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Repubblica-Napoli-Ma il governo pensa ai privati"

"Ma il governo pensa ai privati" ANTONIO NOCCHETTI Con l'approssimarsi dell'anno scolastico appare sempre più evidente il disagio, termine riduttivo, in cui si troveranno i bambini disabili. Al...

09/09/2005
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la Repubblica

"Ma il governo pensa ai privati"
ANTONIO NOCCHETTI
Con l'approssimarsi dell'anno scolastico appare sempre più evidente il disagio, termine riduttivo, in cui si troveranno i bambini disabili. Alla generalizzata riduzione delle ore di sostegno specialistico si accompagna la scelta di mettere più bambini disabili nella stessa classe e la totale assenza di fondi per i sussidi didattici.
Un quadro sconfortante sia per le famiglie dei bambini che per il personale della scuola il quale, vedendo ridotte le proprie capacità di intervento, vive sempre più il proprio ruolo educativo con un senso di profonda e motivata insoddisfazione. L'apatia istituzionale nella quale la scuola pubblica è stata risucchiata rende necessaria qualche riflessione per evitare di trovarsi senza un'idea chiara comune sul ruolo della scuola. A noi sembra necessaria una profonda correzione della legge 62 del marzo 2000 che istituì la parità scolastica con gli istituti privati. È sotto gli occhi di tutti che quella legge si è rivelata un boomerang per la scuola pubblica sia dal punto di vista della sottrazione di risorse che da quello del controllo delle regole degli istituti parificati. Lungi dal rivelarsi una legge di democrazia si è palesata come uno straordinario regalo all'istruzione privata. Un esempio, tra i tanti che hanno caratterizzato l'azione riformatrice del ministro Moratti, è rappresentato dal regalo di ferragosto che il ministro ha voluto riservare alle famiglie degli alunni iscritti alle scuole paritarie; il bonus all'iscrizione è stato elevato del 70% rispetto all'anno precedente con uno stanziamento di 50 milioni di euro. Non sfugga al lettore che l'elevazione del bonus da 353 fino a 564 euro per iscritto all'anno non prevede, per la sua erogazione, alcun limite di reddito e questo rende manifesto l'intento di svuotare di risorse la scuola pubblica in un contesto generale che vede il Pil riservato all'istruzione ridursi nell'ultimo anno dal 4,2 al 3,9%. Sarebbe interessante che le forze politiche che si candidano a governare il paese dicessero chiaramente cosa pensano di questa idea di parità scolastica, sarebbe auspicabile una sincera autocritica sugli effetti che quella legge ha determinato e determinerà nei mesi venturi. È possibile che questo accada? Staremo a vedere fiduciosi. Un aspetto qualificante del futuro impianto normativo nella scuola sarà in riferimento alla disabilità, l'assunzione completa e non formale dell'alunno disabile da parte dell'intera comunità scolastica. Sulla disabilità e dalla disabilità è possibile partire per costruire un modello di scuola e di società inclusivo e solidale. È necessario pertanto una immediata abrogazione del decreto n. 331/98 sugli organici di sostegno varato dall'allora ministro Berlinguer, che appare un tentativo incompiuto di garantire un'adeguata accoglienza al bambino disabile. È sotto gli occhi di tutti l'anacronistico rapporto, ormai superato dal numero di alunni disabili, nella definizione degli organici provinciali di diritto degli insegnanti di sostegno. Si deve considerare il rapporto 1:1 bambino/insegnante la base minima, e non sufficiente, a garantire l'inclusione scolastica. Le numerose ordinanze dei giudici del Tribunale di Napoli hanno confortato questo pensiero, perché è impensabile che l'insegnante di sostegno possa diluire il proprio tempo, saltellando da classe a classe, da bambino a bambino. Occorre altresì, senza timore di essere smentiti, affermare che per molti bambini disabili l'insegnante specializzata rappresenta la via, le mani, gli occhi per poter compiere un faticoso percorso di integrazione. A questo proposito sarà indispensabile "ancorare" l'insegnante al percorso scolastico del bambino per l'intera durata del ciclo di studi; altrettanto indispensabile sarà negare la possibilità che insegnanti di sostegno incaricati possano continuare ad esercitare, quando sprovvisti di titolo di specializzazione, come accade nel 30% dei casi. Per realizzare questi obbiettivi occorre riaffermare con chiarezza che al centro del progetto scuola è il bambino, prioritaria è la sua crescita e questo, per un bambino disabile, è un aspetto ineludibile. Indispensabile sarà inoltre la riattivazione di tutti gli organismi scolastici preposti, male o sotto utilizzati, dai gruppi Glh alle indispensabili, e mai attivate, sinergie da realizzare con il territorio. L'auspicio è che si possa partire, in un quadro politico mutato, da un'idea comune di scuola. Una scuola aperta ed inclusiva, una scuola di parte, dalla parte di chi è in difficoltà, dalla parte dei bimbi immigrati e dei disabili. Una scuola che non abbia paura di riaffermare, contro la logica che vede l'istruzione trasformarsi da diritto in merce, nello spirito dell'articolo 34 della Costituzione: "Compito dello Stato è rimuovere gli ostacoli; e la scuola è aperta a tutti".
ANTONIO NOCCHETTI
coordinamento genitori