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Repubblica: Le classifiche bocciano l´Italia nessun ateneo nei primi cento

L´ultima è quella fatta a Shanghai (ARWU): solo 136esima la Statale di Milano. Prima è Harvard

20/08/2010
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la Repubblica

RAFFAELLA DE SANTIS

ROMA - Bocciate. L´ultima classifica delle migliori del mondo taglia fuori le università italiane dai primi cento posti. La graduatoria stilata ogni anno dall´Institute of Higher Education dell´ateneo Jiao Tong di Shanghai è una delle più note insieme a quella del Times Higher Education, la rivista londinese specializzata nel mondo accademico: la lista comprende cinquecento università scelte in base a indicatori di qualità come il numero di riconoscimenti internazionali e le pubblicazioni.
Per trovare una università italiana, tra quelle presentate dall´Academic Ranking of World Universities (ARWU) di Shanghai, bisogna scendere al 136esimo posto, dove compare la Statale di Milano. Seguono Pisa e la Sapienza di Roma, rispettivamente ai posti 140 e 141.
L´Italia soffre, ma non è sola. Soffrono i paesi dell´Europa mediterranea, falciati dalla top delle eccellenze: la Francia compare con solo tre università tra le prime cento, mentre Cambridge e Oxford si piazzano nella top ten. Vince l´America e comunque la cultura anglosassone. Oro, argento e bronzo a Harvard (sul podio ormai da anni), Berkeley e Stanford (che si scambiano le posizioni).
Ma quali sono i criteri di valutazione di Shanghai? La lista, che viene compilata a partire dal 2003, giudica le performance dei sistemi universitari basandosi su risultati concreti, come il numero dei premi Nobel o di medaglie Fields ricevute da studenti e ricercatori. Più riconoscimenti si conquistano, più si guadagnano posizioni. L´altro indicatore riguarda le pubblicazioni. Quelle che interessano la Jiao Tong sono infatti le riviste considerate ad alto "impact factor". Due in particolare: Science e Nature.
E qui nascono le prime prese di distanza. «Questo genere di classifiche non sono adatte a valutare l´area umanistica e letteraria, i cui studiosi non pubblicano certo su Science o Nature», spiega Luigi Frati, rettore della Sapienza. Aggiungendo però, a propria difesa, visto che l´ateneo romano è scivolato dalla posizione numero novantasette del 2005 a quella attuale, che il male principale è il taglio ai finanziamenti: «L´Italia investe ogni anno solo l´uno per cento del Prodotto interno lordo nell´università. La metà rispetto alla media dei paesi europei. E quest´anno con i tagli ulteriori va ancora peggio». Fa eccezione la performance di Tor Vergata, che guadagna punti e sale alla 347sima posizione. La Scuola Normale Superiore di Pisa è numero trecento, dopo l´Alma Mater di Bologna (215) e le università di Firenze e Torino. Anche Luigi Fabbris, membro del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, solleva dubbi sui criteri bibliometrici di Shanghai: «Preferiamo giudicare i servizi forniti agli studenti e l´impatto dell´insegnamento sulla didattica». I premi e le medaglie, insomma, non sarebbero tutto.