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Repubblica it-Cresce lo sfruttamento dei minori uno su cinque è già al lavoro

Rapporto dell'Ires: al Sud si arriva a punte del 35%. Paga di 100 euro per gli impieghi occasionali Cresce lo sfruttamento dei minori uno su cinque è già al lavoro Allarme Cgil: 100 mi...

28/10/2005
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la Repubblica

Rapporto dell'Ires: al Sud si arriva a punte del 35%. Paga di 100 euro per gli impieghi occasionali
Cresce lo sfruttamento dei minori uno su cinque è già al lavoro
Allarme Cgil: 100 mila in più negli ultimi quattro anni
LUISA GRION


ROMA - Mezzo milione di ragazzi che, fra gli 11 e i 14 anni, invece di studiare lavora. C'è chi si limita a dare una mano nell'aziendina di casa, ma c'è anche chi fa il baby cameriere a ore in bar e in pizzerie o chi, per arrotondare le entrate di casa, lavora in fabbrica o nei cantieri. A doversela "cavare" da soli, in un modo o nell'altro, sono in tanti a quell'età: 1 su 5. E la statistica dice che, molto spesso, nella vita non riusciranno poi a trovare più il tempo per recuperare la libertà, la crescita e la cultura sacrificata: fra i 15 e i 17anni il 47 per cento dei ragazzi che già aveva cominciato a darsi da fare fin dalle medie ha lasciato la scuola e lavora in modo continuativo. Non si tratta solo di extracomunitari: il 90 per cento del lavoro minorile è italiano (fra gli stranieri c'è una netta prevalenza di cinesi). Più maschi che femmine, più Sud che Nord (se la media nazionale è del 21 per cento nel Meridione si sale fino al 35). La paga - a seconda delle ore - va dai 100 ai 400 euro mensili.
A scattare una dettagliata foto del fenomeno è un'indagine svolta dall' Ires-Cgil su sette città italiane (Torino, Milano, Verona, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria e Catania). Dall'inchiesta (interviste sia dentro che fuori dalle scuole) emerge che i bambini lavoratori in qui sette centri sono 150 mila. Proiettando i dati sull'intero territorio nazionale si stima che la quota arrivi a 460-500 mila, in crescita di 100 mila baby-lavoratori rispetto alla precedente indagine del 2001. Nel 70 per cento dei casi, va detto, il lavoro viene svolto in ambito familiare, ma per il restante 30 ha a che fare con semplici conoscenti o datori di lavoro del tutto estranei. "Certo non siamo davanti a lavori in miniera - dice Agostino Megale responsabile dell'Ires - ma la crescita del fenomeno è preoccupante: in parte è spiegabile con il maggiore afflusso di extracomunitari, ma dietro vi è anche l'impoverimento delle famiglie". E se il sottosegretario al Welfare Grazia Sestini parla di "allarmismi da campagna elettorale", Guglielmo Epifani, leader della Cgil ritiene il quadro "intollerabile". "Questi ragazzi - ha detto - segnano il loro futuro, ma anche quello del paese. Non vi può essere competitività e sviluppo se al posto dell'istruzione c'è lavoro minorile".