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Repubblica it: Nuove assunzioni non risolvono i problemi Con tagli del 20% non si può sopravvivere"

Parlano i vertici di Roma Tre, Cnr e Infn

14/11/2006
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la Repubblica

Pistella, presidente del Cnr definisce "una beffa" la vicenda e ricorda:
"Senza investimenti nostri, rimarremo fuori dai finanziamenti Ue"
"Petronzio, presidente dell'INFN: "Dovremo chiudere i laboratori, vanificando costosi investimenti"
Fabiani, rettore di Roma Tre: "Possiamo risparmiare, ma le università devono poter funzionare"

di ROSARIA AMATO

ROMA - "Ha ragione il ministro Mussi. Quei fondi già c'erano. Il vero problema è un altro: come far funzionare tutto con un taglio del 20 per cento". La posizione del rettore dell'Università Roma Tre Guido Fabiani e del presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Roberto Petronzio è identica: i 177 milioni stanziati per le nuove assunzioni di ricercatori a favore di università e istituti di ricerca non risolvono i problemi creati dai tagli. Certo, sono apprezzabili. Ma quel 20 per cento di tagli ai 'consumi intermedi', in pratica alle spese di gestione ritenute assolutamente necessarie rappresentano un problema enorme, che rischia di paralizzare il funzionamento di università ed enti di ricerca.

"Ho appena dato la disposizione più amara di tutta la mia carriera, che è piuttosto lunga - confessa il presidente del CNR Fabio Pistella - bloccando qualunque tipo di spesa che non sia indifferibile. Però dovremo ricorrere ai finanziamenti delle banche per pagare gli stipendi: non mi sembra un buon affare".

"Ma la cosa più grave - continua Pistella - è che quest'anno si conclude il Settimo Programma Quadro di Ricerca dell'Unione Europea. In ballo ci sono 50 miliardi di finanziamenti. A noi ne potrebbero toccare circa cinque, ma dovremmo spendere altrettanto, perchè si tratta di progetti cofinanziati. Dopo anni di preparazione, rimarremo fuori, con grande gioia degli altri Paesi. Questo anzi era l'anno nel quale bisognava osare, spendere di più. E poi io capisco che bisogna risparmiare, ma allora perchè si taglia la ricerca e si finanzia l'acquisto di televisori digitali di 22 pollici, che non vengono neanche prodotti in Italia?".

"Da noi il 50 per cento del budget - spiega Petronzio - va agli stipendi del personale, il 25 per cento copre le spese per i laboratori, che vanno dall'acquisto del materiale alla pulizia al pagamento delle bollette, e solo il rimanente 25 per cento va alla ricerca vera e propria, quella che ci permette di fare nuove scoperte".

"Con un taglio del 20 per cento - dice ancora il presidente dell'INFN - io sono costretto a chiudere i laboratori o a tagliare l'attività di ricerca, perché è evidente che non posso tagliare gli stipendi. E non mi si dica che negli istituti di ricerca c'è un eccesso di personale amministrativo, perché da questo punto di vista noi siamo i più virtuosi, visto che questa voce di spesa assorbe solo il 50 per cento del nostro budget. Tagliare la ricerca è però impossibile, perchè si tratta di progetti che fanno parte di reti internazionali, per i quali noi abbiamo assunto da tempo impegni precisi e inderogabili. L'unica soluzione è chiudere i laboratori: ne abbiamo quattro nostri e una trentina all'interno delle università. Significa rendere inutili investimenti di centinaia di milioni, tale è il costo di un laboratorio. Sul nostro budget di 270 milioni, il taglio è di 50, su una spesa per la ricerca di 70 milioni".

"Credo che abbia assolutamente ragione Mussi - concorda il rettore Fabiani - i finanziamenti dei quali parla Padoa-Schioppa erano già nella Finanziaria. Mentre quello che il buon Padoa-Schioppa non riesce a capire è che le università non possono funzionare con i tagli del 20 per cento disposti dal decreto Bersani-Visco. Non dico che non possiamo risparmiare: possiamo, sicuramente. Anzi, già lo stiamo facendo: insieme alla Sapienza e a Tor Vergata (gli altri due atenei romani, ndr) stiamo per siglare un accordo che ci permetterà di ottenere delle tariffe elettriche decisamente convenienti. Ma il taglio del 20 per cento è un'altra cosa".

"Significa - spiega ancora il rettore - che dovrei tagliare del 20 per cento le spese delle varie bollette, di manutenzione degli edifici, acquisto libri, rifornimento laboratori, visto che evidentemente non posso tagliare sugli stipendi. Che anzi sono una spesa che cresce, e non per colpa nostra ma per disposizione del governo: è il governo che tratta gli aumenti a livello centrale. Le spese di gestione per noi quest'anno sono anzi cresciute perchè abbiamo due nuove sedi per la facoltà di Scienze Politiche e per quella di Economia, che erano in situazioni di degrado. Non avrebbero dovuto farmele aprire: sarebbero dovute rimanere nelle precedenti situazioni di degrado. Io però adesso devo provvedere alla manutenzione di altri 30.000 metri quadri".

"Scuole e Asl sono esonerate da questi tagli - conclude Fabiani - Mi domando perché le scuole siano esonerate e le università no. Noi non facciamo parte del sistema dell'istruzione in questo Paese?".

Contro i tagli si scagliano anche oggi organizzazioni sindacali e degli studenti. "La Finanziaria non dà risposte alla stragrande maggioranza dei precari", accusa la RdB-Cub in un comunicato, aggiungendo che invece la manovra prevede "centinaia di milioni di euro destinati alla ricerca privata".