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Repubblica: Irpef e salari, altolà della Cgil

Il premier ci convochi subito sciopero generale se tira a campare" Epifani: il governo ha deluso, ora giochi le sue carte

24/12/2007
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la Repubblica

MASSIMO GIANNINI

«Prodi ha un piano su salari e fisco? Ci convochi subito, e vediamo. Se non viene incontro alle nostre richieste sarà scontro duro. Io chiedo stabilità politica, ma non a qualunque prezzo: non si può tirare a campare un altro anno...». Ecco il "messaggio di auguri" che Guglielmo Epifani manda al governo. Il leader della Cgil risponde così, con molto pragmatismo e senza troppo entusiasmo, all´agenda che il premier sta preparando per l´inizio del 2008, imperniata sugli sgravi fiscali ai salari fino ai 40 mila euro di reddito.

Per noi il tema cruciale è quello di una nuova politica dei redditi, che alzi il valore netto dei salari e incrementi la produttività
È inaccettabile che siano stati trovati soldi per chi ha bloccato il Paese. Noi protestiamo civilmente e non ci ascoltano
Almeno un punto del Pil deve andare ai lavoratori dipendenti. Chiediamo un aumento delle detrazioni e riaprire il tema del fiscal drag
Le prime indicazioni vanno nella giusta direzione, ma aspettiamo di vedere le carte: troppo spesso le nostre attese sono state disattese
Al governo rimprovero di non avere un cuore. Lo conferma la legge finanziaria: è stato troppo condizionato e ricattato
MASSIMO GIANNINI

