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Repubblica: Liberare la ricerca dalla mani dei boiardi

Una delle conclamate deficienze del nostro sistema universitario è la mancanza, pressoché totale, della selezione basata sul merito

19/04/2010
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la Repubblica

Mario Pirani

Una delle conclamate deficienze del nostro sistema universitario è la mancanza, pressoché totale, della selezione basata sul merito. Me ne indica un aspetto il professor Alessandro D´Ascanio, dottore di ricerca presso il Dipartimento di Storia della Politica dell´ateneo di Teramo, che in una sua e-mail mi chiarisce la nebulosa fase di transizione nella carriera di un aspirante accademico rappresentata dal periodo che intercorre tra il conseguimento del titolo di dottore di ricerca e la partecipazione ad un concorso per ricercatore. Fase segnata da un arbitrio incondizionato da parte di un ristretto gruppo di docenti depositari delle risorse assegnate ai dipartimenti. Gli assegni di ricerca, le borse, i contributi di varia natura e denominazione vengono banditi ed assegnati attraverso l´artificioso disegno di progetti di ricerca talmente «cuciti addosso» ad un singolo che la partecipazione di altri possibili concorrenti al bando diviene vana. Si tratta di un passaggio fondamentale perché solo attraverso tali contributi è possibile continuare l´attività di ricerca post-dottorato ed acquisire titoli necessari alla partecipazione al concorso per ricercatori. È in tale passaggio che prende avvio il meccanismo della discrezionalità, premiando in maniera sfacciata atteggiamenti gregari, fedeltà incondizionate, logica della cooptazione di contro ad una verifica comparativa di competenze.
Un rapido excursus da me effettuato presso accademici di cui mi è nota l´onestà intellettuale mi ha confermato la validità della denuncia. Ne riassumo schematicamente il contenuto.
1) Il dottorato di ricerca (equivalente del PhD), che in altri paesi ha un valore di mercato abbastanza alto, in Italia «vale» ancora poco. Di conseguenza gli sbocchi nel campo della ricerca si riducono quasi esclusivamente alla carriera accademica, che presenta un collo di bottiglia assai stretto.
2) I concorsi per ricercatore sono stati quasi sempre concorsi «ad personam». La composizione della commissione garantiva al 90% il candidato interno promosso dal suo maestro, senza possibilità di effettiva valutazione comparativa. La nuova legge in discussione al Senato prevede di mettere ad esaurimento i vecchi ricercatori e di introdurre la nuova figura dei ricercatori a tempo definito (Rtd), per il cui reclutamento si conferma il concorso locale ma con una commissione di 5 componenti, solamente ordinari ed associati, che potrebbe forse garantire una selezione più aperta, quanto meno dei candidati locali.
3) La fase post-dottorato ha rappresentato in questi anni una zona grigia di precariato, che le Università hanno alimentato con l´attribuzione di assegni di ricerca, di contratti di didattica integrativa, di contratti di collaborazione alle ricerche, e così via. Tali opportunità sono del tutto discrezionali, e configurano una forma di selezione interminabile e non trasparente. La nuova legge prevede anche per gli assegni di ricerca una modalità di attribuzione che dovrebbe garantire un po´ meglio l´effettiva comparazione dei candidati.
Tuttavia, solo se si aprirà con i Rtd un canale di reclutamento scorrevole e soprattutto con scadenze certe, i dottori di ricerca potranno essere valutati e selezionati in maniera più trasparente, senza sostare all´infinito in una condizione di subalternità.
4) La formazione di un precariato di ricerca debole, scarsamente motivato, sottopagato (di cui fanno parte anche moltissimi professori a contratto, scelti a totale discrezione delle Facoltà, a parte anche molti professori in pensione), deriva dal fatto che il personale docente di ruolo appalta ed esternalizza la didattica di base a una sorta di docenza «liquida», che è destinata esclusivamente ad attività di sostegno, di tutorato, di assistenza allo studio. Una ragionevole riduzione numerica delle innumerevoli tipologie dei corsi di laurea oggi esistenti potrebbe favorire un superamento di questa forma di sfruttamento.