Repubblica it: Panini: "Basta con il populismo si torni alla politica per le persone"
Intervista al segretario confederale della Cgil, che ha organizzato la manifestazione nazionale indetta per sabato 4 aprile a Roma
Al governo il sindacato guidato da Epifani chiede "fatti concreti"
E a Cisl e Uil ricorda che "la democrazia non funziona a corrente alternata"
di ROSARIA AMATO
ROMA - Di nuovo in piazza, perché a far le spese della crisi non siano sempre "gli stessi che pagano in termini di riduzione della ricchezza e dei diritti fondamentali". Perché non è detto che la crisi debba automaticamente ridurre i salari già erosi, rendere disoccupati i precari, affamare le famiglie. Secondo la Cgil, anche in un momento come questo, politiche adeguate potrebbero tutelare chi sta subendo le conseguenze peggiori della recessione: "Siamo nel mezzo di una crisi devastante, ricorda il segretario confederale della Cgil Enrico Panini, coordinatore della manifestazione nazionale indetta per sabato 4 - e gli interventi del governo sono assolutamente insufficienti sia per quanto riguarda le risorse investite, dal momento che siamo l'ultimo paese in Europa per quantità di fondi impiegati, sia per le soluzioni individuate, inadatte ai problemi delle famiglie, dei pensionati e dei precari.
Gli altri sindacati confederali vi accusano di ricorrere alla piazza, rifiutando invece il dialogo con le istituzioni e con le controparti.
"Io penso che a fronte dei risultati elettorali dell'anno scorso, da parte dei sindacati ci sia stata una lettura diversa di cosa fare. Noi crediamo che sia ancora importante mantenere un profilo contrattuale vertenziale: vuol dire che anche a fronte di questa scelta politica della maggioranza degli italiani io faccio rinnovi contrattuali per aumentare le retribuzioni, faccio vertenze. Continuo a fare, insomma, quello che si è fatto in questi decenni. Cisl e Uil pensano invece che a fronte di un risultato di quel tipo sia più utile una riduzione di questo aspetto, hanno sottoscritto infatti le regole che portano a una riduzione strutturale di salario, e che il ruolo del sindacato sia piuttosto da difendere all'interno di organismi di settore, come il collocamento".
In fondo la crisi ha accentuato una tendenza in atto da anni: l'erosione dei salari, la messa in discussione del modello contrattuale maturato negli anni '70, con lo Statuto dei lavoratori e le leggi degli anni successivi.
"La Cgil pensa che la crisi debba essere utilizzata dando risposte che garantiscano nell'immediato condizioni di vita e di lavoro migliori alle persone, ma anche per modificare un modello di sviluppo che ha portato alle condizioni attuali. Per anni ci siamo sentiti dire che il pubblico era "vecchio", e che il mercato avrebbe portato condizioni migliori per tutti. Ora si dice il contrario, anche nei paesi dove più si era affermato il mercato. E quindi è forse venuto il momento di pensare a un diverso modello di crescita. Significa assumere l'ambiente come modello di investimento, valorizzare i diritti delle persone, l'istruzione, l'innovazione, la ricerca, proprio come sta facendo Obama negli Stati Uniti. Dentro questa crisi gli strumenti per ipotizzare il cambiamento, senza ripercorrere gli errori che ci hanno portato a una situazione di forte devastazione, a una crisi che il mondo non ha mai conosciuto, credo che neanche la crisi del '29 abbia avuto conseguenze così gravi".
Il governo vi accusa (e non solo voi) di esagerare i termini della crisi.
"Non si possono risolvere le cose dicendo "siate fiduciosi", o accusando di essere menagrami chi si limita a enunciare i problemi, o pensare che la soluzione dei problemi possa essere sposare il figlio di Berlusconi. Servono fatti concreti".
Anche perché la crisi sta acutizzando i conflitti sociali, in qualche caso il malcontento sta sfociando nella violenza.
"Ci sono situazioni devastanti: è possibile la radicalizzazione di una dura esplosione. Per questo bisogna essere attenti anche ai termini che si utilizzano: spesso i ministri utilizzano termini sopra le righe. Invece occorrono serietà e sobrietà. Occorre ricercare il dialogo: la scelta di sottoscrivere per la prima volta una accordo escludendo la confederazione più grande è una scelta dissennata, regole non condivise tendono a provocare maggiore tensione. Bisogna risolvere i problemi prima che si presentino: le risorse e la durata della Cig sono insufficienti, c'è il problema dei tagli della scuola che stanno scaricando sulle famiglie dei costi enormi. C'è un problema di accoglienza degli immigrati. Dal populismo bisogna che si passi alla politica, intesa come la capacità di rispondere ai problemi, alle aspettative, anche ai sogni delle persone. I problemi vanno risolti prima che si presentino: ci sono 300.000 persone in Cassa Integrazione, 400.000 precari che perderanno il posto, la devastazione dei territori. E in tutto questo, c'è anche l'inaguatezza di chi ci rappresenta".
Tornando all'accordo sui contratti, Cisl e Uil accusano voi di esservi fatti da parte, respingendo l'accusa di avervi esclusi.
"E' una rappresentazione virtuale dei fatti: noi abbiamo difeso fino all'ultimo minuto le posizioni discusse in migliaia di assemblee. E' straordinario che si convochi una riunione per parlare di crisi, e non si parli di crisi, e ci si sottoponga un testo che non avevamo mai visto, e alla fine alla Cgil che chiede tempo per valutare le proposte si dica che bisogna prendere o lasciare".
E del resto la consultazione vi ha dato ragione.
"Abbiamo fatto un referendum, con le stesse regole concordate con Cisl e Uil tre anni prima: abbiamo portati da soli il 71% delle persone della consultazione precedente, il 97% ha bocciato quell'accordo. Noi avevamo chiesto di fare la consultazione insieme, perché riteniamo che la democrazia sia in questi casi fondamentale: bisogna rimettere nelle mani delle persone il giudizio finale su quelle regole. E' un esercizio di sana modestia da un lato, che valorizza la democrazia come fatto fondamentale. Non è che il referendum si fa solo quando conviene, quasi che la democrazia sia a corrente alternata, come la luce elettrica".