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Repubblica/Napoli: L´università scuote le imprese

"Investite di più nella ricerca e nell´innovazione"

04/07/2007
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la Repubblica

Coppola di Federindustria: "Apriamo un tavolo di concertazione". In gioco due miliardi di fondi europei
A Palazzo Partanna i rettori dei sette atenei campani incontrano le aziende Faccia a faccia sui temi dello sviluppo

PATRIZIA CAPUA

Le sette università della Campania danno la scossa agli imprenditori: «Investite nella ricerca, programmate l´acquisto di innovazione». Per costruire sviluppo, competitività e per frenare l´emorragia di giovani che vanno a cercarsi una vita altrove. Spazio per polemiche ce n´è a volontà. Ma gli industriali incassano le critiche, e lanciano una proposta. «Apriamo un tavolo di concertazione e programmiamo insieme», invita Cristiana Coppola, presidente di Federindustria. In gioco c´è un patrimonio di fondi europei di 2 miliardi di euro, da impiegare tra il 2007 e il 2013. «Deve crescere anche la nostra cultura», riconosce Giovanni Lettieri, leader degli imprenditori napoletani. A fare da collante è chiamata la Regione, che, come ripete l´assessore Teresa Armato, a dispetto dei guai endemici, «è quella che spende di più in Italia in ricerca e nuove tecnologie».
Le forze in campo si sono misurate a Palazzo Partanna, nella riunione convocata dalla presidente degli imprenditori regionali. Corrono le diapositive sullo schermo, prospettano front office, spin off, biotech, il lessico economico-imprenditoriale si dipana nel confronto tra il mondo del sapere e quello della produttività. «Dobbiamo fare orientamento alle piccole e medie imprese», ricorda a tutti Nevio Di Giusto, vicepresidente degli imprenditori con delega alla ricerca, «spiegare cosa possono fare i centri di competenza della Regione, verificare i servizi che stanno nascendo, indirizzarli in funzione delle esigenze dell´impresa». L´agenda suggerisce di creare «gruppi di lavoro, partendo dal basso, cercando di comunicare alla Regione» - spiega ancora Di Giusto - «le esperienze positive del territorio». Luigi Iavarone segnala una carenza importante: «In Campania c´è una presenza inadeguata di industrie di biotecnologie, soltanto tre. Abbiamo difficoltà a trovare imprese che lavorino in questo settore. Se non ci sono qui, le dobbiamo attrarre dall´esterno. E l´università deve aprire i suoi cassetti, far conoscere i risultati delle ricerche».
Il rettore dell´Orientale, Pasquale Ciriello sottolinea che «il mondo universitario gioca un ruolo da protagonista in un contesto molto difficile». Ricorda il recente accordo con l´Ibm: 50 nuovi assunti subito e fino a 250 in prospettiva. Raimondo Pasquino, rettore di Salerno, la dice chiara: «Parliamoci, incontriamoci, forse serve un accordo quadro perché nell´università si canalizzino le forze senza che ne nascano gelosie. Noi - dice - puntiamo a finanziamenti strutturati per favorire la formazione. Uno studente che deve andare all´estero per un master, non ce la fa a vivere con i pochi soldi che gli può offrire l´università. Bisogna investire su di lui, dopo ne avremo vantaggi tutti quanti». Francesco Rossi, farmacologo e rettore della II università, afferma: «Dobbiamo uscire da questa riunione con un piano operativo, fare sistema con le imprese. I nostri atenei vivono di soli finanziamenti pubblici. Dobbiamo aprire le porte ai privati. L´impresa - aggiunge - deve chiarire veramente cosa vuole, che le serve per rinnovarsi». La conferma viene da Teresa Armato che snocciola le cifre: «In Campania, il rapporto tra investimento pubblico e privato è di 7 a uno».
Anche i centri di competenza della Regione finiscono sotto accusa. «Non hanno capacità manageriali», afferma Filippo Beccardino, che guida l´università del Sannio. «Non sono tutti all´altezza», gli fa eco Gennaro Ferrara, della Parthenope, «ci vuole una domanda più organizzata». Cita esempi: «Prendiamo i casi del centro storico, Bagnoli e Napoli Est: se fossero stati investiti dalle competenze dell´università, credo che su quei fronti oggi saremmo più avanti». Armato chiosa: «Università e centri di competenza sono due facce della stessa medaglia». Francesco De Sanctis, del Suor Orsola Benincasa, chiarisce: «L´impresa non è nemica della ricerca, ma non può dettarle legge». Massimo D´Apuzzo, al posto di Guido Trombetti, rappresenta la Federico II. lancia un affondo: «Le banche dati delle istituzioni non si parlano. Servono dei professionisti per aprire un dialogo tra impresa e ricerca».