Repubblica: L´infamia delle bandiere bruciate
Caro Augias, se fossi stato a Milano ....
CORRADO AUGIAS
Caro Augias, se fossi stato a Milano anche io avrei fischiato la Moratti. (ma non sarebbe meglio chiamarla la Brichetto?) E l'avrei fischiata, purtroppo, facendo il suo gioco. Qualcuno può pensare che se non fosse candidata alla sindacatura di Milano si sarebbe presentata alla manifestazione del 25 aprile? Per calcolo direttamente suo, oppure consigliatole, la signora ha raggiunto il suo scopo. Se ci vado mi fischieranno e mi farò una gran pubblicità gratuita. La ministra ha colto nel segno. A «Prima Pagina» del 26 aprile la giornalista Marina Valensise ha dedicato 35 minuti su 50 della rassegna stampa a leggere le varie notizie su questo fatto. E questo accadeva su RadioTre, immaginatevi il resto....
Marcello Catania
marcellocatania3@virgilio.it
A ugias , anch'io mi schiero contro quella minoranza d'imbecilli che hanno contestato il ministro Moratti, ho però delle perplessità sul comportamento della Moratti stessa. Su di lei pende la colpa di essere ministro di una forza politica che nelle ultime elezioni ha cercato alleanze con gruppi dell'estrema destra che inneggiano ancora al «duce», celebrano la sua nascita, la sua morte con visite alla sua tomba, in netto contrasto alla festa del 25 Aprile; un personaggio politico il «duce» promulgatore delle leggi razziali, colpevole insieme ai Savoia nella consegna del Paese a degli alleati tragici per l'Italia, colpevole di aver trascinato la nazione in una guerra mondiale solo per megalomania.
Alberto Allegra
alberto-allegra@fastwebnet.it
L'episodio di Milano è un concentrato di insensatezza. Al primo posto, per infamia, metterei gli insulti alla Brigata ebraica e le bandiere d'Israele bruciate. Agisce in quella città un piccolo gruppo di estremisti che non perde occasione per segnalarsi in modo negativo, politicamente irresponsabile, primitivo dal punto di vista civile.
Quale sia il loro gioco e il loro scopo ormai è chiaro, i connotati delle loro azioni sono così smaccati da non potersi escludere nemmeno un contributo dietro le quinte di professionisti della provocazione. Intendiamoci, gruppi politici irresponsabili ci sono sempre stati, mossi a volte da stupidità propria altre da interessi vergognosi. Negli anni Settanta ne abbiamo conosciuti parecchi. Le incertezze del presente momento sembrano averli rianimati per la gioia di chiunque voglia pescare nel torbido.
Poi c'è la Moratti, sulla quale non posso condividere il ragionamento del signor Catania. Il fatto che nei cinque anni in cui è stata al governo non si sia mai sognata di partecipare alle cerimonie per la Liberazione è ininfluente e non può nemmeno indurre a giudicare come strumentale la sua presenza nel corteo. La signora Moratti aveva gli stessi diritti di tutti ad essere lì. Anzi, ne aveva persino di più di tanti altri, perché al fianco del padre, ex deportato a Dachau: non ci dovrebbe essere bisogno di ricordare che la Resistenza e la Liberazione sono un patrimonio unitario e tali devono rimanere.
Eppure, con un "cervello da bambini" (lo diceva Cicerone a proposito dei congiurati contro Cesare) i soliti estremisti l'hanno ostracizzata a fischi e insulti. La (brutta) riforma della scuola di cui la Moratti è autrice, non c'entra nulla. C'entra solo il rispetto delle fondamentali regole della democrazia.