale scolastico dell'attuale maggioranza parlamentare che ha realizzato la Riforma Moratti: inglese, Internet, impresa. Sono convinto, che al di là di ogni demagogia finalizzata al consenso, almeno una di queste "I" vada cacciata, se si intende produrre una scuola che si riappropri della funzione educativo-didattica tipica del nostro modello culturale. Ebbene questa "I" è impresa.
L'"impresa scolastica", che come tale è "impresa di pensiero" tra soggetti in un libero rapporto di apprendimento-insegnamento, viene aziendalizzata sminuendo tale rapporto pedagogico a parametri di fabbrica.
Scuola deriva da scholé, che significa "lentezza". Il tempo della creazione-educazione dei rapporti interpersonali fatto di prove e tentativi, di scoperte e fallimenti, di inizi e di riprese, non ha nulla a che vedere con quello cronologico aziendale, dove "perdere tempo" significa "perdere soldi". Nella scuola "perdere tempo" (inteso come lentezza) significa sedimentare in personalità, dare spessore e fondamento al proprio essere, costruirsi un futuro in libertà. In questo senso abbreviare, come sarebbe la logica dell'impresa, diventa tradire e falsificare.
La "produzione scolastica" (se può passare questo termine), non è finalizzata all'uti (= utilizzare), ma al frui (= godere) delle discipline che concorrono alla formazione della persona. La logica del mercato non può essere applicata alla scuola, pena la negazione della sua stessa natura. Purtroppo segni di una simile deriva si riscontrano ovunque nelle prove di autonomia di tanti Istituti scolastici, i quali non riuscendo a motivare l'alunno (e le famiglie!) lo caricano di sempre nuove e più "allettanti" discipline. Le scuole si vestono dell'immagine di un supermarket dell'insegnamento. Negli scaffali dei vari P.O.F. (= piano dell'offerta formativa) puoi "comprare" ormai di tutto: dall'italiano all'alimentazione, dall'inglese all'informatica, dalla geografia alla danza, dall'algebra agli scacchi, passando per le tante "educazioni" stradale, sociale, tecnica, fisica, sessuale, musicale, ecc? come se tutto avesse lo stesso valore in fatto di "educazione" e dipendesse dal gusto e dall'interesse individuale. Ma è mai possibile un'educazione al plurale, come le varie marche dei dentifrici?!
Impresa, infine, è legata oggi al termine management: dirigere, programmare, organizzare? Com'è possibile conciliare tutto ciò con la didattica e l'educazione? Per quanto l'aspetto gestionale possa essere importante non potrà diventare primario nella scuola. Scuola è incontro di persone in uno spazio vitale di insegnamento-apprendimento, dove il leader non veste i panni del manager, ma del maestro. È di un leaderaggio educativo, di un modello di vita, non di azienda, che deve farsi carico la scuola se vuol continuare ad essere se stessa, e non "vendersi" sul marciapiede dell'immagine.
L'augurio di buona riuscita alla Riforma Moratti non può quindi che essere accompagnato da un consiglio: abbandonare con urgenza il tanto proclamato modello di scuola-azienda.
*Pres. Reg. Fidae Liguria