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Repubblica-L'innocente e i carnefici

L'innocente e i carnefici di EZIO MAURO HANNO ammazzato Enzo Baldoni, prigionieri del ricatto ideologico che avevano lanciato al nostro governo e al nostro Paese, un ricatto internazionale con ...

27/08/2004
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la Repubblica

L'innocente e i carnefici
di EZIO MAURO

HANNO ammazzato Enzo Baldoni, prigionieri del ricatto ideologico che avevano lanciato al nostro governo e al nostro Paese, un ricatto internazionale con le condizioni, l'ultimatum, la minaccia di morte. Ieri, scaduto l'ultimatum, l'Esercito Islamico in Iraq ha eseguito la sua condanna, incurante delle ultime parole pronunciate a testa alta da Baldoni davanti alle telecamere dei suoi carcerieri: "Vengo dall'Italia, ho 56 anni, sono un giornalista e faccio volontariato per la Croce rossa".

Dopo Fabrizio Quattrocchi, un altro italiano muore in Iraq ai margini della guerra, e la sua identità, le sue idee, il suo ruolo non contano perché il suo passaporto lo condanna, in quanto l'Italia per l'Esercito Islamico "è in testa alla lista di coloro che si devono combattere e uccidere". Si parla di immagini "agghiaccianti" nel video in cui gli assassini avrebbero filmato la loro esecuzione. Una crudeltà anch'essa ideologica, di cui i rapitori hanno già dato prova quando hanno assassinato nei mesi scorsi due ostaggi pachistani, e persino Al Jazeera si è rifiutata di trasmettere quelle immagini.

Davanti alla brutalità di questa tragedia (consumata con una rapidità tecnica da atto politico, che punta fin dall'inizio soltanto al suo esito scontato, senza lasciare spazio a qualsiasi soluzione diversa) contrasta ancor più l'inermità "innocente" di Enzo Baldoni, che davanti alle armi spianate dei suoi rapitori e carnefici sembrava ancora sentirsi in qualche modo al riparo della sua identità di giornalista free lance, volontario della Croce rossa, "uomo di pace", come ha detto con forte dignità sua figlia nell'ultimo inutile appello.

Di quello spirito di pace, i rapitori assassini non hanno saputo che farsene, non hanno voluto servirsene. Nel loro disegno - ripeto: ideologico - l'uomo che tenevano in mano, con la sua storia e i suoi ideali, non aveva alcuna importanza. Contava solo poterlo trasformare in fretta e fino in fondo in uno strumento politico per poter ricattare un governo occidentale, la sua opinione pubblica di riferimento, lo Stato e la democrazia, cercando di condizionarli con il terrore per imporre il ritiro dei nostri soldati.

Il terrorismo è ancora e sempre questo: il tentativo di negare autonomia alla democrazia, libertà alle sue scelte. Il tormento di giorni per la sorte di un ostaggio, il dolore per l'assassinio barbaro di un uomo inerme si deve accompagnare in ogni momento - dunque soprattutto oggi - al rifiuto di questo condizionamento.

La scelta italiana di andare in Iraq è nel nostro Paese controversa, e a nostro giudizio sbagliata, anch'essa ideologica.

Ma la politica del legittimo governo di uno Stato democratico non è disponibile per i ricatti e i voleri violenti di un gruppo terroristico che pretende di determinare tempi, modi e risultati delle sue scelte. La libera democrazia ha in sé gli strumenti e le garanzie per giudicare se stessa, confermare i suoi valori e correggere i suoi errori. Non ci può essere spazio, né ambiguità, per interferenze esterne, nemmeno davanti ad una tragedia annunciata.

Naturalmente tutti dobbiamo riflettere, se vogliamo che la morte "innocente" di Baldoni non sia priva di un senso. Il governo deve capire che il suo coinvolgimento ideologico, più ancora che militare, espone l'Italia in modo particolare, e priva la nostra politica estera di un ruolo attivo ed efficace in Europa e in Medio Oriente, e cioè là dove si possono innescare le uniche novità politico-diplomatiche capaci di aiutare gli Usa ad uscire da questa crisi senza distruggere il concetto di Occidente. La sinistra deve capire un'altra lezione, parallela ma obbligatoria, dalla tragedia di Baldoni: nella crisi mondiale che si gioca in Iraq nessuno è salvo, nessuna identità è privilegiata, nessuna cultura è di riparo. Perché siamo occidentali, come ben sanno i rapitori di Baldoni e i suoi assassini. Dovremmo ricordarlo anche noi.

Quanto a quel pezzo di opinione che ha irriso gli ideali di Baldoni e deriso le sue scelte, perché questa volta l'ostaggio veniva da un mondo di sinistra, c'è poco da capire: questa è la destra di casa nostra, capace di distinguere tra ostaggio e ostaggio, tra morto e morto, perché le persone non contano, sull'altare dell'ultima feroce ideologia e della meschina barbarie intellettuale che si agitano nel bicchier d'acqua italiano, incosciente del contesto.

(27 agosto 2004)