Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica: L´ira di Epifani "C´è un piano per metterci in un angolo"

Repubblica: L´ira di Epifani "C´è un piano per metterci in un angolo"

Attacco al premier e alla Marcegaglia

13/11/2008
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

La svolta del leader Cgil, che tranquillizza il suo sindacato: "Il giorno dello sciopero non saremo soli"

E il moderato Guglielmo sceglie la piazza "Bisogna reagire al clima da basso impero"

PAOLO GRISERI

Lo spettro ha popolato per decenni gli incubi peggiori della sinistra italiana aggirandosi nelle stanze del Pci prima e della Cgil poi. È lo spettro della "conventio ad excludendum", l´accordo per tagliare fuori l´ala sinistra della rappresentanza sociale nella speranza che l´esclusione dalle trattative faccia perdere consensi a chi si oppone al governo. Guglielmo Epifani legge così il patto di Palazzo Grazioli, la riunione riservata a casa Berlusconi cui partecipano i leader di Confindustria, Cisl e Uil. «Possibile che i commensali non si siano accorti che a quel tavolo c´era un posto vuoto?», ripete il leader della Cgil ai suoi collaboratori. Nemmeno la lettura della rassegna stampa del mattino lo convince che si sia consumato uno strappo tanto clamoroso nella costituzione materiale italiana. Epifani fa cercare Maurizio Beretta, direttore generale di Confindustria: «È vera questa storia dell´incontro segreto?». «È vera, ci siamo andati».
Con chi è più arrabbiato Epifani? Difficile rispondere per chi assiste al suo sfogo insolito. Il segretario parla di «una vicenda indecorosa che apre uno scenario inquietante sul governo e sulla nostra democrazia». Certo, si arrabbia con Angeletti e Bonanni: «Prima ammettono di aver partecipato, poi negano anche se ci sono i lanci di agenzia a testimoniare la loro presenza». Soprattutto però il segretario è irritato con Emma Marcegaglia: «Come ha fatto lei a non chiedersi perché c´erano certe assenze a quel tavolo? E non parlo solo di noi. Parlo anche di Renata Polverini dell´Ugl, tanto per fare un esempio». Per non citare «le associazioni delle piccole e medie imprese» che pure a una riunione sulla manovra anticrisi avrebbero avuto da dire la loro. Colpisce che il vertice di Confindustria accetti un´operazione di evidente collateralismo con il governo di centrodestra. Tornano i tempi di D´Amato?
Per paradosso Epifani sembra più irritato per il tradimento della sua controparte naturale che per il comportamento dei colleghi delle altre confederazioni: «Con Cisl e Uil siamo a un copione che si ripete. Dal patto della lavanderia in poi i governi di Berlusconi ci hanno provato spesso». E spesso, ma questo Epifani non lo dice ai suoi, quei tentativi portano la firma di Maurizio Sacconi, oggi ministro del Welfare, fino a due anni fa sottosegretario al Lavoro. Il riferimento al "patto della lavanderia" vuole essere in qualche modo beneaugurante per la Cgil. L´incontro segreto del 2002 tra l´allora vicepremier Gianfranco Fini e l´allora leader della Cisl Savino Pezzotta fu possibile perché l´esponente sindacale raggiunse la saletta riservata di un albergo di via del Babbuino passando dall´uscita secondaria di una lavanderia. L´intesa avrebbe portato al patto per l´Italia, un testo separato, firmato solo da Cisl e Uil e rimasto sostanzialmente lettera morta se non per le infinite discussioni che accese sull´abolizione dell´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Bonanni e Angeletti vogliono riprovarci? «Quali vantaggi ne avrebbero?», chiede Epifani ai suoi. E aggiunge: «Che cosa hanno voluto nasconderci in quella riunione?».
C´è la lettura politica, un´analisi che il segretario della Cgil ama poco ma che potrebbe fare da sfondo all´«inquietante scenario» di martedì sera. «È possibile che Berlusconi abbia voluto togliersi la soddisfazione di mettere da parte Cgil e Ugl per mandare un segnale a D´Alema e Fini, colpevoli di aver tentato un´intesa per far rinascere la bicamerale sulle riforme». Ma quello sfondo non può essere, da solo, la spiegazione dalla «conventio ad excludendum». Qual è l´oggetto dello scambio tra Cisl, Uil Confindustria e governo? «Avrei capito se avessero deciso di muoverci un attacco frontale, sul merito. Lo avremmo accettato e avremmo combattuto a viso aperto. Ma così, con le riunioni fatte sottobanco, con le fughe dalle uscite secondarie, dove pensano di andare? Si respira un´aria da basso impero». Nel basso impero la Cgil rischia di rimanere nell´angolo.
È evidente che il più grande sindacato italiano non può aspettare sul marciapiede di via del Plebiscito che arrivi una convocazione a casa Berlusconi. Così Epifani riunisce il direttivo e rilancia: a incontro separato si risponderà con lo sciopero separato. Strategia rischiosa? Il segretario tranquillizza i collaboratori: «Non credo che il 12 dicembre saremo isolati nelle piazze. E vedrete venerdì quanti ragazzi e insegnanti parteciperanno alle manifestazioni». Il dado è tratto. L´ultima battuta è principalmente contro il governo ma non risparmia Cisl e Uil: «Berlusconi non può pensare che la democrazia sia discutere solo con chi è d´accordo con lui».