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Repubblica-LA DISTANZA TRA LA CLASSE E LA VITA

LA DISTANZA TRA LA CLASSE E LA VITA MARCO LODOLI Forse dopo questo forum abbiamo afferrato un po' meg...

01/07/2005
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la Repubblica

LA DISTANZA TRA LA CLASSE E LA VITA
MARCO LODOLI


Forse dopo questo forum abbiamo afferrato un po' meglio la questione delle bocciature in deciso aumento.
Probabilmente non è vero che i professori e i presidi siano diventati più crudeli, o che addirittura ci siano state indicazioni da parte del ministero, o che il tasso di somaraggine abbia avuto una brusca impennata. Certo, per i ragazzi di oggi la scuola rischia di non essere più il centro assoluto della loro vita, croce e delizia quotidiana, perché il loro mondo è diventato straordinariamente più variegato di venti o dieci anni fa. Ora attorno a ogni adolescente cantano infinite sirene, mentre la scuola balbetta o bofonchia. Così l'attenzione verso una povera lavagna, verso una proposta che passa per la voce immalinconita degli insegnanti inevitabilmente scema, e di conseguenza i risultati sono più scarsi. E' difficile che un'ode di Carducci o un'equazione di secondo grado o una lezione su Epicuro affascinino chi vive nel caleidoscopio rutilante della tv, delle discoteche, dei centri commerciali. Ma la faccenda è allo stesso tempo più semplice e più complicata. La nuova riforma dividerà le scuole in licei e istituti professionali: si prepara una società divisa in vincenti e perdenti, in ricchi e poveri. E così, inevitabilmente, crescono le domande di iscrizione ai licei, zattere sempre più cariche di ragazzi che sperano di approdare a lidi migliori da quelli da cui sono partiti. Ma la zattera non può contenere tutti quelli che ci saltano sopra: i licei sono quelli che sono, non c'è spazio per tutti. Sfoltire diventa una necessità, un obbligo. I più deboli vengono rigettati in mare.

Chi non rende se ne deve andare. Pare addirittura che per uno studente respinto al primo anno ci siano grosse difficoltà a iscriversi di nuovo. Diversa è la situazione nei professionali, che conosco meglio perché ci lavoro da sempre. Qui si cerca di trattenere i ragazzi in ogni modo, anche se i risultati sono modesti, perché la minaccia dell'abbandono scolastico è fortissima, e sarebbe davvero una sciagura se tanti alunni che hanno poco o niente - solo la scuola, questa povera ma nobile comunità - si perdessero nel vuoto dei loro anonimi e miseri quartieri, in giornate fatte di desolazione o, peggio, di pericoli spaventosi, tra bische e tristi compagnie. Insomma, la mia impressione è che si marci a due velocità. Da un lato una scuola che seleziona per funzionare meglio e, forse, per creare una prima classe di cittadini, dall'altro gli istituti periferici che debbono combattere con il degrado che li circonda e che minaccia ogni momento di risucchiare ancora più in basso studenti destinati a viaggiare in terza classe.
Marco Lodoli