Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica: Le mamme delle elementari sulle barricate "Mai occupato prima, ma stavolta ci vuole"

Repubblica: Le mamme delle elementari sulle barricate "Mai occupato prima, ma stavolta ci vuole"

"Se arriva la Digos torniamo a casa, non siamo martiri, ma l´importante è farci sentire"

16/10/2008
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

MICHELE SMARGIASSI

BOLOGNA - I sacchi a pelo sono a casa, «ma ci metto un attimo a andarli a prendere». Le bimbe sono eccitatissime: stanotte si dorme a scuola? Con mamma e papà, come in campeggio, però tra i banchi? Questa sì che è un´avventura. «Però ci leggerete lo stesso la favola della buonanotte?». Papà Angelo ha spiegato alle due figlie, prima e terza elementare, che sarà un po´ una festa e un po´ una protesta, che «vogliamo tanto bene alla scuola che ci dormiamo dentro perché non ce la rovinino». E adesso sarebbero deluse se non accadesse, anche se questo alle ore 17 è solo il programma provvisorio della famiglia Guerriero e di un´altra ventina: «Stanotte vediamo, se all´una arriva la Digos ci diamo la mano e andiamo a casa, mica siamo martiri anti-Gelmini, quel che conta è farci sentire». Tra le decine di scuole elementari bolognesi che hanno proclamato la «notte bianca» contro i decreti del ministro dell´Istruzione, la Mattiuzzi-Casali è una di quelle dove i genitori hanno (quasi) deciso di occupare davvero la scuola «fino all´alba» come c´è scritto sui volantini. Ma non sono un covo di rivoluzionari. Angelo forse è l´unico che al liceo abbia «fatto qualcosina», ma non ha mai avuto tessere. Veronica, architetto, politica invece non ne ha mai fatta, ma ora brandisce lo striscione ideato col figlio che va in prima ("Non voglio una scuola fatta coi piedi", e sotto impronte colorate), e solo altri due figli piccoli le impediscono di stendersi anche lei in corridoio: «Occupare una scuola è più necessario adesso di quand´ero studentessa io».
Per mobilitare le mamme (più le mamme dei papà), le mamme tassiste cuoche colf e lavoratrici, e farle diventare anche mamme protestatarie, cos´è scattato? «Non ho mai fatto politica, è questo che mi dà la carica», Simona Blosi ha due figlie alle Fortuzzi, «sono una professionista, da vent´anni lavoro sola in un ufficio, per la prima volta capisco che le cose si cambiano insieme, e quel che non ho fatto a diciott´anni lo devo fare adesso». Ma perché adesso? «Perché stavolta la scuola non la cambia, la vogliono tagliano»: anche Sandra, commessa, è al suo primo corteo, quello che esce dalle Romagnoli, una delle scuole più di frontiera della città, quartiere Pilastro, più immigrati che italiani in molte classi. In testa i maestri sindacalizzati scandiscono slogan, più pratici di queste cose. I genitori con carrozzine e bici seguono un po´ esitanti. «Siamo ancora pochi», non s´accontenta Mirella, rappresentante d´istituto. Ma un movimento di mamme auto-organizzato non nasce già bell´e pronto. È un "partito" cresciuto pian piano in quei minuti quotidiani di chiacchiera libera davanti ai cancelli prima della campanella, «Ma è vero che dall´anno prossimo escono alla mezza? Dovrò comprarmi una nonna», battute e paure, si chiedono lumi alle maestre, «dai tigì non si capisce», giri di email, riunioni in pizzeria, «bisogna fare qualcosa», l´emozione del primo volantinaggio a quarant´anni, come ciclostile le stampanti dei computer domestici, «ciascuno faccia cinquanta copie», tutto nel clima un po´ goliardico da prove per la festa di fine anno, «vince una pizza chi disegna il simbolo più bello della notte bianca»; per la cronaca ha vinto un piccolo spettro che sta sveglio la notte «perché la scuola pubblica non sia ridotta a un fantasma».
«Movimento trasversale» per la maestra Laura delle Romagnoli, «perché non è più in gioco un´idea diversa di scuola, come con la Moratti, ma un´idea di meno scuola, e questo non piace neppure a chi vota Berlusconi». L´importante è «non cadere in politica», spiega Marina D´Altri, figlie in seconda e terza; nel suo gruppo è stata decisa questa regola: «si criticano i ministri ma non il premier». Tiro libero su "Gel/mini, il gel che fa rizzare i capelli", zitti su Silvio. Se poi la politica reagisce, ignorarla: Daniele Turchi, papà alle Longhena, è stato decorato sul campo, qualche giorno fa, da un uovo che gli ha centrato la giacca durante un incontro non proprio cordiale col deputato Pdl Garagnani ben difeso dai suoi, ma non ne vuol parlare perché «l´obiettivo non è far la guerra a un governo, ma difendere un bene necessario ai nostri bambini».
Per questo si portano i figli in corteo. «Strumentalizzati», si sentono rinfacciare. «Coinvolti», ribatte Angelo, «c´è differenza. Chiaro che vengono, se glielo chiedono mamma e papà, ma sono in grado di capire che lo facciamo per loro. E poi siamo stati chiari: se i bimbi sono in imbarazzo, non li si porta». «I bambini strumentalizzati sono quelli piazzati per ore davanti alla tivù», è più netta Veronica, «come accadrà in tante case dopo i tagli della Gelmini». Verso sera i cortei s´incrociano, clown bande palloncini, poi entrano nelle scuole concesse dai dirigenti per assemblee e spettacoli, ma solo fino a mezzanotte, chissà come finirà. Sgomberare occupanti di scuola che magari hanno passato gli anta, anche per la Digos sarebbe un debutto.

var _rsCI="kataweb-it"; var _rsCG="0"; var _rsDN="//secure-it.imrworldwide.com/"; var _rsCC=0; var _rsIP=1;