Repubblica/Napoli: Università e impresa dalla ricerca al business
Nell´ultimo decennio la distanza tra l´università, i centri pubblici di ricerca e il mondo imprenditoriale si è significativamente ridotta
LA TENDENZA
MARIO RAFFA
Nell´ultimo decennio la distanza tra l´università, i centri pubblici di ricerca e il mondo imprenditoriale si è significativamente ridotta. Gli utilizzatori dei risultati della ricerca generata dall´università sono sempre più attenti ai luoghi di produzione della conoscenza, e questi ultimi hanno un interesse crescente a trasferire i risultati a tutti i possibili utilizzatori
In pochi anni abbiamo assistito a una vera e propria trasformazione dei rapporti tra il mondo dell´impresa e l´università. I canali di collegamento tra il mondo accademico e quello aziendale sono cresciuti e sono diventati sempre più stabili. L´università e i centri pubblici di ricerca, detentori di idee, tecnologie e conoscenza, stanno diventando sempre più soggetti promotori di politiche di sostegno e formazione all´imprenditorialità. E tutto questo nell´ambito di sistemi più ampi che comprendono gli incubatori, le imprese, le banche, le società di venture capital, i parchi scientifici e tecnologici e i vari enti territoriali.
Per dare un´idea del cambiamento di questi anni bastano alcuni risultati: solo negli ultimi quattro anni in Italia sono nate più di duecento imprese come spin-off da ricerca universitari; queste oggi occupano più di mille addetti stabili e altrettanti part-time. Nel caso della Campania negli ultimi anni sono nate decine di imprese come spin-off universitari e come start-up di settori ad alta tecnologia. E il fenomeno riguarda sia le facoltà di tipo scientifico che quelle legate alla medicina, alle biotecnologie e alle facoltà umanistiche. In molti casi il contributo delle esperienze provenienti dalle facoltà umanistiche è decisivo per assicurare il successo alle iniziative. Ciò è legato al fatto che nella società della conoscenza, i contenuti e il peso delle tecnologie immateriali sono sempre più strategici.
Nonostante questi risultati positivi, molte questioni richiedono una attenzione particolare nei prossimi anni. Infatti il trasferimento dei risultati della ricerca e la loro valorizzazione da parte delle imprese e di altri utilizzatori richiede il superamento di barriere di tipo legale, organizzativo, culturale e finanziario. Il fenomeno del trasferimento tecnologico presenta una serie di complessità tipiche dei fenomeni di gestione dell´innovazione.
Le università stanno oggi dedicando un crescente impegno, in termini di uomini e di risorse, ai processi che sono a valle dell´attività di produzione della conoscenza: dallo sviluppo di nuovi prodotti, alla individuazione di nuove forme organizzative e gestionali per supportare il processo di sfruttamento commerciale dei risultati della ricerca. E sono questi nuovi compiti che le università sono chiamate a svolgere nel mentre devono assicurare le attività didattiche, di ricerca e di eccellenza che hanno prevalentemente svolto nel passato.
L´intensificazione dei rapporti con le imprese e con il territorio da una parte ha favorito la generazione di una imprenditorialità sempre più innovativa, la nascita di spin-off di ricerca e/o la vendita di brevetti, dall´altra ha richiesto una serie di modifiche istituzionali e normative che ormai prefigurano una istituzione universitaria sempre più "imprenditoriale".
Inizia così una fase nuova in cui diventa centrale l´individuazione di metodologie, di strategie e di azioni capaci di utilizzare le migliori pratiche sperimentate in questi anni. Una fase che per quanto impegnativa può essere guardata con ottimismo.
Infatti, le iniziative che in queste settimane si stanno svolgendo in ventuno università italiane collegate tra di loro attraverso il "Premio Nazionale per l´Innovazione" hanno portato all´attenzione degli investitori alcune centinaia di buone proposte imprenditoriali. Anche a Napoli l´iniziativa che si svolta all´Orto Botanico, la "Notte degli Angeli" - che consiste nell´affiancare ai proponenti di un´idea d´impresa sotto forma di business plan un tutor che li aiuta ad arrivare sul mercato - ha prodotto undici proposte imprenditoriali.
Dall´analisi delle imprese nate in questi anni con tutte queste iniziative emerge che gli imprenditori di provenienza accademica, a differenza di tutti gli altri imprenditori, presentano una minore propensione al rischio, una minore attenzione al mercato e meno pronunciate caratteristiche manageriali. Emergono tuttavia due elementi positivi: a) attraverso corsi sull´imprenditorialità basati su training e modelli formativi multidisciplinari è possibile potenziare le caratteristiche di leadership dei possibili imprenditori, il loro orientamento al rischio, all´innovazione e alla creatività; b) queste imprese sono comunque fortemente innovative e legate al ruolo che ha oggi la società della conoscenza e, quindi, sono strategiche per lo sviluppo e l´innovazione.