Repubblica/napoli: Distrutta la scuola di frontiera
La "Bordiga" a Ponticelli prima saccheggiata poi incendiata
Cinquecento alunni e 65 docenti senza più aule, banchi, computer, fotocopiatrici, arredi e suppellettili
la denuncia È mai possibile che nessuno dei cittadini ha pensato di dare l´allarme?
il paradosso Il custode c´è ma non lavora, ha la casa inagibile Dal Comune soltanto silenzio
GIANTOMASO DE MATTEIS
«Ecco cosa accade quando si diventa scomodi, quando si vuole costruire un baluardo della legalità in una periferia dimenticata da tutti». Il preside Giuseppe Malandrino allarga le braccia, sconsolato. Poi indica «la scuola che non c´è più»: la media "Bordiga", via Argine a Ponticelli, 500 alunni in due plessi e 65 docenti che «hanno scelto di fare i missionari». La scuola che non c´è più, ripete: saccheggiata, messa a soqquadro, devastata. Prima resa inoffensiva dal punto di vista didattico: sono stati portati via computer, fotocopiatrici e fax, arredi e suppellettili e quanto di prezioso c´era. Poi colpita a morte, a sentire le parole del preside: «Hanno distrutto la nostra memoria». Non solo gli atti amministrativi sono finiti in un falò, ma anche l´archivio storico, le testimonianze di mezzo secolo di un istituto di frontiera: tutto il percorso di legalità intrapreso in questi anni. Infine, il fuoco. «In segno di disprezzo, di scherno, di distruzione».
L´incendio è stato appiccato alle 4 del mattino. Sono bastati un po´ di carta ammassata e un fiammifero. I vandali hanno avuto tutto il tempo per agire. Professionisti, dicono gli investigatori del commissariato Ponticelli, mentre la Scientifica esegue i rilievi e i docenti che si sono precipitati in via Argine cercano di salvare quello che non c´è più. Professionisti, ribadiscono gli agenti: sono andati a fare il colpo nella scuola di frontiera con tanto di fiamma ossidrica, esplosivi per far saltare le serrature e bombolette di gel per bloccare i sistemi di allarme collegati con la questura. Già, perché non è la prima volta che la Bordiga finisce nel mirino di vandali e delle bande di delinquenti che per racimolare un po´ di soldi «sono capaci di distruggere un avamposto dell´educazione: qui c´è passata Rita Borsellino, la scuola è un laboratorio dell´associazione "Libera"», spiega Malandrino. Dieci colpi in cinque anni, calcola il preside. «Mai però si è finiti con un rogo». Tre piani distrutti, il muro superiore e il soffitto che ora rischiano di crollare, la presidenza completamente saccheggiata. Restano solo fuliggine e cenere. È stato il direttore amministrativo a dare l´allarme. Era l´alba. Poi sono arrivati i vigili del fuoco, le forze dell´ordine. «Le fiamme hanno divorato tutto, in quattro ore: è mai possibile che davanti a un incendio di così grandi dimensioni nessuno, dico nessuno, ha pensato di dare l´allarme? Eppure i genitori degli alunni abitano lì vicino», osserva il preside.
La scuola non c´è più. Cinquecento ragazzi senza banchi, senza strumenti didattici; 65 docenti senza più entusiasmo e che ora si sentono sconfitti: «Hanno vanificato un lavoro che è durato anni e che ha portato anche a risultati apprezzabili: ragazzi a rischio che hanno oltrepassato il recinto dell´illegalità. Quante speranze bruciate, con quell´incendio», continua il preside. Questi i danni incalcolabili. Quelli materiali ammontano a 200 mila euro. Eppure l´ennesimo raid si poteva evitare, alla Bordiga. «Sì, abbiamo un custode, ma non c´è», spiega Malandrino, che punta l´indice contro il Comune. «Viene pagato ma non lavora, la casa che è stata assegnata all´interno dell´istituto è inagibile. Quindi, è come se non ci fosse. Non è la prima volta che chiediamo l´intervento dell´amministrazione comunale. Ma da parte loro, solo silenzio