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Repubblica: Lavoratori pubblici sotto assedio "Noi figli di un Dio minore"

Giro nei ministeri dopo l´esclusione dalle misure del governo e le accuse del ministro Brunetta e della Marcegaglia

23/05/2008
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la Repubblica

Gli infermieri: perché non ci detassano gli straordinari?

"Il problema non è lavorare di più ma riuscire ad aumentare il reddito"
BARBARA ARDU

BARBARA ARDÙ
ROMA - «Noi non li facciamo gli straordinari. Siamo dei fannulloni». Ministero della Pubblica istruzione, ore 16,40. Francesco, 25 anni di lavoro, 1.300 euro di stipendio, apre l´ombrello e si avvia a piedi, sotto la pioggia, alla fermata dell´autobus. Con lui c´è una collega, che tira fuori il badge, lo passa nel tornello e poi si gira. «Lo scriva però che il cartellino ce l´abbiamo e lo timbriamo». Un uomo e una donna? Due lavoratori? No, due dipendenti pubblici. Quasi una categoria a parte, una "razza" con un proprio Dna: il cappuccino alle dieci, la spesa all´una e un alto livello di morbosità, tant´è che si ammalano più dei dipendenti privati. Almeno così dicono le statistiche, che i sindacati però contestano. «Vorrei conoscere i dati sui dipendenti privati - si sfoga Michele Gentile, Cgil-Funzione pubblica - quelli veri però».
Sotto schiaffo da anni, gli statali oscillano ormai tra vergogna rabbia e impotenza. «Siamo figli di un Dio minore», allarga le braccia Marta, dipendente del Tesoro. Non c´è Finanziaria che non abbia "tagliato" qualcosa nei bilanci di ministeri e enti pubblici. «Licenzieremo i fannulloni», ha promesso Renato Brunetta, appena insediatosi sulla poltrona di ministro. Via le tasse sugli straordinari, ha deciso il governo, ma solo per i lavoratori privati. E ieri, all´assemblea di Confindustria l´applauso più fragoroso è arrivato quando il presidente Emma Marcegaglia ha preso di mira gli statali chiedendo al governo che dalle parole si passi ai fatti, eliminando quello «scandalo nazionale», così lo ha definito, che è l´assenteismo nel pubblico impiego.
Che nemmeno loro, gli statali, negano tout court. «Certo che ci sono i fannulloni - dice Roberto, dipendente del ministero degli Esteri - ma ci sono dappertutto. E comunque noi gli straordinari non li facciamo da anni. Hanno tagliato il budget. Li fa solo chi lavora nelle segreterie generali, nelle unità di crisi, i funzionari». Ma Fabio un po´ di rabbia in corpo ce l´ha ancora. «I funzionari? Quelli non fanno niente. A me invece che lavoro in un ufficio operativo questa decisione del governo non piace affatto». Giulia, che lavora al Tesoro è allibita: «Dovevano aiutare le famiglie - si domanda - e perché quelle degli statali non sono famiglie»?
Si scopre però, girando per ministeri, che gli straordinari, sono stati, di "fatto", aboliti da anni, almeno per i livelli più bassi. Luciano, 33 anni di servizio alla Pubblica istruzione, 1300 euro di stipendio, è categorico. «Il problema, non sono gli straordinari, è il reddito, è su questo che vanno ridotte le tasse se è vero che i salari sono bassi».
Ci sono invece settori dove il lavoro extra è fisiologico. La sanità è una bomba a orologeria. «Non capisco perché i miei straordinari non vengano detassati - si chiede Franca, infermiera in un grande nosocomio- mentre quelli di chi lavora in una clinica privata sì». Ma la realtà, in alcuni ospedali, è ancora più dura. «Da noi c´è il blocco degli straordinari - dichiara Maurizio Koch, direttore dell´Unità di gastroenterologia dell´ospedale San Filippo Neri a Roma - ce lo impone il piano di rientro dal debito della Regione. Sono previsti solo per le medicine d´urgenza». E gli infermieri? «Sono sotto organico, spesso vengono richiamati appena staccano il turno, 14 ore di lavoro, di fila». E se il Lazio non fa scuola perché ha un debito sanitario esplosivo, non va meglio neanche in Liguria. «Sia i medici che gli infermieri fanno gli straordinari - spiega Gianfranco, medico al Galliera di Genova - ma per lo più non gli vengono pagati, a volte rientrano in progetti speciali». Fannulloni? «Quel che fa male - aggiunge Koch - è l´idea che le Asl rappresentino la peggiore amministrazione possibile in Italia e che il Sistema sia al disastro, quando invece ci sono professionisti che fanno il loro lavoro, spesso con contratti a termine».