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Repubblica-Napoli-Test ai bimbi negli asili, è polemica

PROBLEMI DELLA CITTÀ Commissionati dal Comune, subito contestati i questionari sul ruolo di genere distribuiti a 7000 piccoli fra i tre e i sei anni Test ai bimbi negli asili, è polemi...

08/02/2006
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la Repubblica

PROBLEMI DELLA CITTÀ
Commissionati dal Comune, subito contestati i questionari sul ruolo di genere distribuiti a 7000 piccoli fra i tre e i sei anni
Test ai bimbi negli asili, è polemica
I maestri: "Non siamo psicologi. E le famiglie non ne sanno nulla"
La Cgil chiede al sindaco l'immediata sospensione del progetto
Palazzo San Giacomo si difende: "Quiz inviato unicamente a scopo conoscitivo"
Tra i quesiti: quante volte una bambina gioca con le pistole e quante un coetaneo si veste da femminuccia
GIANTOMASO DE MATTEIS


Quante volte una bambina ha giocato con le pistole o le spade? O un bambino con un servizio da té o con bambole e carrozzine? E quante volte si è vestito con abiti femminili o ha interesse per "cose graziose"? Ventiquattro domande sulle attività quotidiane dei piccoli alunni (dai tre ai sei anni) delle scuole materne del Comune di Napoli. Ventiquattro interrogativi che hanno l'obiettivo di indagare la "percezione delle insegnanti" su eventuali problematiche al "ruolo di genere" degli scolari. I "docenti-psicologi" devono calcolare la frequenza con cui il bambino usa "particolari" giocattoli, si impegna in "particolari" attività, mostra "particolari" caratteristiche. Per la tutela della privacy nella scheda non ci sarà nome e cognome dell'"indagato": basterà un numero di riconoscimento corrispondente a quello del registro di classe. Ad ogni domanda ci sono cinque possibili risposte: mai, quasi mai, talvolta, spesso, molto spesso. I questionari sono già arrivati negli istituti dei 30 circoli del Comune. Se si calcola che le scuole materne comunali a Napoli sono un centinaio e in ognuna ci sono un settantina di piccoli allievi, l'indagine fornirà uno screening sull'identità di genere di 7 mila alunni. Ma la copia del progetto, voluto dal Comune (assessorato all'Infanzia), nei circoli e smistato nei vari istituti non è stato accolta con grande entusiasmo. Anzi, ha scatenato violente polemiche. Più della metà del corpo docente si è rifiutato di indossare i panni dell'"inquirente-psicologo" in una materia così complessa e delicata. Anche perché non sono state né informate né coinvolte le famiglie degli alunni. La Funzione pubblica della Cgil ha inviato una lettera al sindaco Rosa Russo Iervolino, agli assessori Rachele Furfaro (Cultura), Raffaele Porta (Educazione), Pasquale Losa (Risorse Umane) chiedendo l'immediata sospensione del progetto "Focus Group - Sviluppo identità di genere". Il Comune ha scritto ai funzionari scolastici, agli istruttori direttivi scolastici responsabili della Scuola dell'Infanzia Comunale facendo presente che "il questionario sui dati relativi alle attività quotidiane dei bambini è stato inviato unicamente a scopo conoscitivo". E che, negli ultimi tempi, sono state proprio alcune insegnanti a chiedere maggiori "informazioni sulle problematiche dell'identità di genere ed eventualmente un sostegno per affrontare tali situazioni".
Il progetto è stato ribattezzato "Il draghetto Grisù", protagonista di un cartone animato degli anni '70: il draghetto ha un'indole insolita per essere uno "sputafuoco". Il suo sogno è fare il pompiere, ma il padre di Grisù è contrario: appartenere al corpo dei vigili del fuoco è "contronatura". La ricerca-intervento è stata invece elaborata dalla Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica, Dipartimento di Neuroscienze, dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II" e si articola in quattro fasi (durata, due anni): incontro con i funzionari scolastici e le insegnanti, raccolta e restituzione dei questionari. Infine, discussione per mettere a punto "opportune strategie di intervento". Un'attività che avrebbe per il corpo docente, una "finalità formativa". "Ma quale formazione", protesta una insegnante. "Non siamo chiamati a fare le psicologhe. Ci chiediamo poi che benefici può ricavare un bambino da un'indagine simile. Infine, i genitori non ne sanno nulla. Anzi, rischiamo di essere pure denunciate". Sulla stessa linea, il segretario provinciale della Fp Cgil, Gennaro Martinelli: "E' incomprensibile la natura della ricerca che può solo generare un clima di confusione su temi così delicati. Inoltre è un progetto ideato e avviato senza il rispetto delle norme sindacali. Ancora una volta, in assenza degli organi collegiali, non sono state coinvolte tutte le agenzie educative territoriali e nemmeno le famiglie".