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Repubblica/Milano: La scuola fa sempre più paura stressati nove studenti su dieci

Spaventati, isolati, temono perfino i compagni di classe

25/09/2007
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la Repubblica

La scuola continua a far paura. Fra interrogazioni e disciplina, gli studenti non se la sono mai passata bene. Ma oggi, a sentire i ragazzi, stare dietro i banchi è diventato uno stress: isolati, trascurati dai docenti e con la paura dei compagni. Secondo l´indagine condotta da istituto Iard e centro studi Cisem sugli studenti di Milano e provincia, l´81,5 per cento si sente male al solo pensiero di dover andare a scuola, il 94,6 si dice stressato, l´89,6 annoiato. Soluzioni ancora nessuna, ma i dati fanno discutere genitori e professori.

Interrogazioni a sorpresa, compiti in classe, ore di studio e disciplina: la scuola continua a far paura. Ma c´è un´aggravante: per i ragazzi di oggi andare a scuola è diventato un grande stress in cui alla paura per versioni e calcoli di matematica si aggiungono isolamento, timore dei compagni e il sentirsi trascurato dai docenti. Tra gli studenti milanesi, l´81,5 per cento si sente male al pensiero di dover andare a scuola, il 94,6 si dice stressato, l´89,6 annoiato. E la paura degli altri, il timore del bullismo, riguarda il 15,3 per cento.
I dati sono frutto della ricerca sugli studenti di Milano e provincia condotta da istituto Iard e centro studi Cisem e presentata dalla Provincia. «I ragazzi hanno vite frammentate, senza punti di riferimento» - spiega Antonio De Lillo, professore di sociologia dell´Università di Milano Bicocca - . Con scarso senso di appartenenza è difficile costruirsi un´identità e avere un rapporto non conflittuale con la scuola e i suoi riferimenti, gli insegnanti». In fondo però, la colpa non è solo loro. Gli studenti non si assumono responsabilità perché sentono di non appartenere a niente e a nessuno, vivono nella reversibilità delle scelte perché la famiglia rimane il nido protettivo e così esprimono schizofrenia sociale: a seconda dell´ambiente in cui si trovano hanno personalità diverse, bravi figlioli da una parte e consumatori di pasticche dall´altra.
E in tutto ciò la scuola forse non ha ancora elaborato gli strumenti necessari ad interagire al meglio con gli studenti. «Il dialogo si fa difficile se professori e studenti hanno linguaggi e valori diversi - continua il professor De Lillo - . La democratizzazione dell´insegnamento ha portato ad una eterogeneità della formazione culturale e sociale che non sempre i docenti sanno indirizzare». Così succede che il 37,2 per cento, più di uno su tre e non importa se spesso o qualche volta, pensa di poter abbandonare la scuola per andare a lavorare. «Dobbiamo intervenire sulle problematiche giovanili senza utilizzare luoghi comuni - spiega l´Assessore provinciale alle Politiche sociali Ezio Casati - dietro alle devianze ci sono problematiche complesse da affrontare lavorando in rete, genitori, professori e professionisti insieme».