Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica-Milano-"Troppi studenti extracomunitari", scoppia la polemica

Repubblica-Milano-"Troppi studenti extracomunitari", scoppia la polemica

FENOMENO A Milano il primato di alunni stranieri, ma tutti i presidi e direttori del Nord lamentano l'affollamento Quote, didattica, maestri di sostegno emergenza immigrati in classe ...

21/09/2004
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

FENOMENO
A Milano il primato di alunni stranieri, ma tutti i presidi e direttori del Nord lamentano l'affollamento
Quote, didattica, maestri di sostegno emergenza immigrati in classe
"Troppi studenti extracomunitari", scoppia la polemica
In tutta Italia i ragazzi stranieri sono 300 mila ma raddoppieranno nel giro di dieci anni
Il ministro ha aperto un tavolo per studiare le soluzioni più adatte all'integrazione in aula
ENRICO BONERANDI


MILANO - La parola dello scandalo nella strategia per l'integrazione scolastica dei figli degli immigrati è "quote". Una percentuale fissa di extracomunitari per classe e per scuola, da non superare: quando sono troppi, andrebbero "spalmati" in altri istituti. La proposta è stata avanzata una decina di giorni fa a Brescia, dal dirigente scolastico provinciale, Giuseppe Colosio, pare di comune accordo con la prefettura e i presidi. La Lega nord si è subito associata con entusiasmo, promuovendo una raccolta di firme perché sia introdotto quanto prima il sistema, ma le proteste sono state immediate e il Ministero ha preso le distanze, bloccando tutto. Lo stesso dirigente che aveva lanciato il sasso, ha ritratto la mano: "Sono stato male interpretato".
Brescia ha una presenza di studenti stranieri che supera il dieci per cento, al quarto posto in Italia dopo Milano, Roma e Torino. Un picco assoluto nel Secondo istituto comprensivo, nel centro storico: tra elementari e medie, 48 per cento di figli di immigrati. Con una fuga da parte degli italiani verso la scuola privata o altre situazioni meno "affollate" e vivo disagio da parte degli insegnanti, che avrebbero bisogno di validi supporti per avviare il dialogo educativo mentre i fondi vengono distribuiti col contagocce e soprattutto mancano i mediatori culturali e gli insegnanti di italiano. A livello nazionale, gli studenti stranieri sono 300mila - destinati a raddoppiare nel giro di un decennio - per un 3,5 per cento del totale, concentrati soprattutto in materne, elementari e medie, una vera babele con 191 etnie diverse, tra cui prevalgono albanesi, marocchini e romeni, seguiti dai cinesi. La concentrazione massima è nel nord (8,5 a nord est, 5,7 a nord ovest), minima al sud e nelle isole.
Il record nazionale è a Milano dove - spiega il provveditore Antonio Zenga - sono moltissime le classi con il 30 per cento di ragazzini stranieri, soprattutto in hinterland e periferie. Da un paio d'anni sono stati sperimentati i cosiddetti Poli di laboratorio, strutture che accolgono gli studenti non in grado di comprendere la lingua italiana, che danno per qualche mese informazione di base prima di restituire i ragazzi alle classi. Sono pochi, ce ne vorrebbero molti di più. "Facciamo il possibile per tamponare l'emergenza, ma abbiamo bisogno di elementi strutturali", dice Zenga. Più fondi? "Servirebbero assunzioni, più che finanziamenti". Il dirigente lombardo, Mario Dutto, assicura che si sta lavorando bene, anche se con qualche affanno, e alla soluzione drastica delle "quote" risponde: "L'obbiettivo è che tutti gli istituti scolastici siano credibili. Non è solo un problema di insegnamento della lingua, che è comunque prioritario, ma di offerta formativa".
A Genova, dove soprattutto in centro ci sono istituti nei quali gli immigrati sono più del 30 per cento, si è pensato di costituire una rete telematica su cui censire le diverse situazioni scuola per scuola per poter intervenire già al momento delle iscrizioni. Monitorati, per esempio, gli stranieri in Italia da meno di tre anni, i ragazzi di famiglie con problemi e i portatori di handicap. Una versione buonista delle "quote"? Rosaria Pagano, direttore dell'ufficio scolastico provinciale, lo nega: "Il nostro scopo è accogliere al meglio, non rifiutare".
La verità è che finora si naviga a vista nel mare della scuola che sta cambiando. Soluzioni provvisorie, piccoli tamponi alle realtà più critiche, vengono sperimentati dai dirigenti scolastici e dagli insegnanti più sensibili e impegnati, ma senza una regia di fondo. Gli appelli perché il ministero si desse una mossa si sono sprecati nei mesi scorsi, finché qualche giorno fa Letizia Moratti ha deciso di convocare a Roma i direttori scolastici regionali per studiare le risposte più adatte a risolvere il problema dell'integrazione degli studenti stranieri. Le lezioni sono già cominciate, la riunione dovrebbe avvenire entro la fine del mese.