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Repubblica-Milano-Genitori denunciano le maestre: nostro figlio escluso perché nero

Cassina de' Pecchi, l'accusa per le insegnanti è di maltrattamento e violenza morale Genitori denunciano le maestre: nostro figlio escluso perché nero L'appello al ministro:...

28/01/2005
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la Repubblica

Cassina de' Pecchi, l'accusa per le insegnanti è di maltrattamento e violenza morale
Genitori denunciano le maestre: nostro figlio escluso perché nero
L'appello al ministro: "Avvii un confronto sull'accoglienza a scuola dei bimbi adottati"
Il bambino di origine brasiliana ha vissuto sette anni in istituto prima di venire in Italia
ANNALISA CAMORANI


I genitori di un bambino adottivo di origine brasiliana hanno denunciato gli insegnanti e la preside della scuola elementare frequentata dal figlio "per maltrattamento, violenza mentale e morale". Il bambino (che oggi ha dieci anni) ha frequentato il primo anno della scuola elementare di Cassina de' Pecchi. A quattro mesi dall'inizio del secondo anno i genitori hanno deciso di ritirare il figlio e di trasferirlo in un'altra scuola pubblica a causa delle difficoltà che si erano create tra il figlio, gli altri alunni della classe e gli insegnanti. Poco dopo il trasferimento la decisione di denunciare la scuola perché, spiega la madre, Antonella, "nessuno ha aiutato mio figlio, nessuno ha tenuto conto delle sue difficoltà legate alla lingua e alla condizione in cui si è trovato a vivere fino ai sette anni".
Nelle 27 pagine che l'avvocato Paola Perrino ha consegnato ai carabinieri di Melegnano vengono descritti i problemi incontrati dal bambino che, quando ha iniziato la scuola, era arrivato in Italia da pochi mesi e aveva ancora molte difficoltà con la lingua. Non solo: nei suoi primi sette anni di vita aveva vissuto in un istituto brasiliano per bambini da adottare. "Quella scuola per lui - spiega la mamma - era il primo contatto con la società". I problemi sono iniziati poco dopo l'inizio del primo anno. "Sin dall'inizio del suo inserimento - si legge nella denuncia - l'approccio tra le insegnanti e il bambino è stato molto difficile, in quanto le stesse (...) non erano in grado di capire le problematiche del bambino". La madre spiega che il piccolo "non stava volentieri seduto al banco, era molto vivace, iperattivo, solo perché stava lentamente prendendo contatto con la realtà scolastica". Dopo un po', denunciano i due genitori, i compagni di classe "avevano cominciato a prenderlo in giro per il colore della pelle e per il fatto che era stato adottato, gli dicevano che era nero e sfortunato". Poi sono iniziati i problemi con i genitori dei compagni. "Volevano - denuncia ancora la madre - che mio figlio fosse dichiarato portatore di handicap in modo da avere il diritto a un insegnante di sostegno". Isolato, deluso, il bambino aveva cominciato ad avere comportamenti aggressivi.
Ora il bambino ha ripreso a studiare in un'altra scuola pubblica: "È seguito da un'insegnante di sostegno - conclude la mamma - e ha trovato la serenità necessaria per integrarsi". L'Aibi (l'associazione Amici dei bambini) rivolge un appello al ministro dell'Istruzione Letizia Moratti perché avvii un confronto sull'accoglienza nelle scuole dei bambini adottati.