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Repubblica/Napoli: Protesta dei ricercatori, è caos a Scienze

Dopo i tagli e lo stop a ogni possibilità di carriera i docenti dicono basta agli incarichi didattici a titolo gratuiti Corsi ridotti, insegnamenti saltati, aule sovraffollate. "Colpa della Gelmini"

10/03/2010
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la Repubblica

Gli studenti: "Si parla di rilanciare gli studi invece si impoverisce l´ateneo"
Il Consiglio di facoltà: "Impossibile sostenere l´offerta formativa"

BIANCA DE FAZIO

Sono iniziati lunedì i corsi del secondo semestre della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali. Ma sono iniziati a scartamento ridotto, con 30 insegnamenti «saltati», con gli studenti costretti a fare la spola tra Monte Sant´Angelo e via Mezzocannone (per seguire i corsi) e aule sovraffollate con centinaia di ragazzi alla volta, avendo dovuto accorpare i corsi dell´uno o dell´altro esame, da due o tre che erano, ad uno solo. Sono gli effetti della protesta di 110 ricercatori di Scienze, che hanno detto basta agli incarichi didattici a titolo gratuito, visto che la riforma Gelmini taglia loro le ali e nega praticamente ogni possibilità di carriera. Già da mesi i ricercatori avevano deciso di passare dalle parole ai fatti dando concretezza alla protesta.
E la minaccia è diventata realtà, costringendo la facoltà ad una dolorosa riduzione della sua offerta didattica. Oltre un terzo dei corsi di Scienze, con i suoi 890 insegnamenti ed i 23 corsi di laurea, è infatti sostenuto dai ricercatori. O meglio, lo era fino allo scorso semestre. Da oggi, e in prospettiva, non sarà più così. Lo stesso preside della facoltà, Roberto Pettorino, e l´intero Consiglio di facoltà hanno messo a punto un documento. «In assenza della disponibilità dei ricercatori», si legge, «pur chiamando ad uno sforzo straordinario i professori associati e ordinari, è impossibile sostenere una tale offerta formativa. Conseguenza inevitabile sarà una riduzione drastica dei corsi di insegnamento e l´eventuale non attivazione di corsi di laurea».
I ricercatori mobilitati contro la riforma Gelmini rifiutano di svolgere, insomma, quelle mansioni che non vengono loro riconosciute. Niente didattica, niente lezioni. «E se per questo semestre i ricercatori che hanno negato la loro disponibilità sono 110, per l´anno prossimo - afferma Alessandro Pezzella, uno dei ricercatori - sono oltre 140 quelli che hanno già fatto sapere alla facoltà che non terranno corsi». Il Consiglio di facoltà ha parlato di «scadimento generale della qualità della didattica», e gli studenti sottolineano più di una contraddizione nell´atteggiamento del ministero: «Mentre si parla della necessità di dare slancio agli studi scientifici - afferma Claudio Lapegna, rappresentante degli studenti - si va proprio verso l´impoverimento di una facoltà scientifica. E dire che il nostro corso di laurea in Chimica, ad esempio, è tra i primi al mondo».