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Repubblica: La felicità ora si studia al college

Da Harvard a Wellington, boom di corsi di "psicologia positiva"

20/04/2006
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la Repubblica

Grande successo fra gli allievi delle prestigiose università. I rettori: "Dobbiamo istruire i giovani anche sul fronte del benessere emotivo"

Il docente: lavoriamo sull´autostima ma anche sul senso dell´umorismo
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

enrico franceschini
londra - «La felicità», ammonisce quel grande poeta dell´animo umano che era Anton Cechov, «è come la salute: quando la possiedi, non te ne accorgi». Ma forse è possibile, se non proprio accorgersi di possederla, perlomeno sapere cos´è, com´è, in che modo ottenerla, impresa con cui i filosofi si cimentano da secoli e che qualcuno, adesso, pensa d´insegnare sui banchi di scuola o nelle aule d´università, come si fa con letteratura, storia e matematica. Dal prestigioso campus di Harvard in America a uno dei più elitari college privati inglesi, infatti, la felicità è diventata recentemente una materia di studio, con docenti, lezioni, interrogazioni, voti e compiti per casa. Alla lettera, si chiamano corsi di well being, ovvero su come stare bene; in concreto si tratta di apprendere la "psicologia positiva", scienza relativamente recente che mira a evidenziare quanto di buono c´è in un individuo, scoprendone potenzialità e risorse, per farne il veicolo che conduce alla propria personale interpretazione di benessere e qualità della vita. Un approccio opposto a quello della psicologia tradizionale, che tende ad analizzare principalmente problemi, insicurezze, patologie del soggetto.
Di certo c´è che l´iniziativa ha raccolto immediato successo. Ad Harvard, l´università americana considerata il migliore ateneo del mondo, il corso di psicologia positiva lanciato quest´anno dal professor Tal Ben-Shahar ha più iscritti dei corsi di economia per cui è famosa: novecento studenti affollano l´aula per imparare «come si fa a essere felici». Al Wellington College di Crowthorne, nella verde campagna d´Inghilterra, una delle scuole private più rinomate del regno, i corsi inizieranno invece solo nelle prossime settimane, ma c´è già grande curiosità e animazione: «Se il compito della scuola è formare i giovani affinché diventino degli adulti solidi e realizzati», dice il rettore Anthony Seldon, un noto storico britannico, autore tra l´altro di una bella biografia di Tony Blair, «significa che dobbiamo anche provare ad aiutarli e istruirli sul fronte dei sentimenti, dei rapporti personali, del benessere emotivo».
Ma come si può imparare a essere felici, studiando la felicità alla stregua di una qualunque materia scolastica, a quindici o vent´anni d´età, o magari, come ripetenti, a quaranta o cinquanta, visto che non si finisce mai di aver bisogno d´imparare, in questo forse più che in altri campi? «Bisogna lavorare su autostima, empatia, amicizia, amore, ottimismo, ma pure su creatività, spiritualità, musicalità e senso dell´umorismo», spiega il professor Ben-Shahar ad Harvard, suggerendo come primo consiglio per essere felici di «semplificare, e poi ricordare che frustrazione e paura sono sentimenti naturali, e avere la consapevolezza che la felicità dipende da come siamo dentro, non dal nostro conto in banca». Concorda il rettore del Wellington College: «Tutte le statistiche ci dicono che negli ultimi trent´anni siamo diventati più ricchi, meglio vestiti, più consumisti e che il livello di soddisfazione personale dovrebbe essere cresciuto immensamente», nota Antony Seldon, «eppure altre statistiche ci informano che i beni materiali non ci hanno resi più felici, anzi, i giovani d´oggi sono mediamente più infelici, incerti e privi di entusiasmo delle generazioni precedenti».
Perciò si augura che, nel giro di cinque anni, tutte le scuole di Gran Bretagna istituiscano corsi di felicità. «Naturalmente sapere cos´è, e come cercarla», soggiunge il rettore, «non garantisce di trovarla». Per quello, potrebbe rivelargli qualcuno dei suoi studenti, serve una cosa semplicissima: innamorarsi. E allora, a dispetto di Cechov, te ne accorgi eccome.