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Repubblica/Napoli: Un'ora di religione inadeguata ai tempi

Franco Buccino

25/08/2009
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la Repubblica

L
a sentenza del Tar del Lazio che mette in discussione la presenza e il ruolo degli insegnanti di religione negli scrutini non è una buona notizia per la scuola italiana. Almeno per due motivi. Il primo. All´avvio dell´anno scolastico si sposterà su questa sentenza l´attenzione dei cittadini dai problemi gravissimi che vivranno le scuole per i tagli di personale e per la riduzione di risorse. Il secondo. Si rovesceranno sulle scuole questioni politiche, giuridiche, ideologiche, che poco le riguardano, che le turberanno e le danneggeranno.
Le scuole sono delle comunità aperte, discrete e tolleranti: verso i ragazzi spesso, verso quelli che vi lavorano quasi sempre. Accolgono i nuovi docenti allo stesso modo, sia che si tratti di plurisanati senza neanche il titolo di studio richiesto, sia che si tratti di reduci da dottorati di ricerca e da periodi di studio all´estero. Poi, sul campo, si stilano graduatorie non scritte in base a impegno, disponibilità, competenze, e si realizzano spontanee compensazioni. Ne sono ben consapevoli scolari e dirigenti, insieme.
In questo estemporaneo ed efficace sistema di valutazione gli insegnanti di religione sono messi abbastanza bene. Dopo il passaggio un po´ traumatico di parecchi anni fa dagli insegnanti preti a quelli laici, oggi gli insegnanti di religione hanno mediamente una cultura di livello universitario, partecipano di norma attivamente alla vita scolastica, ricoprono spesso incarichi di responsabilità all´interno dei collegi, sono abbastanza autonomi e non danno l´idea di lasciarsi condizionare dalle gerarchie ecclesiastiche. Chi si appresta a dare battaglia a loro e al loro insegnamento, non ne sottovaluti la popolarità.
L´insegnamento della religione è importante come gli altri, non corona un bel niente ma non è neanche aggiuntivo. La titolarità di questo insegnamento, come di tutte le attività didattiche, è in capo alla scuola, e come tutte le attività anche per questa materia di studio gli alunni vengono sottoposti a una valutazione, che è sempre collegiale. Dire che gli insegnanti di religione non partecipano a pieno titolo agli scrutini, dal punto di vista della organizzazione didattica, è una sciocchezza. In parecchi potremmo testimoniare il loro contributo a una conoscenza più approfondita del singolo alunno in sede di valutazione intermedia o finale.
I problemi non vengono dalle scuole. La verità è che per l´insegnamento della religione il sistema scolastico nel nostro Paese non si è adeguato ai tempi. Avrebbe dovuto fare i conti, tra l´altro, con la diffusione e il ruolo di altre confessioni religiose e di uno spirito sanamente laico che porta a scelte più consapevoli e meno meccaniche. Ma, come ben sappiamo, sono state tradite tante intuizioni e scelte del Concilio ecumenico Vaticano II e si è fatto anacronisticamente ricorso ancora al sistema "concordatario". Per decisioni assunte fuori dalla scuola l´insegnamento della religione è divenuto Irc, insegnamento della religione cattolica. Di conseguenza è facoltativo, e in alternativa bisogna garantire attività alternative, appunto. Senza altre specificazioni e fondi. E qualcuno si è meravigliato che tali attività non abbiano potuto competere con l´ora di religione. Ulteriore alternativa è il non far niente. Le scuole sono rimaste ostili e diffidenti, per motivi didattici e organizzativi, alle "alternative" a un insegnamento strutturato e parte integrante del piano di studi. Perfino tanti genitori di "non avvalentisi" ritengono più serio far partecipare i figli all´ora di religione. La qualifica di insegnanti di religione è divenuta meramente aggiuntiva a quella di idonei a insegnare religione cattolica da parte dell´ordinario diocesano. Partendo da questo pedaggio dell´idoneità, per loro si è realizzata un´ibrida immissione in ruolo senza neanche tutti i diritti sindacali degli altri lavoratori.
Non invidio, e non biasimo, giudici amministrativi che sono chiamati a districarsi in un groviglio di leggi, norme e ordinanze contraddittorie. A livello politico, siamo solo agli inizi delle discussioni. Da una parte si dice che non si può rimanere nell´ambiguità, che bisogna salvaguardare i diritti costituzionali, riconoscere pari dignità a tutte le confessioni religiose, togliere il Crocifisso dalle aule, dall´altra che occorre perseguire l´educazione integrale del fanciullo, salvaguardare l´identità culturale, riportare il culto nelle scuole. Tutte discussioni legittime, se fatte fuori delle scuole.
Approfittando della chiusura delle scuole, dico anche la mia. Io penso che debba esserci l´ora di religione nel piano di studi per tutti; religione che, in gran parte, non può essere che religione cattolica; gli insegnanti di religione vanno reclutati, come gli altri, dallo Stato; magari possono avere una seconda idoneità del vescovo o di altra autorità religiosa; in ogni caso devono avere lo stesso contratto di tutti gli altri lavoratori della scuola. E poi, lasciatemelo dire, sogno che la Chiesa rinunci a concordare nel nostro Paese posizioni di sicurezza e di privilegio e si affidi ai poveri cristiani come me per portare anche nelle scuole la buona notizia. Oltre l´ora di religione.