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Repubblica-LA SCUOLA

LA SCUOLA Tagli, nascite boom, anticipo l'infanzia resta in lista d'attesa I comuni hanno ridotto del 30% i finanziamenti Pochi i maestri, crisi nelle classi dell'ex matern...

12/09/2004
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la Repubblica

LA SCUOLA
Tagli, nascite boom, anticipo l'infanzia resta in lista d'attesa
I comuni hanno ridotto del 30% i finanziamenti
Pochi i maestri, crisi nelle classi dell'ex materna
MARINA CAVALLIERI


ROMA - La scuola d'infanzia scoppia: 2500 bambini in lista d'attesa in Piemonte, 1200 nella provincia di Roma, 1700 in quella di Milano, secondo una stima dei sindacati sarebbero quasi 100mila in tutta Italia. Ragazzini che rimangono fuori della porta, mentre gli istituti cercano di fronteggiare il mini-boom demografico, la novità dell'anticipo, le trattative sindacali. Parte con affanno la scuola dei più piccini, una scuola non obbligatoria ma ormai indispensabile.
Sono oltre un milione e mezzo gli alunni di quella che un tempo si chiamava "la materna", fu definita così perché doveva fare le veci della mamma, segnare il primo distacco, oggi però molte cose sono cambiate. La novità di quest'anno è "l'anticipo", la possibilità prevista dalla riforma d'iscrivere anche i più piccoli di due anni e mezzo, ma il nuovo indirizzo è di fatto impraticabile, un evento remoto, una riforma virtuale. "O c'è un finanziamento specifico o i comuni non se ne faranno carico", dice categorico Fabio Sturani, sindaco di Ancona, responsabile del settore istruzione per l'Anci. "Là dove esistono strutture e possibilità siamo disponibili, per il resto non applichiamo la riforma fino a che non ci sono risorse". La riforma subordinava infatti l'avvio dell'anticipo all'esistenza di alcune condizioni: nell'istituto non devono esserci liste di attesa, devono essere garantite strutture adeguate e personale formato per i bambini più piccoli. Ma nessuna di queste condizioni sussiste.
"La riforma poteva partire se c'era un'intesa con gli enti locali", spiega Enrico Panini, responsabile scuola della Cgil. "E se c'era personale adatto ad inserire bambini di quell'età. Su questo punto la trattativa con i sindacati è iniziata il 30 agosto ma è stata sospesa, non è possibile che di fronte al numero di alunni che cresce non ci siano nuove assunzioni o una maggiore retribuzione per chi lavora di più: il governo non ha stanziato neanche un euro". Cgil, Cisl, Uil e Snals si sono alzati dal tavolo delle trattative e così l'anticipo resta lettera morta.
Ma se i bambini di due anni e mezzo rimangono fuori anche molti di quelli aventi diritto, tra i 3 e 6 anni, devono aspettare. Le liste d'attesa ci sono infatti un po' ovunque, a macchia di leopardo, anche nelle regioni in cui gli asili erano un'"eccellenza planetaria", un fiore all'occhiello come in Emilia Romagna. Le liste sono provocate dal mini-boom demografico, dall'aumento dei bambini "migranti" che bussano alle aule, trovare un posto per tutti è diventato un problema. "Le cause delle liste d'attesa sono diverse - spiega Giovanna Zunino, sindacalista - i comuni hanno meno soldi, fino al 30 per cento di finanziamenti in meno e così cominciano a tagliare sui servizi primari. C'è poi il problema dei docenti che non sono aumentati mentre ci sono sempre più iscrizioni. Il decreto 91 del 2001 prevedeva 500 docenti in più all'anno fino al 2005. Il ministro Moratti però fermò il decreto anche se il Consiglio nazionale della Pubblica istruzione all'unanimità chiese di ripristinarlo".
La scuola dell'infanzia un tempo era quasi esclusivamente in mano ai religiosi, poi si capì che una società che voleva diventare moderna doveva istituire una scuola pubblica pre-elementari, la scuola statale per i più piccoli nacque alla fine degli anni 60, fu frutto di una battaglia politica che mise in crisi il governo di allora guidato da Aldo Moro. Oggi è piuttosto una scuola di cui si parla con distrazione. "Nessuno si occupa della scuola dell'infanzia eppure è la prima esperienza scolastica di un bambino", dice Maria Pacini, maestra di Pisa. "L'anno scorso ho lavorato tutto l'anno in due sezioni con 56 alunni, 28 e 28, c'è una contrazione dell'organico e la situazione si è fatta pesante. Accogliamo i più piccoli, mescoliamo affettività e professionalità ma abbiamo la sensazione che il nostro lavoro non sia considerato".