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Repubblica-Milano-Il preside: via dalla mensa i bimbi che fanno il ramadan

IL CASO Milano, in una scuola elementare. "Un bimbo di 8 anni non può digiunare così" Il preside: via dalla mensa i bimbi che fanno il ramadan I genitori volevano che re...

11/10/2005
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la Repubblica

IL CASO
Milano, in una scuola elementare. "Un bimbo di 8 anni non può digiunare così"
Il preside: via dalla mensa i bimbi che fanno il ramadan
I genitori volevano che restassero a tavola con gli altri per "imparare che cos'è il sacrificio"
SANDRO DE RICCARDIS


TERESA MONESTIROLI
MILANO - Il digiuno del Ramadan è un "sacrificio troppo grosso per un bambino di otto anni". "Un atto incivile", impossibile da tollerare per un "padre e un educatore". Così, Romano Mercuri, preside dell'istituto comprensivo Cadorna di Milano, ha spiegato la sua decisione di invitare i genitori musulmani che rispettano la regola religiosa di non mangiare fino al tramonto a portare a casa i loro figli per fargli trascorrere l'intervallo del pranzo in tranquillità e raccoglimento. Per vivere fino in fondo il momento religioso e non soffrire davanti ai coetanei alle prese con la pastasciutta.
"È una situazione inaccettabile", spiega il professore a capo di un istituto con oltre mille alunni e un'altissima percentuale di stranieri, di cui il 25 per cento di religione musulmana. Una scuola che ogni giorno ha a che fare con i problemi dell'integrazione, le difficoltà dell'inserimento di bambini che arrivano da tutte le parti del mondo che non parlano l'italiano e che, negli ultimi giorni, ha accolto anche quattro alunni della scuola araba di via Quaranta. Ma anche una scuola dove, fino all'anno scorso, i piccoli musulmani che rispettavano il digiuno, venivano lasciati in mensa, insieme agli altri. Una consuetudine che la scorsa settimana il professor Mercuri, arrivato in via Dolci due anni fa, ha deciso di cambiare. "I genitori parlano di sacrificio - racconta il dirigente - . Io non posso accettare che questi poveri bambini siano sottoposti a un doppio disagio: psicologico e fisico. E le maestre raccontano che al pomeriggio sono stanchi, fanno fatica a stare attenti, e quasi si addormentano in classe".
La storia comincia lo scorso 3 ottobre quando un gruppo di genitori arabi ha comunicato al preside che intendeva far rispettare il ramadan ai propri figli. Non solo però tenendoli a digiuno, ma anche costringendoli a stare a tavola con gli altri per "imparare che cos'è il sacrificio". Un paio di giorni dopo, una maestra ha notato un gruppetto di dieci bambini seduti con gli altri, ma con il piatto vuoto. L'episodio è stato riportato immediatamente al dirigente, che ha deciso di convocare le famiglie degli alunni per cercare insieme una soluzione. E venerdì scorso ha mandato nelle classi una circolare in cui si spiegava chiaramente che i genitori musulmani che seguono il ramadan avrebbero dovuto ritirare i figli alle 12.30 per riportarli a scuola alle 14.30, quando gli alunni tornano nelle aule. Un invito che a molte famiglie non è piaciuto. Risultato: due bambini sono tornati a casa, quattro hanno accettato di mangiare con gli altri e altri quattro sono rimasti a scuola, ma senza toccare cibo. E senza stare con i compagni di classe. "Li ho portati fuori dal refettorio - racconta Mercuri - in un corridoio. Ma solo per venti minuti. Finita la mensa sono tornati a giocare con gli altri". E aggiunge: "Non voglio che si faccia polemica su questa storia. Il mio è stato solo un intervento educativo".