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Repubblica-Madrid, è rottura sul catechismo i vescovi tornano in piazza

Dopo otto mesi di trattative la Conferenza episcopale abbandona il tavolo del dialogo con Zapatero Madrid, è rottura sul catechismo i vescovi tornano in piazza Per sabato pro...

06/11/2005
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la Repubblica

Dopo otto mesi di trattative la Conferenza episcopale abbandona il tavolo del dialogo con Zapatero
Madrid, è rottura sul catechismo i vescovi tornano in piazza
Per sabato prossimo la chiesa ha indetto una manifestazione con l'appoggio del Pp
Per i vescovi il premier è reo di aver limitato l'insegnamento della religione
ALESSANDRO OPPES


MADRID - Otto mesi di trattativa discreta tra il governo e la Chiesa, e alla fine, inevitabile, la rottura.
Sull'insegnamento della religione le posizioni sono talmente distanti che la Conferenza episcopale, abbandonato il tavolo del dialogo, ha deciso di aderire alla manifestazione nazionale di protesta convocata per sabato prossimo a Madrid. Ormai lo dicono in modo chiaro, non sono disposti a porgere l'altra guancia al governo e non pensano neppure di restarsene chiusi in sagrestia. "Avremmo voluto raggiungere un accordo", commenta serafica la vice-premier Maria Teresa Fernández de la Vega, "ma non è stato possibile". E fa capire che proprio le notizie di una mobilitazione in corso in vista della marcia del 12 novembre, hanno trasformato un negoziato già difficile in un inutile gioco delle parti.
Per i vescovi, il presidente Zapatero è "reo" di aver presentato un progetto di riforma della legge sull'educazione che "limita la libertà di insegnamento".
L'irritazione della gerarchia è ancor più grande per non aver mai potuto vedere applicata la nuova norma voluta dall'ex premier Aznar in base alla quale l'ora di religione veniva inserita tra le materie computabili per la valutazione finale dell'alunno. La legge venne approvata dal Parlamento a maggioranza assoluta popolare (quando nessuno pensava a una possibilità di successo del Psoe alle politiche del 2004), ma è stata bloccata dall'esecutivo socialista appena entrato in carica, un anno e mezzo fa. E ora il governo torna a portare la religione nell'ambito delle materie facoltative. Non sarà "né obbligatoria né valutabile", dice Fernández de la Vega "e non deve condizionare il futuro degli studenti al momento di decidere se vogliono essere medici, giardinieri, matematici o architetti".
Ma uno dei motivi di maggiore attrito si riferisce a un altro capitolo della legge, dal significativo titolo "Garanzie di gratuità": la legge impedisce alle scuole parificate di percepire quote da parte di associazioni o fondazioni alle quali debbano appartenere obbligatoriamente le famiglie per poter iscrivere i loro figli. Così come sarà vietato chiedere in qualsiasi forma contributi alle famiglie per un insegnamento di carattere gratuito. Novità che vengono viste come un tentativo di mettere in ulteriore difficoltà le scuole confessionali. Ma il governo insiste sulla necessità di difendere il carattere laico dello Stato e non si mostra eccessivamente preoccupato delle accuse di "laicismo" che gli piovono da diversi settori della Chiesa.
Anzi, un socio del Psoe nella maggioranza parlamentare, il coordinatore di Izquierda Unida Gaspar Llamazares, denuncia il tentativo della Chiesa di ottenere "ciò che non è possibile in nessun paese democratico del mondo: il ritorno al nazionalcattolicesimo".
La manifestazione di sabato prossimo a Madrid si annuncia già come un possibile bis della marcia del 18 giugno scorso organizzata dal Foro della Famiglia contro i matrimoni gay: una sfida dei settori più conservatori della destra cattolica all'esecutivo guidato da José Luis Rodrìguez Zapatero. Questa volta tra gli organizzatori ci sono diverse associazioni di studenti, genitori e insegnanti cattolici, con la benedizione dell'opposizione parlamentare del Partito Popolare e la presenza di un numero ancora imprecisato di vescovi. Il presidente della Conferenza episcopale, monsignor Ricardo Blázquez, ha optato fino all'ultimo per la via del dialogo, ma alla fine ha prevalso la linea dei duri capitanati dal cardinale di Madrid Antonio Maria Rouco Varela, che ha chiesto ai parroci di richiamare i fedeli al loro dovere di buoni manifestanti.