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Repubblica-Milano-Show di Zelig al Mazdapalace per la scuola pubblica

L'INIZIATIVA Domani sera con Bisio e Lella Costa Show di Zelig al Mazdapalace per la scuola pubblica PAOLA ZONCA ...

29/09/2004
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la Repubblica

L'INIZIATIVA
Domani sera con Bisio e Lella Costa
Show di Zelig al Mazdapalace per la scuola pubblica
PAOLA ZONCA


Claudio Bisio e la banda dei comici di Zelig, musicisti come Mauro Pagani e Fabio Treves, Lella Costa, Paolo Hendel, Enrico Bertolino e tanti altri, tutti insieme domani al MazdaPalace per una grande festa in difesa della scuola pubblica (dalle 20.30, ingresso libero). La serata "Scuola pubblica mon amour", organizzata dal Comitato Retescuole, è la nuova iniziativa del movimento che, nello scorso inverno, ha portato 40 mila persone in piazza a protestare contro la Riforma Moratti, e che ha indetto per il primo ottobre una manifestazione in tutte le città italiane.
Nessun comizio politico, nessun discorso ufficiale e nemmeno dibattiti: sul palco soltanto gli artisti a proporre pezzi ironici o satirici di pochi minuti sulla scuola, con Bisio e Lella Costa a fare da collante con letture ed interventi. Ma, dietro le quinte, anche l'apporto di autori come Gino e Michele. "Avendo due figli piccoli, una in terza, l'altro in prima elementare, seguo le vicende scolastiche dal basso - spiega Bisio - La Riforma una cosa positiva l'ha prodotta: ha scatenato in genitori e insegnanti la voglia di discutere, di confrontarsi sulla miglior scuola possibile, che non è quella della Moratti, ma forse nemmeno quella che c'era prima". Bisio ha scelto di iscrivere i figli alla scuola pubblica "per principio, perché credo che, come la sanità, sia un settore che non può essere privatizzato. Non vorrei però pentirmi di averla preferita alla steineriana". I temi sono sempre gli stessi: il pluralismo, il tempo pieno ("va difeso - dice Bisio - ma non deve certo diventare un'area di parcheggio per i bambini"), l'insegnamento dell'inglese, sbandierato ma poi di fatto ridotto nelle classi. Dove va la scuola della Moratti? "Il modello è quello campus americano, iperspecialistico, con indirizzi differenziati - conclude Bisio - Un'assurdità, perché dobbiamo mettercelo in testa: siamo diversi dagli americani, quello che va bene per loro da noi non sempre funziona".