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Repubblica-La grecista: il nuovo mondo ha bisogno di umanisti

Eva Cantarella: "Una formazione classica garantisce flessibilità, metodo, spirito critico" La grecista: il nuovo mondo ha bisogno di umanisti I testi antichi hanno un grande fas...

06/02/2005
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la Repubblica

Eva Cantarella: "Una formazione classica garantisce flessibilità, metodo, spirito critico"
La grecista: il nuovo mondo ha bisogno di umanisti
I testi antichi hanno un grande fascino perché ci ricordano le nostre origini e allo stesso tempo mostrano la nostra radicale diversità dagli antenati: sorprende veder convivere aspetti tribali e filosofie sofisticate


Eva Cantarella, docente di Diritto romano e Diritto dell'antichità all'università Statale, aumentano le iscrizioni nei licei classici e scendono negli istituti tecnici e professionali. Come spiega questa passione dei giovani per la cultura umanistica?
"I giovani hanno capito che anche quello che non serve immediatamente nella vita è importante. Per anni si è pensato che la formazione specialistica fosse l'unica in grado di preparare al mondo del lavoro e che il greco e il latino non servissero a niente. Oggi le cose si stanno ribaltando. E gli studenti iniziano a rivalutare la cultura classica, un patrimonio a cui si può attingere in ogni momento della vita. Qualcosa che rimane lì anche se non la si usa tutti i giorni e che permette di riciclarsi più facilmente in un mondo flessibile come quello in cui viviamo".
Quindi la formazione classica è migliore di quella tecnica?
"In tanti anni di insegnamento alla facoltà di Giurisprudenza ho notato che gli studenti che hanno più facilità a inserirsi in università, a superare con successo gli esami, sono quelli che provengono dalla formazione classica".
Si dice però che la matematica allena la mente e insegna a ragionare tanto quanto il latino
"È vero, ma non parliamo solo di ragionamento. Al liceo classico si insegna a studiare perché la cultura classica offre gli strumenti per apprendere: il metodo e la capacità critica".
Cosa affascina della cultura greca i giovani del Terzo Millennio?
"Oltre alla loro indiscutibile bellezza, i testi greci e romani esercitano un grande fascino perché ci ricordano le nostre origini, ma allo stesso tempo ci mostrano la nostra radicale diversità dagli antenati. Quello che sorprende è vedere aspetti così tribali e arcaici convivere con elaborazioni filosofiche molto sofisticate".
Da un paio d'anni è scoppiata la passione per i classici e Omero e Dante sono tornati di moda. Il boom non può essere un riflesso di questo fenomeno?
"Può darsi, ma questa esplosione ha anche una spiegazione sociologica che non ha niente a che vedere con la moda. Con l'aumento del numero di laureati è cresciuta l'offerta culturale del nostro paese, anche grazie a figure professionali che operano nel mondo della cultura. Non cresce solo la domanda, ma anche l'offerta. Io ne sono felice anche se la cosa mi preoccupa un po'".
Perché?
"Il rischio è che il mondo classico venga stereotipato. L'immagine che tutti hanno dei greci è quella di un popolo perfetto che ha inventato la democrazia e la filosofia. Ma non bisogna dimenticare che conoscevano pratiche che noi oggi definiremo tribali. Per esempio ad Atene c'era il "pharmacos", un poveraccio che veniva eliminato quando si presentava qualche calamità. I greci pensavano che uccidendo il "pharmacos" venissero allontanate le impurità e le contaminazioni che avevano provocato tutti i mali. È vero che i greci hanno inventato la democrazia, ma la loro era un po' limitata".
(t. m.)