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Repubblica: Mussi minaccia ancora di lasciare "Svolta sulla scuola o non firmo"

Il ministro dell´Università vuole la cancellazione dei tagli della Finanziaria ai consumi degli atenei

24/10/2006
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la Repubblica

IL CASO

"Non è possibile dare 94 milioni di euro e poi togliere una cifra doppia"

ROMA - «Questa Finanziaria, senza correzioni, la firmerà un altro...». Il ministro Fabio Mussi, in disaccordo con le scelte dell´esecutivo su università e scuola, conferma la possibilità che in calce alla manovra possa mancare proprio la sua firma. Un colpo di coda che contribuisce ad agitare ulteriormente le acque all´interno dell´esecutivo ma che non fa scattare per il momento il campanello d´allarme a Palazzo Chigi.
Il nuovo affondo di Mussi parte da Ferrara dove, in occasione dell´inaugurazione dell´anno accademico, il ministro ha assistito alla protesta di alcuni ricercatori e ha avuto uno scambio di battute con un gruppo di studenti di An che ha protestato vivacemente chiedendo le sue dimissioni: «Va bene - ha replicato con una battuta - però l´ho detto prima io», riferendosi proprio alle polemiche interne al governo. «Il taglio dei consumi intermedi - ha spiegato Mussi ripercorrendo i motivi della crisi - lo considero un attentato: non è compito dell´esecutivo stabilire quanta elettricità consuma un ateneo. Così come non è possibile dare 94 milioni di euro - la cifra aggiuntiva per le università stanziata dal governo precedente per il 2006 - e togliere una cifra doppia». Insomma secondo il responsabile dell´Università e della ricerca «si può stare fermi un giro ma non tornare indietro».
Non mancano però degli impegni giudicati positivamente all´interno della contestata Finanziaria. Come il "pacchetto serietà" «che frena il proliferare di atenei, facoltà e corsi di laurea». La nuova legge prevede anche «l´entrata dei Miur nel Cipe, la sburocratizzazione degli enti di ricerca e la creazione di un´agenzia di valutazione che premierà gli atenei migliori». Quanto ai finanziamenti per la ricerca, «4 miliardi di euro in 3 anni sono una quota significativa - dice ancora Mussi - ma il problema riguarda anche il finanziamento privato».
Ai malumori di Mussi si sommano quelli dell´ala sinistra della maggioranza, che non guarda con favore alle "aperture" verso Confindustria. Rifondazione, col segretario Franco Giordano attacca infatti gli industriali ma nel contempo prende di mira gli alleati: «Luca Cordero di Montezemolo si fa interprete di una piattaforma che contrasta con il programma dell´Unione» spiega il segretario del Prc, «e ora risulta più chiara la natura dell´attacco alla manovra: la partita è quella dell´innalzamento dell´età pensionabile e di un´ulteriore precarizzazione dei rapporti di lavoro». Per Rifondazione proposte irricevibili, per una manovra «ancora troppo spostata a favore delle imprese».
E si accende, infine, il dibattito sui voti di fiducia a manovra e soprattutto sul decreto. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, ha lanciato un appello alla Lega, che ha presentato 202 emendamenti. «La Lega - dice Chiti - dovrebbe fare come Forza Italia, An e Udc. Dovrebbe manifestare le proprie posizioni senza fare ostruzionismo». Il ministro spiega così che «si sta cercando di evitare in tutti i modi di porre la fiducia al decreto fiscale che accompagna la Finanziaria». Perché «serve un confronto alto» osserva Chiti: «Evitare di porre la fiducia avrebbe un significato politico importante».