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Repubblica: Montalcini "Distruggono il lavoro di una vita" . Roma, istituto di ricerca senza fondi per la sede. Domani decide il giudice

La sorte di cinquanta tra ricercatori e scienziati è appesa a un filo, anche Napolitano si era detto preoccupato

04/09/2009
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la Repubblica

CARLO PICOZZA

ROMA - Sotto sfratto esecutivo, rischia di chiudere l´Ebri, l´Istituto di ricerca sul cervello, voluto dal premio Nobel per la Medicina, Rita Levi Montalcini, e nato a Roma nell´aprile del 2005. «Lo sfratto», commenta la centenaria fondatrice, «mette in forse tutto ciò che ho fatto, i risultati scientifici ottenuti e l´impegno del capitale umano eccezionale che lavora in Istituto». La sorte della cinquantina tra scienziati e ricercatori dell´European brain research institute è appesa al pronunciamento del giudice, domani mattina. Ma con la chiusura delle utenze, l´attività di ricerca sugli enigmi del cervello aveva già subito una battuta di arresto.
L´agonia dell´Ebri era cominciata il 2 ottobre 2008 con una lettera della fondazione Santa Lucia che ospita nei sui immobili l´Istituto della Montalcini: «Per la nostra fondazione senza scopi di lucro è indispensabile ricercare una sostanziale parità tra entrate e uscite. Ma questo equilibrio è compromesso dal corrente sistema di ripartizione delle spese di gestione da noi anticipate e restituite dall´Ebri nella misura del 24%, con notevoli ritardi, più volte segnalati».
In giugno ai giovani ricercatori dell´Ebri non erano stati corrisposti gli stipendi. Nel mese successivo era stato sospeso l´uso dei telefoni. Gli inadeguati finanziamenti pubblici non sono bastati a coprire i costi delle ricerche né quelle di gestione. E che l´Ebri navigasse in cattive acque lo aveva fatto intuire, nei mesi scorsi, anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: stringendo la mano alla centenaria promotrice dell´Ebri le aveva rivolto l´augurio di una grande possibilità di sopravvivenza per le sue iniziative di ricerca.
«Nel settembre 2001, in un workshop a Cernobbio», racconta Rita Levi Montalcini, «feci la proposta di far nascere un Istituto sull´organo che presiede pensiero e azione, per fornire l´opportunità a tanti scienziati italiani di rientrare nel loro Paese dal quale erano dovuti emigrare per la scarsità dei centri di ricerca». Lo ricorda ripensando al suo "confino" nella stanza da letto dove aveva impiantato un vero e proprio laboratorio per continuare le ricerche «insieme con Giuseppe Levi, dopo la promulgazione delle leggi razziali» e prima di recarsi in America, a guerra finita, nel 1947, invitata dal chairman del dipartimento di Zoologia della Washington University, Vicktor Hamburger.
Il «Polo delle Neuroscienze» è stato per Montalcini «il sogno di una vita». E per l´esplorazione del cervello, l´Ebri partì insieme con il Cnr e il Santa Lucia. In tutto, 255 tra medici, biologi, biochimici, neurobiologi, fisici, matematici, immunologi, genetisti, informatici, cognitivisti, e 44 laboratori su uno superficie di 25 mila metri quadrati, nella coda metropolitana della capitale, tra l´Ardeatina e la Laurentina, per studiare il funzionamento dell´organo più complesso e misterioso anche in presenza di patologie come l´Alzheimer, il Parkinson, l´ictus, la sclerosi laterale amiotrofica.
L´ingiunzione di sfratto è stata comunicata il 22 luglio scorso, con la richiesta del rilascio dei locali entro il 30 settembre. Il ricorso è già partito, ma il premio Nobel, teme che si interrompa «l´ultimo capitolo della mia vita che si sta rivelando il più importante dal punto di vista scientifico, con i formidabili risultati attraverso l´impiego del Nerve growth factor (il fattore di crescita delle cellule nervose da lei scoperto, ndr)». Un impegno alla sopravvivenza dell´Ebri è arrivato dal presidente del Cnr, Luciano Maiani, che «sta esplorando la possibilità» di accogliere la fondazione della Montalcini in ambienti «da noi utilizzati».