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Repubblica: L´ex ministro Berlinguer: la scuola non può restare allo status quo

"Capisco le paure dei docenti ma è il momento di cambiare"

28/09/2008
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la Repubblica

"Il maestro unico? Alle elementari è molto più efficace affiancare le competenze"
MARIO REGGIO

ROMA - «Gli insegnanti sono in apprensione ed è comprensibile quando è in gioco il posto di lavoro. E senza il loro consenso non passa nessun cambiamento. La nostra scuola, però, ha estrema necessità di una mutazione profonda che non si ottiene difendendo lo status quo, ma guardando al futuro».
Luigi Berlinguer non vuole commentare la decisione della Cgil di scendere in piazza da sola contro il governo, ma non rinuncia a rilanciare, a 76 anni, il suo messaggio di cambiamento.
Come si può fare?
«Dobbiamo cancellare definitivamente la scuola ideata nel ´25 da Giovanni Gentile, una scuola chiusa alla curiosità scientifica, all´arte praticata, alla centralità dell´alunno, al suo coinvolgimento intellettuale all´education. Oggi il problema centrale è rivedere ciò che si insegna e come si insegna».
È possibile?
«So che è molto difficile ma non possiamo rinunciarci. È indispensabile trovare una base comune di ampiezza costituzionale tra le forze politiche e sociali per cambiare e migliorare la scuola italiana».
Cosa pensa del maestro unico?
«Se questa tematica divide cerchiamo un terreno comune che coniughi risparmio e riforma. Per insegnare la lingua straniera e praticare la musica occorrono insegnanti specialisti, senza perdere i vantaggi del tempo pieno. Alle elementari è molto più efficace un´articolazione delle competenze dei docenti: l´insegnante generalista e quelli specialisti. Il comitato per l´apprendimento pratico della musica, che presiedo, sta per presentare al ministro Gelmini un progetto per il ciclo primario che non prevede un aumento di spesa».
Lei ha tentato di introdurre la riforma dei cicli. Ma senza successo.
«Introduceva una nuova visione dell´infanzia e dell´adolescenza ed il passaggio morbido dalle elementari alle medie, che oggi è causa della dispersione scolastica. Comportava anche la riduzione di un anno dell´intero ciclo primario. La prima elementare oggi trova i bambini che sanno già leggere e scrivere, inoltre per i nostri ragazzi uscire dalla scuola a 18 anni anziché a 19, come nel resto d´Europa, sarebbe un gran vantaggio».
Ma andò male.
«Una grande riforma bloccata da una parte della destra e da una parte dei sindacati. Come è successo a proposito della valutazione dell´insegnamento scolastico e ne paghiamo ancora le conseguenze. Bisogna, invece, provvedere subito».