Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica-Libri, un arma per lottare e cambiare

Repubblica-Libri, un arma per lottare e cambiare

G entile dottor Augias, sono un'insegnante di lettere in un liceo scientifico statale, mi piace il mio lavoro, trovo in esso, e nella cultura in generale, motivi di slancio e di conforto per andare ...

08/10/2003
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

G entile dottor Augias, sono un'insegnante di lettere in un liceo scientifico statale, mi piace il mio lavoro, trovo in esso, e nella cultura in generale, motivi di slancio e di conforto per andare avanti. Il quadro della situazione è così deprimente e oscuro, in prospettiva, che mi ritrovo spesso con un nodo in gola. Sono in lutto, questa è la verità: porto il lutto dal giorno in cui le ultime elezioni hanno portato al governo una classe politica come l'attuale. Insegno con gioia a ragazzi meritevoli di futuro, cose che noi, ormai, abbiamo perso la speranza di vedere. Valori civili e morali, punti fermi della convivenza civile, persino i semplici assiomi del caro, vecchio, logoro buon senso sono quotidianamente messi in discussione o addirittura travolti da una logica che è contraria a qualsiasi convivenza degna del nome: la legge del più ricco, del più furbo, dell'ignoranza e della menzogna spadroneggia.
Sento crescere in me un senso di impotenza, poi, ogni mattina, devo confrontarmi con quelle venti paia d'occhi che mi scrutano, ragazzi incerti tra la consapevolezza precoce dell'assenza di punti di riferimento, la voglia di criticare, fare a pezzi o solo ignorare qualsiasi tipo di autorità, ormai non più credibile, ma dove affiora anche il timido desiderio di credere ancora in qualcosa. Allora apro i libri, e leggo loro gli autori, antichi e moderni, i loro versi, faccio sentire un linguaggio impegnativo e affascinante, idee che si muovono con la logica della dignità, della moralità e dello spirito. La reazione dei ragazzi? Apprezzano, riflettono, gradiscono, alcuni, credo, mi sono addirittura grati. Non ho altre armi. Le sembrerà una lettera inconcludente, vagamente disperata, se è così me ne scuso.
Maria Clara Rivieri
violablu@tin.it
N on mi sembra affatto una lettera inconcludente, dunque non è nemmeno una lettera disperata. La disperazione arriva quando non sono in vista prospettive o soluzioni possibili. Lei (e tutti coloro che avvertono la sua stessa amarezza) di soluzioni ne hanno almeno due.
La prima è che un numero sufficiente di connazionali si renda conto della trappola, fatta di truffaldine illusioni, in cui ci siamo andati a cacciare e rimedi all'errore con il prossimo voto. Soluzione non impossibile, secondo alcuni addirittura probabile, anche se francamente non condivido tanto ottimismo. La seconda soluzione invece è la stessa professoressa Rivieri a indicarla, ed è appunto ciò che rende sia la lettera sia la sua giornaliera attività tutt'altro che inconcludente. Annotai tempo fa una frase molto bella di Giuseppe Pontiggia (di cui avvertiamo molto la mancanza) sulla lettura: "Dobbiamo difendere la lettura, scriveva, come esperienza che non coltiva l'ideale della rapidità ma della ricchezza, della profondità, della durata. Una lettura concentrata, amante degli indugi, dei ritorni su di sé, aperta, più che alle scorciatoie, ai cambiamenti di andatura che assecondano i ritmi alterni della mente e vi imprimono le emozioni e le acquisizioni".
Mi sembra che sia esattamente questo ciò che la gentile corrispondente fa ogni giorno aprendo insieme ai suoi allievi i libri degli antichi e dei moderni, cercando di farne delle bussole. È quasi tutto ciò che al momento possiamo fare; ma non è poco, anzi è moltissimo.