«Le prime indicazioni emerse in questi giorni - dice Epifani - vanno nella direzione che noi auspichiamo. Ma aspettiamo di vedere le carte: la vicenda di questo anno e mezzo, purtroppo, dimostra che troppo spesso le nostre aspettative sono state disattese». Il giudizio del segretario generale, sul governo Prodi, è molto severo: «Il bicchiere è mezzo vuoto. C´è un disincanto molto forte, la gente non è contenta. Al governo Prodi rimprovero soprattutto una cosa, che è emersa con la prima Legge Finanziaria ed è stata confermata anche dalla seconda: non ha mai avuto un cuore, un centro di gravità. È stato esposto a troppi condizionamenti interni, al ricatto di troppe minoranze. Potrei fare mille esempi, per noi tutti negativi. Il Mezzogiorno e i fondi strutturali della Ue: quand´era ministro del Tesoro Ciampi, lui fissò insieme alle parti sociali un quadro strategico, per coordinare gli interventi con i fondi disponibili. Oggi abbiamo i fondi, ma non i programmi sui quali investire. Il protocollo sul Welfare è stato gestito malissimo: il governo trattava con noi, e intanto conduceva una trattativa parallela al suo interno, che ha prodotto fibrillazioni continue, e ha scaricato proprio sul sindacato grandi pressioni. Anche la gestione parlamentare del protocollo è stata discutibile. Noi rispettiamo le prerogative delle Camere, ci mancherebbe: ma se si riscrive un patto firmato con le parti sociali poi non ci si può sorprendere se i contraenti di quel patto sono fortemente insoddisfatti». Persino l´ultima Vandea degli autotrasportatori, vista dall´osservatorio del sindacato confederale, è stata rovinosa: «Sa cosa non mi è proprio andato giù? Il fatto che se gli autotrasportatori bloccano il Paese, con proteste selvagge e fuori dalla legge, il governo interviene e sposta i soldi dalla ricerca per darli a loro. Viceversa, a noi che denunciamo da anni i problemi del trasporto e che organizziamo il nostro dissenso nel rispetto della legge, il governo neanche ci riceve. Questo è davvero inaccettabile... «.
Il leader della Cgil, insomma, non si fida. «Ci aspettavamo molto, molto di più. In questo biennio abbiamo dovuto affrontare difficoltà che, subito dopo le elezioni, non avremmo mai immaginato. Per questo, adesso, aspettiamo il governo al varco. Gennaio è il mese della verità, per il Paese e per noi. C´è in campo una doppia verifica: quella politica, che riguarda la possibilità di fare le riforme, dalla legge elettorale a quella istituzionale, e quella economica, che riguarda la crescita del Paese. A Prodi conviene giocare d´anticipo, e mettere sul tavolo le sue proposte di rilancio. Ci convochi subito, ai primi del nuovo anno, e vedremo se ci sono le condizioni per un accordo». La priorità, che al momento sembra condivisa tra Palazzo Chigi e le parti sociali, è il salario. Su questo punto Epifani cerca addirittura di allargare l´orizzonte: «Per noi il tema cruciale è quello di una nuova politica dei redditi. L´azione di governo deve essere mirata a far crescere il valore netto dei salari e ad innalzare la produttività del Sistema-Paese. Noi ci presenteremo all´incontro con il governo con la nostra piattaforma, che ruota intorno a un cardine preciso: almeno un punto di Pil deve essere indirizzato ai lavoratori dipendenti. E poi vogliamo parlare anche di fisco. Finora gli interventi sono andati in molte direzioni: una parte alle imprese, una parte spalmata su tutti i cittadini, una parte ai più poveri. Adesso noi chiediamo che la fetta più consistente della torta vada ai salari dei lavoratori dipendenti».
Con quali misure specifiche, si vedrà. Il segretario non vuole commentare le ipotesi in circolazione, che riguardano la dote fiscale per il figlio o il tetto dei 40 mila euro di reddito l´anno. «Di sicuro - dice - chiediamo un aumento delle detrazioni. Vogliamo riprendere il tema del fiscal drag, cui si deve buona parte della perdita di potere d´acquisto, soprattutto durante la legislatura berlusconiana. Chiediamo una politica integrata sul reddito delle famiglie, e una riduzione della tassazione del Tfr, che il precedente governo di centrodestra non ci ha voluto concedere. Esigiamo il rinnovo dei contratti in scadenza nel pubblico impiego, dalla Sanità agli Enti Locali, sui quali la Finanziaria non ha fatto nulla. Abbiamo bisogno di una politica per la casa, con un piano di alloggi a basso affitto soprattutto nelle grandi città, dove l´emergenza è più acuta per i giovani e i migranti. Infine, pretendiamo dal governo un impegno vero sul fronte dei prezzi e delle tariffe: i ribassi del prezzo dei carburanti decisi in questi ultimi giorni dopo i richiami arrivati dal governo dimostrano che la politica può fare molto, anche su questi fronti». Senza trascurare la sicurezza, che dopo la tragedia di Torino è al primo posto delle priorità sindacali: «Prodi ha promesso che questo stillicidio quotidiano non si ripeterà più. Ne siamo felici, ma ora deve seguire un´azione concreta, un forte coordinamento dei controlli da parte del governo, insieme alle parti sociali. E soprattutto, deve seguire un rigore inequivocabile: nessuna indulgenza dovrà essere tollerata, con chi non rispetta le regole».
Resta un dubbio. Che il sindacato, in questi anni, abbia una qualche corresponsabilità, nella scarsa difesa del potere d´acquisto dei salari. E resta la sensazione che in quest´ultimo scorcio dell´anno, a emergenza ormai esplosa, Cgil-Cisl-Uil siano state ancora una volta scavalcate a sinistra da Fausto Bertinotti, che proprio dalla questione salariale è partito per lanciare la sua riflessione sui fallimenti del centrosinistra. Epifani respinge con forza questa lettura critica nei confronti del sindacato: «Non è affatto vero che siamo stati disattenti. È vero invece che oggi siamo arrivati all´emergenza perché gli accordi di luglio del ‘93 vanno aggiornati, e perché scontiamo lo squilibrio nei conti dello Stato, che si riflette negativamente sui contratti pubblici, e la globalizzazione, che incide pesantemente sui contratti privati. I dati sull´export dimostrano che il sistema produttivo regge le sfide competitive internazionali. Quella che manca, direi drammaticamente, è la domanda interna. Credo che questo sia uno dei Natali in cui i consumi sono più bassi. Noi da tempo segnaliamo il problema. E per questo, a gennaio, chiediamo a Prodi di risolverlo».
Il rischio è che la richiesta arrivi fuori tempo massimo. Dopo il voto al Senato su manovra e Welfare, più di un leader si è spinto a dire che la maggioranza non c´è più né numericamente né politicamente: «Certo, questa è un´incognita vera. Il governo ha superato gli ultimi scogli parlamentari, ma resta molto diviso, e quindi il futuro prossimo è molto incerto. Alla lunga un Paese come l´Italia, così bisognoso di stabilità, di crescita e di sicurezza, fatica a sopportare un governo che ogni giorno rischia di cadere. Ma anche l´opposizione non sta meglio della maggioranza. Qui sta l´anomalia italiana. Insieme al Belgio, siamo il Paese d´Europa che ha più difficoltà istituzionali. Servono riforme, quelle politiche e quelle economiche. O le forze politiche lo capiscono, o la crisi democratica diventerà irreversibile». Se questa è l´analisi, che chance ci sono che il governo Prodi possa proporre un´agenda forte, dal sostegno ai salari alla riforma dell´Irpef? «Io dico che Prodi ci deve provare - risponde Epifani - e deve giocarsi fino in fondo le sue carte. Noi questo gli chiederemo. Ma non siamo disposti a fargli sconti. Questo Paese non merita che si continui un altro anno in questa situazione di stallo. Tirare a campare fa solo male all´Italia, e apre un pericoloso abisso tra l´opinione pubblica e il ceto politico. Per questo il governo farà bene ad ascoltarci, e a cercare un´intesa con noi. Ma sia chiaro, non saremo la stampella di nessuno: il sindacato è interessato alla stabilità politica, ma solo a condizione che questa produca risultati utili, a chi lavora, ai giovani, al Paese. In caso contrario, noi non rinunceremo a far valere le nostre azioni di lotta». Compreso lo sciopero generale? «Compreso lo sciopero generale. Non rinunciamo certo a quest´arma, se il governo Prodi non ci darà le risposte che ci aspettiamo». Il premier mangerà pure il panettone. Ma la Befana della Cgil è pronta a portargli il carbone.